Attualità
11 settembre, 2025Il settimanale, da venerdì 12 settembre, è disponibile in edicola e in app
I protagonisti del “Nuovo ordine” mondiale avanzano sulla copertina del nuovo numero de L’Espresso: Kim Jong-un, Xi Jinping e Narendra Modi affiancano Vladimir Putin nella costruzione di una sfera di influenza globale alternativa al blocco atlantico mandato in frantumi da Donald Trump. Il resto del mondo si è preso in mano la storia, scrive Federica Bianchi: nel suo tentativo di continuare a dominare il mondo, Trump finisce col consegnarlo a Pechino, spiega il direttore Emilio Carelli nel suo editoriale, un regalo che Eugenio Occorsio racconta nei dettagli partendo dal caso dell’India.
In Italia intanto il governo fatica a conciliare i conti e le promesse elettorali: le spese per la Difesa, calcola Carlo Tecce, aumentano di 4,5 miliardi su pressione americana: il taglio dell’Irpef così diventa una chimera mentre la Sanità, spiega Rosy Bindi a Susanna Turco, è sempre più in affanno. E mentre Sebastiano Messina sorride delle dimissioni della vicepremier inglese, cosa inaudita in Italia, Carlo Antonellis rivela che il nostro vicepremier, Salvini, studia strategie per far tornare la Lega al secondo posto della coalizione, scavalcando Forza Italia. Alice Dominese fa il punto sulla quantità di infortuni che infestano l’alternanza scuola-lavoro, Donata Columbro fa il tragico conto dei femminicidi, che non vengono nemmeno scalfiti da una strategia governativa che Franco Corleone definisce “populismo penale”. E Luigi Lupo chiude le pagine di cronaca riaccendendo i riflettori sulla mafia pugliese, trascurata ma non sconfitta.
Mentre gli occhi del mondo sono fissi su Gaza, la Cisgiordania sparisce, denuncia Alae Al Said, mentre Engy Ebdelal e Youman Al Sayed raccontano a Federica Bianchi cosa significa per un reporter lavorare sapendo di essere nel mirino dell’esercito di Israele e Anna Maria Cossiga analizza il rapporto ambiguo tra i Paesi arabi. Antonio Fico invita a considerare la Striscia un problema di tutti i Comuni italiani, Diletta Bellotti invece loda chi, in Sardegna e a Vicenza, resiste all’economia di guerra. E se l’album curato da Tiziana Faraoni ci riporta alla radice del terrorismo islamista, l’attentato dell’11 settembre 2001, Enrico Bellavia risponde a chi accusa la Sumud Flotilla di complicità con Hamas: l’unica complicità è quella di chi è indifferente di fronte ai massacri dell’esercito israeliano.
Il caso Epstein, rilanciato da Trump, si è rivelato un boomerang impazzito, scrivono Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni. Haiti brucia nel disinteresse generale, denuncia Daniele Mastrogiacomo. E mentre Sharon Lavigne spiega a Gennaro Tortorelli perché la lotta per l’ambiente e quella contro il razzismo sono legate, Giuseppe De Marco ci invita a meditare sull’invadenza della plastica.
In Economia, Gloria Riva punta il dito contro la strategia di Stellantis che diventa una guerra tra poveri senza frutti, tanto che si pensa alla vendita del gioiello di famiglia, Maserati (ne scrive Fabio Pavesi). E mentre Marco Montemagno prevede tempi duri per la fragile alleanza tra i big della Silicon Valley, Carlo Cottarelli spiega le conseguenze mondiali della corsa senza limiti dei colossi della tecnologia. E mentre i ricchi italiani vanno a caccia in Bosnia, dove è vietata (ne scrive Gianluca Liva), Alessandro Longo racconta che la gente comune affronta la crisi esagerando con i pagamenti a rate.
E L’Espresso chiude con un resoconto sullo stato di salute del romanzo (ne scrive Francesco De Cristofaro), un’anteprima da Pordenonelegge (di Olenskii Nikitin), una recensione di Caterina Bonvicini del nuovo romanzo di Marcello Fois e un allarme di Fortunato Costantino che mette in guardia contro la corsa ai follower. E mentre Loredana Lipperini risponde al ministro Valditara sui dati sulla scuola, al lettore resta l’immagine bellissima affidata a Claudia Catalli dall’attrice franco-iraniana Golshifteh Farahani: «Noi artisti siamo come candele nel buio».
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