Premessa obbligata: “Sex”, neonato di seconda serata su Rai Tre, è un programma giusto, utile, concreto, doveroso, ben condotto e come si dice in questi casi, da vero servizio pubblico. Perché sentir parlare in uno studio televisivo di piacere, identità di genere, orientamento, body shaming, disfunzioni, prevenzione, sesso-dipendenza, pornografia, masturbazione e chi più ne ha più ne metta, merita un plauso a prescindere. Immersi come siamo in una appiccicosa campagna elettorale che si divide con equità tra spettro gender, famiglia tradizionale e matrimoni a prima vista in cui gli sposi giunti all’altare scoprono nell’altro lo stesso appeal di uno slip bianco, è indubbio che la necessità di una sonora spolverata dall’ignoranza sessuale sia di primaria importanza.
Ma, come spesso accade guardando la tv, c’è sempre un ma.
Visto il tema e le sue cinquanta sfumature, sarebbe stato gradito anche quel pizzico di eccitazione in più, una velata ironia, un salto fugace fuori dall’intento educativo in senso strettissimo. Invece, quel che salta agli occhi è che rendere così ingessati 50 minuti e rotti di palinsesto mentre campeggiano falli tridimensionali non è impresa facile.
Nello studio accogliente governato con agio da Angela Rafanelli e il suo sorriso ci sono giovani, musica, esperti, ospiti di pregio e dibattito. Eppure il risultato ricorda da vicino l’amplesso di Corrado Guzzanti con Carla Signoris alla “Tv delle ragazze”, alla fine del quale dopo una manciata di gemiti chiedeva «Ti è piaciuto?», anche se lei era in bagno a incipriarsi il naso.
Perché se è vero che è sacrosanto sdoganare il tema, e vedere impugnare un clitoride in silicone seppur ampiamente dopo la mezzanotte inorgoglisce gli animi, al tempo stesso viene da chiedersi perché mai l’educazione sessuale debba essere trattata con lo stesso entusiasmo con cui si accoglie una poesia di Carducci alle medie.
Così, dimentichiamoci il genio di “Sex education”, niente paragoni con le serie tv ci mancherebbe, non è il caso. Facciamo finta di non aver visto nel passato remoto “Loveline” dell’irraggiungibile Camilla Raznovich. Sorvoliamo sulla forma nervosa di parlare ai giovani che hanno bisogno di seguire la strada che la televisione si sente di indicare. E godiamoci (giusto per restare in tema) un’alfabetizzazione di base, confidando nell’arrivo di un brivido inaspettato. Alla fine non verrà una gran voglia di fumare, ma pazienza, ed è proprio il caso di dirlo, chi si accontenta gode.