Editoriale
Dimenticano le periferie e si ricordano di Putin
I politici vanno a chiedere voti in luoghi dove non sono mai stati, invece di contribuire a risolvere i problemi sociali gravissimi di quei territori. E Salvini nega che la Lega abbia chiesto soldi ai russi, come invece è documentato
La vita dignitosa che meritano le persone che vivono nelle periferie doveva spingere la campagna elettorale dei leader a renderla più presente e centrale. Perché è un luogo sul quale bisogna investire, in cui occorre potenziare le scuole, dove le istituzioni devono essere più presenti e credibili, e dove la politica progressista deve facilitare gli investimenti e fare in modo che nessuno resti indietro, risolvendo problemi e facilitando l’integrazione. Per avere così una comunità forte e coesa.
Purtroppo, in queste zone delle città, nel periodo elettorale, si vedono solo galoppini di politici vecchia maniera che solcano i condomini, bussano alle porte, avvicinano anziani, per inculcare, spesso con promesse vaghe, il voto da strappare. E chi riempie furgoncini di sacchetti pieni di generi alimentari che il candidato dona in maniera massiccia a chi si ricorderà di lui nella cabina elettorale. Vecchie storie che purtroppo in queste zone si ripetono da decenni. Le periferie restano solo un passaggio. E poi nulla più. A proseguire l’impegno ci sono solo pochi volontari, poche associazioni, pochi assistenti sociali che, come una missione, insistono tutto l’anno con la loro passione fra chi è periferico, e chi no, nel tentativo di avvicinarli al centro, o di far avere gli stessi servizi che spettano a tutti i cittadini.
Si deve tornare a pensare, e a fare, in periferia: dove si conquista, voto su voto, il consenso. E una strada, non c’è dubbio, molto più faticosa dei grandi proclami in televisione alla ricerca di qualche improbabile nuovo leader. C’è bisogno di centinaia, migliaia di persone che tornino a credere nella politica, la politica dei piccoli passi e delle grandi mete.
Non è certo la politica di chi va a Mosca a chiedere soldi per il partito che può essere un esempio. Perché di esponenti politici della Lega di Matteo Salvini abbiamo avuto traccia, in video e audio, che si sono seduti al tavolo con uomini di Putin e avviato una trattativa economica e politica. Era l’ottobre del 2018 all’hotel Metropol a Mosca e il mercanteggiamento era condotto dall’ex portavoce di Salvini, Gianluca Savoini, per finanziare la Lega con denaro russo.
La ricerca di soldi coincideva con il provvedimento di sequestro dei conti correnti del partito da parte della magistratura. Salvini, che ha simpatie per Putin, non ha mai spiegato perché il suo uomo fidato, Savoini, aveva avviato nello stesso periodo trattative di cui avrebbe dovuto beneficiare la Lega. Savoini, come dimostrano i documenti in possesso de L’Espresso, lo dice chiaro: l’obiettivo politico è la costruzione di una nuova Europa, un modello russo organizzato a favore delle forze politiche nazionaliste in Europa. Mosca appare il centro sovranista disposto a offrire denaro e opportunità di affari ai principali attori europei che lavorano per indebolire l’Unione Europea. I sovranisti, insomma, chiedevano aiuto a una potenza straniera.
Nei giorni scorsi un alto funzionario dell’amministrazione Biden in una conference call, ha rivelato che la Russia ha trasferito segretamente dal 2014, anno dell’occupazione della Crimea, oltre 300 milioni di dollari a partiti politici, dirigenti e politici stranieri di oltre una ventina di Paesi per esercitare il suo “soft power”. E queste non sarebbero che “cifre minime” rispetto a quelle che probabilmente Mosca ha speso in questa attività, mentre si prepara nei prossimi mesi ad affidarsi sempre di più ai suoi mezzi di influenza coperta per tentare di minare le sanzioni internazionali per la guerra in Ucraina. Il presidente del Copasir Urso ha detto che «al momento non risulta che il nostro Paese sia nel dossier sui finanziamenti che Mosca avrebbe elargito». E Salvini si è premurato a dire: «Mai chiesto, né preso soldi dalla Russia, facciano i nomi».
Stando a quanto dice Urso nessuno in Italia ha ricevuto somme di denaro, ma il leader della Lega non dice una cosa corretta, perché da quello che ci risulta, ed è documentato, la richiesta a Mosca è stata fatta. E questo è un dato politico non indifferente.