Con un clamoroso risultato, per la prima volta nella storia del Premio a contendersi la finale del 7 luglio non sarà la tradizionale cinquina, ma una rosa di sette pretendenti.
Sono Mario Desiati, che ha ottenuto 244 voti con “Spatriati”, edito da Einaudi; Claudio Piersanti, con 178 voti e il romanzo “Quel maledetto Vronskij” pubblicato da Rizzoli; Marco Amerighi con “Randagi”, per Bollati Boringhieri a 175 voti; Veronica Raimo, con il libro “Niente di vero”, di nuovo per Einaudi, con 169 voti. Al quinto posto il pari merito: il marchigiano Fabio Bacà, l’autore del grande ritorno di Adelphi al Premio, con Nova” ha ottenuto 168 voti, esattamente come Alessandra Carati con “ E poi saremo salvi”, pubblicato da Mondadori.
E non finisce qui. Ripescata, in virtù di un meccanismo di protezione delle piccole case editrici, la siracusana Veronica Galletta: “Nina sull’argine”, romanzo di minimum fax, e 107 voti.
Un colpo di scena che ha animato un’edizione del Premio più sospesa e imprevedibile del solito. Almeno fino a ieri. Perché l’insolito allargamento dei contendenti ha in realtà ribadito la cronaca di un vincitore annunciato: Mario Desiati, che stacca gli altri autori di ben 66 voti (è il più votato anche dai lettori esteri).
Non dovrebbero esserci ostacoli alla sua incoronazione al Ninfeo di Villa Giulia il prossimo 7 luglio: il libro è piaciuto ai lettori, è l’arma imbracciata dalla casa editrice Einaudi per tornare a vincere dopo il 2017, consolida la tendenza editoriale a privilegiare romanzi che hanno già venduto molto, per amplificare l’effetto moltiplicatore del Premio.
Di certo, sintetizza il clima narrativo che emerge da molti romanzi di “giovani” autori: tra espatriati, randagi, scappati di casa, disancorati da ruoli familiari il disorientamento è la cifra che accomuna molti dei romanzi in gara.
Del resto, lo aveva lasciato scorgere la stessa Melania Mazzucco, Presidente del comitato direttivo del premio Strega, il giorno della selezione della dozzina tra 72 romanzi presentati: in azione, tra le pagine dei romanzi, donne forti e irregolari, uomini allo sbando, eroi che al massimo sono nonni, uno sguardo alla storia recente se non direttamente al presente, interni familiari spuntati dei ruoli tradizionali, con madri sbilenche, padri in fuga. Spatriati, appunto in cerca di identità e di geografie nuove.
Se il più prestigioso e bellicoso premio letterario italiano ha davvero voluto far proseguire la corsa ai titoli più rappresentativi del tempo che viviamo, anche lasciando un bel po’ di scontenti sul campo tra chi era già campione di vendita, lo Zeitgeist è qui effettivamente colto.
E ora occorrerà aspettare: per capire a chi andranno i voti degli esclusi, a partire da Feltrinelli, la cui candidata, Jana Karsaiova, con “Divorzio di velluto”, considerata sinora favorita, si è invece fermata a 124 voti. E per vedere se anche i consueti e inevitabili giochi editoriali confermeranno le previsioni. O se gli Amici della domenica tenteranno di destabilizzarle.