La ministra degli Affari regionali, volto storico del berlusconismo, abbandona gli azzurri dopo la mancata fiducia al governo e si accasa in Azione. E anche il collega della Funzione pubblica sbatte la porta

Lo strappo improvviso di Silvio Berlusconi, che salda l’asse con Matteo Salvni e quindi fa cadere il governo Draghi, provoca le prime conseguenze in Forza Italia. Lasciano il partito due ministri che sono stati in questi venti anni volti emblematici del berlusconismo: la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini e il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. La prima da tempo era insofferente verso le scelte sempre più sovraniste del partito e da settimane aveva avviato un dialogo intenso con Carlo Calenda per entrare in Azione. L’annuncio dovrebbe arrivare in queste ore. Anche Brunetta ha annunciato il suo addio al partito e in Parlamento molti dicono che anche lui stia pensando di andare con Calenda, comunque il dialogo tra i due è avviato. Ma ancora non ha deciso, a differenza della collega.

 

Dice la Gelmini in una nota: «Il partito che ho conosciuto in questi venticinque anni di militanza e di impegno politico, sarebbe stato dalla parte di Mario Draghi, che ha fatto un ottimo lavoro, è un convinto europeista, e che certo non è di sinistra». Brunetta aggiunge: «Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia. Non votando la fiducia a Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura: l'europeismo, l'atlantismo, il liberalismo, l'economia sociale di mercato, l'equità, i cardini della storia gloriosa del Ppe, a cui mi onoro di essere iscritto, integralmente recepiti nell'agenda Draghi e nel pragmatismo visionario del Pnrr».

 

Le reazioni in casa azzurra alle prime uscite sono gelide, anche perché già ieri in Senato è andata in scena una lite furibonda tra la Gelmini e Licia Ronzulli: «Ero presente al battibecco: sono testimone dell'accaduto. La presidente Gelmini si è alzata dal banco del governo, è andata con il dito indice puntato verso i banchi di Forza Italia e ha detto: 'Adesso avrete una macchia sul vostro curriculum per seguire i diktat della Ronzulli'. La senatrice Ronzulli ha ascoltato e le ha detto: 'Datti una calmata'. Questo è quello che è successo . dice il sottosegretario azzurro Giorgio Mulè – . Detto questo - ha proseguito - quelle della signora Gelmini, non sono battute, sono ad esempio mettere in dubbio il fatto che il presidente Berlusconi fosse un atlantista. Mettere in dubbio la linea di Forza Italia significa mettere in dubbio l'essenza stessa della linea che il presidente Berlusconi attua. Dopodiché la presidente Gelmini, che era capo delegazione di Forza Italia al Governo, non una passante, ha avuto tutti gli strumenti, partecipando alle riunioni del gruppo dirigente di Forza Italia, e non ha mai lamentato nulla sulla linea politica».