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Inchieste
agosto, 2022

Affari neri: la corruzione in Fiera di Milano porta a Fratelli d’Italia

L’arresto di un manager del colosso espositivo svela un sistema di tangenti divise tra camerati, con affari milionari intestati a prestanome. E in quattro società sotto accusa spunta un parlamentare, Marco Osnato, pupillo e nipote acquisito di Ignazio La Russa

Faccetta Nera? No, mazzetta nera: una storia di corruzione che parte dalla Fiera di Milano e arriva a Fratelli d'Italia. Gli inquisiti hanno nomi sconosciuti ai più, vivono nella periferia nord-est di Milano, tra schiere brumose di condomini, fabbriche e centri commerciali, ma è difficile liquidarli come personaggi secondari del teatro politico lombardo. Perché almeno fino a ieri, fino all'arresto per tangenti di un loro camerata e presunto mercante in fiera, sono stati grandi collettori di voti in un centro delle dimensioni di Cologno Monzese, che ha oltre 50 mila abitanti, aziende simbolo come Mediaset, la storica linea della metropolitana che porta dritta in centro, passando da piazzale Loreto. Qui, in questa fetta importante del popoloso hinterland, è cresciuta una destra ambiziosa, determinata, a volte sfrontata, che ha conquistato il Comune per due elezioni consecutive, sotto lo sguardo premuroso di una famiglia di leader di spessore nazionale. La famiglia La Russa.

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Fratelli d'Italia, che oggi marcia su Roma con i sondaggi in poppa, ha ai suoi vertici una coppia di casati diversi per territorio, gusti, vezzi, accenti. A Roma e nel Lazio c’è la famiglia Meloni, imparentata con Lollobrigida. Perché il capogruppo alla Camera, l'onorevole Francesco Lollobrigida, ha sposato Arianna, la sorella di Giorgia Meloni. A Milano e in Lombardia c’è la famiglia La Russa, con Ignazio big della destra fin dai tempi del Movimento sociale insieme al fratello Romano. Ma nella famiglia brilla anche un nipote acquisito, l'onorevole Marco Osnato, che ha sposato la figlia di Romano.

A Cologno e dintorni, in questi anni, la destra si è abituata alla doppia cifra. Ha rimosso Forza Italia. Insidia la Lega. Come si è allenata al potere, chi ha allevato, quale è la sua classe dirigente, lo si apprende da un’inchiesta giudiziaria. Non da un trattato di politologia.

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Il protagonista è un camerata che dal 2017 al 2021 è stato il capo ufficio acquisti della Fiera di Milano: secondo le accuse dei magistrati di Milano, incassava tangenti, come ormai ammettono tre diversi imprenditori. Mazzette nere, divise tra un gruppo di amici che assieme ha fatto politica, assieme ha organizzato affari, dall'Italia all'Albania, assieme è finito nei guai. Li ritroviamo nei titoli di testa del fascicolo dei giudici di Milano: Massimo Hallecker, fino al 2021 responsabile degli appalti del colosso fieristico, che lo ha prima licenziato, poi denunciato; e i politici-imprenditori Silvestro, detto Franco, Riceputi e Domenico, detto Mimmo, Seidita. Tutti di Fratelli d'Italia.

Di solito nelle indagini si segue la traccia del denaro, qui la fiamma tricolore del partito. Hallecker è agli arresti domiciliari per due presunte compravendite di appalti, per un valore totale di circa nove milioni. Riceputi e Seidita sono indagati come suoi complici. «In concorso tra loro, in tempi diversi e in esecuzione di un medesimo disegno criminoso», si legge in uno dei capi d'accusa, «Hallecker favoriva l’impresa Fabbro Logistic Management & Services (oggi Fabbro spa) assegnando alla stessa, in violazione del principio di imparzialità, l’appalto per la gestione dei servizi logistici del magazzino Nolostand (società controllata dalla Fiera) del valore complessivo di 8,061 milioni di euro, ricevendo quale corrispettivo le seguenti utilità: una somma di denaro, allo stato non determinata; l’affidamento alla ditta Idea Servizi (facente capo a Seidita, ma in stretti rapporti societari e personali con Hallecker e Riceputi) del 92,82 per cento dei lavori già appaltati alla Fabbro da Fiera Milano; la promessa di partecipare a un importante progetto edile del valore di circa 25 milioni nell’ambito del cosiddetto bonus 110 per cento, distribuito tra l’area milanese e la Sicilia, che vedeva coinvolti il consorzio Co.Mi.Pa., i cui soci erano i medesimi Hallecker, Seidita, Riceputi e altri con lo stesso gruppo Fabbro; la promessa di concludere una trattativa per la vendita di prodotti di pulizia e sanificazione tra la Sanigea, società nella cui compagine sociale figuravano gli stessi Hallecker, Riceputi e altri, e il gruppo Fabbro in qualità di acquirente».

Lo stesso «sodalizio», con alterne fortune e posizioni, nel 2015 è stato protagonista della scalata politica di Fdi a Cologno, col primo mandato del sindaco di centrodestra Angelo Rocchi. Lo stesso Hallecker viene candidato, ma non eletto, quindi dal 2016 si concentra sugli affari. Seidita invece sbanca e diventa capogruppo di Fdi. Mentre Riceputi non si espone, ma è lo stratega della campagna e ne esce da eminenza grigia. È una rivincita della destra dopo la caduta di Gianfranco Fini e Gianni Alemanno, tra accuse romane di corruzione e traffici d’influenza politica. Fratelli d'Italia, giovane partito ancora da svezzare e con modesti consensi, a Cologno è già allora un punto di riferimento. Tant’è che proprio qui Fdi, alla vigilia delle Europee del 2019, apre un circolo per servire tutta l'area della Martesana e attrarre consensi anche a Sesto San Giovanni, l'ormai ex Stalingrado d'Italia. Quel giorno a Cologno arrivano i fratelli La Russa, con il sindaco Rocchi e ovviamente Riceputi e i suoi fedelissimi. «Non ho fatto in tempo a vedere le prime due Guerre puniche, ma ricordo bene la terza», scherza ma non troppo Ignazio: «Sino a pochi anni fa in città come Sesto e Cologno per noi era difficile anche solo esserci. Ora è iniziata un'altra epoca».

Nell'autunno 2020, il sindaco Rocchi viene rieletto. Fratelli d'Italia ottiene il 12,7 per cento. Riceputi resta l'azionista di controllo esterno di un pezzo di giunta. Il suo cuore batte sempre a destra. Sui social esibisce una foto con Ignazio La Russa, che sosteneva già nel Msi e poi in An, ma con l'attuale bandiera di Fdi. Il portafoglio però ormai è altrove: secondo il giudice delle indagini, il ras di Cologno è al centro di «un coacervo di partecipazioni societarie», con azionisti palesi e soci occulti, create per «far girare» le tangenti e incassarle «con tanto di bonifici» in apparenza regolari.

 

William Fabbro, uno dei tre imprenditori che hanno ammesso di aver dovuto pagare, ha descritto così il sistema: «Nei primi mesi del 2020 venni contattato da Riceputi, persona che conosco da molti anni in quanto attivo in politica a Cologno Monzese. (…) Venne nel mio ufficio con un signore che non avevo mai visto, tale Hallecker, che si presentò come una figura chiave dell’ufficio acquisti e precisò che la Fiera non è un ente pubblico, quindi non è vincolata dal codice degli appalti. (...) Lui è molto esplicito e molto spregiudicato nel farmi capire che può attribuire autonomamente con ampia discrezionalità i lavori della logistica all’impresa che ritiene più idonea. (...) Mi disse che ci avrebbe dato i lavori a una condizione, chiara e vincolante, di subappaltarli alla società Idea Servizi, che non conoscevo assolutamente, di cui mi presentarono Seidita come titolare (...). Quindi dovemmo procedere a un ribasso per tenere per noi un margine del 7 per cento, sotto il quale non eravamo disposti a scendere. (...) Nel 2021 Hallecker, Riceputi e Seidita si presentavano spesso da me, anche insieme, perché erano interessati a partecipare ad altri nostri progetti come il superbonus».

In quei mesi di dolore e morte da Covid c'è un giorno magico. Il 23 novembre 2020, nella stessa data, vengono costituite quattro società, con attività diverse: Bramì Building Management, amministrazione di condomini, pubblicità e gestione di spettacoli; La Martesana, pompe funebri; Il Protagonista, consulenze su tecnologie informatiche; Gruppo Lucia, catering e ristorazione. Una quota per ciascuna, dal 10 al 25 per cento, viene sottoscritta da un socio dichiarato e onorevole: Marco Osnato, deputato dal 2018, pupillo oltre che parente acquisito della famiglia La Russa, membro dell’esecutivo nazionale di Fdi con delega al commercio. Nel luglio 2021, con le prime perquisizioni, la Guardia di finanza sequestra una serie di documenti informatici che svelano i segreti di quelle e altre società: l'azionista occulto è Hallecker.

Contattato da L'Espresso, Osnato smentisce qualsiasi coinvolgimento. «Non conosco Hallecker, non l'ho mai visto: se era un socio occulto, io non potevo immaginarlo».

Il parlamentare conferma solo l'amicizia con Riceputi: «Lo conosco da vent'anni e sono molto amareggiato. Fu lui a invitarmi a partecipare a quelle società, che però non hanno mai operato. Ho chiesto io di liquidarle perché erano inattive. Quindi non possono aver mediato alcuna corruzione: sicuramente l'inchiesta riguarda altre società». Per la verità, solo due di quelle quattro società risultano chiuse, come evidenziano i giudici, in una data sospetta: sei giorni dopo le prime perquisizioni. La risposta è sicura: «Io ho mandato la lettera di liquidazione al mio commercialista già un anno fa. E non ho mai avuto alcun potere di gestione».

Il giudice delle indagini preliminari, nell'ordinanza, considera straprovate almeno tre corruzioni, ma chiede al pm Paolo Storari di indagare su molti altri affari che unirebbero Hallecker e i camerati di Cologno. Il trio dei Fratelli d'Italia, in particolare, controllerebbe in Albania «un residence al mare con 32 appartamenti per turisti». E in diverse intercettazioni Hallecker e soci sembrano parlare di presunte tangenti su altri appalti: «Per noi come sempre c'è il 5 per cento». Nel frattempo gli indagati hanno perso il controllo politico di Cologno: la giunta di destra si è spaccata, il bilancio è saltato e in luglio il prefetto ha commissariato il Comune.

In attesa delle definitive sentenze giudiziarie, tutti gli indagati vanno considerati innocenti. Al di là di ogni accusa, però, è sorprendente che un parlamentare in carica come Osnato, membro anche della commissione Finanze, non abbia avuto alcuna remora ad aprire nuove società con interessi che spaziano dall'immobiliare alle pompe funebri. Ed è ancora più bizzarro trovare tra gli azionisti palesi diversi altri militanti o candidati di Fdi di Cologno e dei comuni limitrofi, tanto da far sorgere il dubbio se sia nato prima il movimento politico o il comitato d’affari. Almeno un parlamentare nazionale non dovrebbe dedicarsi a tempo pieno alla politica? Osnato non la pensa così: «Sono socio dichiarato anche di due ristoranti, penso che un politico debba organizzarsi un proprio lavoro, per non dover dipendere per sempre dalla politica».

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