Ci sono decine di produttori russi di armi che hanno evitato ogni sanzione

Sono almeno 14 secondo un report della Reuters. A cui si aggiungono una trentina di leader delle aziende che producono missili, fucili, munizioni a grappolo. Tra questi Alan Lushnikov il maggiore azionista di Kalashnikov Concern JSC che produce l’AK-47

«L’economia russa vive la più grande crisi degli ultimi 50 anni. Il mondo ha rotto i legami con la Russia. Le parole “collasso”, “deficit” e “povertà” descriveranno questo Stato finché vorrà essere uno stato terrorista», ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky domenica, in un video pubblicato sui social. Ma un report elaborato dall'agenzia di stampa Reuters mostra che ci sono ancora molte aziende e magnati russi costruttori di armi che sfuggono alle sanzioni di Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito.

 

Tra questi Alan Lushnikov, il maggiore azionista di Kalashnikov Concern JSC, società che realizza il noto fucile d'assalto AK-47. Che ha il controllo del 95 percento della produzione russa di mitragliatrici, fucili di precisione, pistole e altre armi da fuoco portatili. La società è sanzionata dagli Stati Uniti dal 2014, l’anno in cui la Russia ha invaso la penisola della Crimea, mentre l'Ue e il Regno Unito hanno imposto le sanzioni quest’anno. Ma Lushnikov resta impunito.

 

Vale lo stesso anche per Almaz-Antey Concern, azienda di stato russa specializzata nella realizzazione di missili e sistemi antiaerei. La società è stata sanzionata da Usa, Eu, e Regno Unito ma il suo ceo, Yan Novikov, no. Sono sfuggiti del tutto alle sanzioni dell'Occidente anche l'impianto di munizioni di Klimovsk, a sud di Mosca, dove vengono prodotte le cartucce per le pistole e i fucili Kalashnikov, e quello di Novosibirsk che si definisce «una delle principali imprese di ingegneria del complesso militare-industriale russo».

 

Così, anche se dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina l'Occidente ha imposto sanzioni su una parte dell'economia russa per punire Mosca e generare malcontento tra le persone più vicine al Cremlino, i risultati non sono stati in grado, fino ad ora, di fermare l’offensiva sul territorio. Che continua anche sulle spalle della popolazione. Almeno 4.731 civili sarebbero stati uccisi in Ucraina dallo scorso 24 febbraio, tra cui più di 300 bambini. Altri 5.900 i feriti nel conflitto. Tra le armi utilizzate dall’esercito russo, i governi occidentali e i gruppi per i diritti umani hanno denunciato l'uso di munizioni a grappolo: piccole bombe lanciate da missili o razzi che, esplodendo, colpiscono aree molto ampie. Nonostante dal 2008 il diritto internazionale ne vieti l’utilizzo perché gli effetti sui civili sono devastanti, secondo le Nazioni Unite, lo scorso 24 marzo a Kharkiv i russi hanno utilizzato un sistema di lanciarazzi Uragan per sparare bombe a grappolo, uccidendo otto persone e ferendone altre 15.

 

L’azienda russa JSC Scientific and Production Association Splav che realizza Uragan è stata sanzionata dagli Stati Uniti ma non dall’Unione Europea e dal Regno Unito. Il suo ceo, Alexander Smirnov, è sfuggito completamente alle sanzioni dell’Occidente. Così come l’azienda VSMPO-Avisma Corp, una delle più importanti della Federazione, la più grande fornitrice di titanio al mondo. Tra i suoi clienti annovera, oltre all'industria della difesa russa, le principali società aerospaziali occidentali. E ha filiali negli Stati Uniti, in Svizzera e nel Regno Unito. Questo è senza dubbio un fattore che ha permesso alla società di evitare le sanzioni, secondo quanto alcuni esperti della difesa russa hanno dichiarato ai giornalisti Chris Kirkham e David Gauthier-Villars, autori del report per Reuters.

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