Un’amica più che sessantenne aveva appena finito di leggere il mio romanzo “Idillio sulla High Line”. Mentre cenavamo in un ristorante dell’Upper East Side, mi guardò malinconicamente e cominciò a dirmi, con un certo riserbo – cosa insolita per il suo carattere vivace – che trovava la storia di Paul e Catherine inverosimile. Nessuno, secondo lei, abbandona un matrimonio lungo quarant’anni solo perché arriva una persona nuova.
Accetto sempre l’opinione degli altri sul mio lavoro di scrittore e sono uno degli autori più facili da editare, perché sono fondamentalmente molto insicuro e facilmente impressionabile. Tuttavia, le chiesi perché ritenesse la storia inverosimile. La sua risposta non poteva essere più sincera.
Che Paul e Catherine, che hanno circa sessant’anni, si incontrino in un tribunale a New York, convocati alle selezioni della giuria popolare, e si innamorino non la disturba. Ciò che la disturba, invece, è che nessuno a quell’età sarebbe in grado di rinunciare a tutto ciò che, per essere costruito, richiede una vita intera: il benessere economico, una professione importante, una serie di doveri, la casa, i figli, i nipoti, un’intera rete di amici e colleghi, le abitudini, i riti, le innumerevoli cose che si sono accumulate nel corso degli anni e da cui è difficile separarsi, per non parlare di tutte quelle impalpabili vie attraverso cui una coppia arriva a creare un reciproco affidamento e una reciproca dipendenza. Buttare all’aria tutto questo significherebbe restare in panne, o come tagliarsi un arto. Certo, una nuova vita può sembrare eccitante, ma nessuno rinuncerebbe a tanta sicurezza per qualcosa di così inaffidabile e accidentale come un batticuore.
Il matrimonio di persone come Paul e Catherine può aver fatto il suo corso ed essere diventato sterile e non senza granché da offrire. Ciò che è tipico di queste coppie è che non litigano nemmeno, ma nemmeno si aprono e raramente parlano al di fuori dei convenevoli. Può esserci molta amarezza, ma si resta cortesi e servizievoli, soci di una società chiamata The Family, Inc. e non esattamente marito e moglie. Dopotutto, stanno ristrutturando la loro villa estiva sul lago, hanno due belle auto, non devono più preoccuparsi delle tasse universitarie e ogni mese hanno messo da parte una somma considerevole per i nipoti, nati o non ancora nati.
«Com’è andata la giornata?». «Molto bene, e la tua?». «Ricordati di mandare un regalo a Tal dei Tali». «Cosa pensi che dovremmo mandare?». «Forse dei fiori». «Sì, fiori, un’idea meravigliosa».
Questo non è il linguaggio degli innamorati.
Non c’è amore e non c’è un briciolo di gioia nella loro vita insieme. Si accontentano di andare avanti, forse in attesa di qualcosa che nemmeno osano chiamare per nome. Quando l’unica fine concepibile per una relazione è la morte, allora vuol dire che la relazione è nei fatti già morta. E loro lo sanno, è per questo che raramente parlano del loro rapporto: un simile discorso potrebbe inevitabilmente svegliare l’unico spettro che è arrivato a definire le loro vite insieme. Lo spettro c’è, ma non vogliono disturbare il suo sonno.
Cambiare rotta in un momento simile, vivere da soli, ricominciare una vita in una fase così avanzata non è solo impensabile, è terrificante. La coppia in questione, come dovrebbe essere ovvio, ha sviluppato ogni accortezza per accettare di vivere una vita mite, sommessa, superficiale, quella che Henry David Thoreau una volta descrisse come “vita di tranquilla disperazione”. La passione ha abbandonato il loro matrimonio, non si cercano e sono diventati isolotti autosufficienti che si parlano raramente e non si toccano mai. Come ho scritto nel mio ultimo libro, “Cercami”, “siedono allo stesso tavolo da pranzo, ma non mangiano insieme, dormono nello stesso letto, ma non insieme, guardano gli stessi programmi, viaggiano nelle stesse città, condividono lo stesso istruttore di yoga, ridono alle stesse battute, ma mai insieme, e siedono fianco a fianco in cinema affollati, ma non si sfiorano mai”. Sono diventati casti, ma non solo perché il desiderio è svanito o perché non sono più intimi, ma perché non riescono a ricordare cosa sia l’intimità. I giovani che erano quando facevano l’amore nella vasca da bagno o in cucina non sono più in grado di pensare al sesso. Si sono abituati a nascondere la loro nudità. Hanno persino dimenticato che un tempo il sesso era naturale e facile come mangiare una tavoletta di cioccolato.
Quando parlano con gli amici e gli si domanda come vanno le cose, rispondono sempre “va tutto bene”. E il problema è che quasi lo pensano davvero. Sono ancora in salute e forse faranno un viaggio insieme da qualche parte in estate. In presenza dei loro amici non litigano seriamente, bisticciano, ma d’altronde tutte le coppie si impegnano in questo tipo di scherzo allegro e amichevole quando cenano con gli amici. Si tratta di battibecchi allegri, i partner sanno che le loro bordate non affonderebbero una nave, perché la nave è definitivamente affondata.
Tre cose sono state difficili da accettare per la mia amica quando mi ha parlato a cena.
Dirò prima la terza:
3. Che due persone con una vita piena non possano credibilmente rinunciare a tutto senza la certezza di farlo per qualcosa di più degno di quello che hanno in mano, soprattutto quando tale certezza non può esistere. Ricordiamoci che Paul e Catherine si sono conosciuti appena quattro giorni prima! La loro decisione di lasciare i rispettivi coniugi e di partire insieme per l’Italia è impulsiva, per non dire avventata. Sanno che non c’è modo di tornare indietro.
2. Ciò che la mia amica non riesce a immaginare non è un nuovo amante; un nuovo amante è facile da immaginare, tutti hanno un nuovo amante idealizzato, chiamato “possibilità là fuori”, qualcuno che possiamo anche vedere ogni giorno al lavoro o in una situazione qualunque. In effetti, la mia amica potrebbe persino prendersi una cotta segreta per qualcuno, con ogni sorta di speranza inconfessata e inammissibile. Ciò che però non riesce a tollerare è la ridefinizione di ciò che è o è stata per tutta la vita. Nel suo caso, è meglio essere “male accompagnata” che essere “sola”.
1. Ora che ho nominato gli ausiliari, permettetemi di nominare il principale: questi due individui scoprono - che lo vogliano ammettere o meno, e nonostante tutte le possibili cautele acquisite in una vita lunga e sterile - di essere semplicemente innamorati. Non c’è altra parola per definirlo. Amore.
Ci piace usare la parola “gioventù” quando vediamo due persone anziane che si comportano come giovani irresponsabili. Non è che si comportino come dei ragazzini: essere innamorati e trovare la compagnia di una persona che ti rinvigorisce anziché essere appena tollerabile, se non monotona, fa emergere il giovane che c’è in ognuno di noi. Sono entusiasti, sono felici, sono tornati a vivere. Erano morti e la loro vita appariva svuotata tanto che erano tentati di buttarla via, come fanno con la borraccia, nei film, le persone rimaste bloccate nel deserto. Ora gli amanti si ritrovano a cantare, e in alcuni casi a cantare letteralmente insieme, meglio ancora sotto la doccia, perché fanno la doccia insieme. È sparita la vergogna, è sparita ogni sorta di costrizione, è sparito il muro di protezione che si sono costruiti intorno, è sparito il silenzio spaventoso delle serate insipide passate a fissare lo schermo della televisione per non dire nulla. Una volta nulla dava loro piacere, nulla li toccava, volevano essere lasciati in pace. Ma ora non vedono l’ora di stare insieme. Tutto il resto della loro vita ordinaria improvvisamente impallidisce. Ai loro migliori amici vogliono parlare della nuova persona entrata nella loro vita. I loro amici preferirebbero iniettare dosi di prudenza e buon senso. Il buon senso non è quello che vogliono. Ma durerà, si chiedono gli amici? Forse. O forse no. Una volta dicevano automaticamente che non poteva durare. E c’era persino una consolazione in questa consapevolezza: sentivano il fuoco ma senza bruciarsi. Ora non importa. Se si resta scottati significa che c’è stato davvero qualcosa, e qualcosa è sempre meglio di niente. Perché, rispetto a questo, nient’altro conta. Sono pronti a buttare via tutto e a bruciare tutti i ponti. Sono vivi.
La conversazione tra i nuovi amanti non si ferma mai. C’è così tanto da imparare l’uno sull’altro, così tanto di nuovo che vogliono condividere. Le risate, che non si sono quasi mai verificate nelle loro vite, sono ora incessanti. Sono così poco abituati all’intimità che si ritrovano a rivelare maldestramente tutto; vogliono che ogni verità venga fuori, e svelano ogni segreto, ogni pensiero, persino quelli vergognosi... Non ci sono barriere, non ci sono limiti, non ci si può trattenere... non c’è tempo.
All’inizio, l’amore nell’autunno della loro vita può essere quasi timido, e nonostante una vita piena di esperienze, procede con esitazione. Non si sottraggono a questa timidezza, anzi la accolgono, così come, a differenza dei giovani, amano essere sorpresi ad arrossire. Esitano quando da adolescenti non avrebbero mai esitato; non baciano con disinvoltura, ma chiedono il permesso di baciare; non vogliono inciampare e si scusano troppo in fretta se hanno oltrepassato il limite. Non hanno cinquantaquattro, quarantaquattro, trentaquattro o ventiquattro anni. Hanno quattordici anni. La vita sta per iniziare. La loro timidezza di fronte alla vita è la timidezza dei quattordicenni che hanno tutta la vita davanti.