Una nota del dicastero della Giustizia diffida la dottoressa che ne segue le condizioni di salute a rilasciare interviste a una radio. E il caso dell’uomo in sciopero della fame mobilita politica e intellettuali

Con una nota del ministero della Giustizia che diffida una radio indipendente a raccontare le condizioni di salute di un detenuto, continua la saga di Alfredo Cospito, militante anarchico insurrezionalista da più di 100 giorni in sciopero della fame contro il regime del 41 bis.


La direzione del carcere di Bancali, a Sassari, ha infatti scritto all'avvocato dell'anarchico detenuto per invitare la dottoressa che segue le condizioni di salute di Cospito, Angelica Milia, a non rilasciare più dichiarazioni a Radio onda d'urto, emittente vicina ai movimenti sociali di base.


È una storia che ripercorsa a ritroso dice molto del sistema giustizia, del “carcere duro”, dell’indifferenza della politica. È lì, nelle difese di Luigi Manconi, Massimo Cacciari e di numerosi avvocati e intellettuali che in queste ore chiedono attenzione sulla questione che bisogna andare a cercare il bandolo di una vicenda che racconta l’Italia.


La condanna
Nel 2013 Alfredo Cospito fu condannato a dieci anni e otto mesi di carcere per aver ferito a Genova, con colpi di pistola alle gambe, il dirigente dell’Ansaldo Roberto Adinolfi. Quando era già in carcere venne accusato di aver posizionato, nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006, due pacchi bomba davanti alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. L’esplosione non causò né morti né feriti.
Dopo la condanna Cospito venne inserito nel circuito penitenziario ad alta sicurezza in cui sono riuniti i detenuti per reati di tipo associativo che sono sottoposti a sorveglianza più stretta e che prevede limitazioni ma salvaguarda alcune garanzie e diritti: poteva per esempio scrivere per alcune pubblicazioni di area anarchica, cosa che ha continuato a fare.

In cella sotto il livello del mare
Poi qualcosa cambia: dal 4 maggio 2022 viene trasferito in regime di Art. 41bis, ordinariamente applicato ai mafiosi, e in attesa di una rideterminazione della pena con l’applicazione dell’ergastolo ostativo, cioè senza possibilità di usufruire dei benefici di legge come la liberazione condizionale, il lavoro all’esterno, i permessi premio e la semilibertà. È la ministra della Giustizia Marta Cartabia a giustificare l’applicazione del 41-bis a Cospito con i «numerosi messaggi che, durante lo stato di detenzione, ha inviato a destinatari all’esterno del sistema carcerario». Per l'avvocato Flavio Rossi Albertini una scelta anomala, avvenuta «senza che sia intervenuto alcun fatto nuovo».


Cospito finisce così in una cella sotto il livello del mare. Il Bancali, infatti, ha una peculiarità già denunciata dalla delegazione del Garante Nazionale delle persone detenute e private della libertà personale. Nel rapporto si può apprendere che le sezioni del 41 bis sono state realizzate in un’area ricavata, scavando, al di sotto del livello di quota dell’Istituto e degli altri manufatti che lo compongono complessivamente.


Cinque sezioni che scendono gradatamente, con una diminuzione progressiva dell’accesso dell’aria e della luce naturale e che filtrano solo attraverso piccole finestre poste in alto sulla parete, corrispondenti all’esterno al livello di base del muro di cinta del complesso. Bunker dove sia le persone detenute nelle proprie stanze che il personale nei propri locali sono costrette a tenere continuamente la luce elettrica accesa in assenza di quella naturale.


Cosa prevede il carcere in regime di 41-bis
Cospito è così costretto a un isolamento nei confronti degli altri detenuti, alla limitazione dell’ora d’aria – solo due ore e anch’esse in isolamento da dentro un cubicolo murato dove una grata gli consente la vista di una toppa di cielo -, alla limitazione dei colloqui (solo con i familiari, con un vetro divisorio e senza possibilità di contatto fisico), al visto di controllo della posta in entrata e in uscita, alla privazione di giornali e libri. Al detenuto è stato fatto anche divieto di tenere in cella le foto dei genitori defunti, se non dopo che fossero state riconosciute dal sindaco della località di residenza.

 

Lo sciopero della fame
Dal 19 ottobre Alfredo Cospito ha iniziato lo sciopero della fame. Assume solo acqua, un po' di sale e miele e qualche integratore. A oggi ha perso 40 chili passando da 118 a 78 kg. «Io vado avanti, non mi fermo nella protesta», ha ribadito aggiungendo che è pronto a "sacrificare la vita" perché quella al 41 bis «non è vita e se tale deve essere tanto vale sacrificarla in una lotta contro la barbarie». L’altra misura contro cui ha intrapreso lo sciopero della fame è la possibilità che la sua pena venga tramutata in quella di ergastolo ostativo, cioè la pena senza fine prevista nell’ordinamento penitenziario italiano che “osta” a qualsiasi sua modificazione, e che non può essere né abbreviata né convertita in pene alternative. Per i legali di Cospito, questo regime «si traduce in condizioni di detenzione ai limiti dei trattamenti inumani, nell’assenza di attività rieducative e nell’impossibilità di accedere alle misure alternative». Una “vera e propria deprivazione sensoriale”.

La mobilitazione di intellettuali e società civile: “È a un passo dalla morte”
Nelle ultime settimane è stato inviato un appello al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, perché revochi il 41bis ("è un passo dalla morte"). A sottoscriverlo un gruppo di giuristi, intellettuali e religiosi. Tra questi il presidente emerito della Corte costituzionale ed ex guardasigilli, Giovanni Maria Flick, il filosofo Massimo Cacciari, il presidente dell'Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, Moni Ovadia, attore, musicista e scrittore, Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli, don Luigi Ciotti, presidente di Libera, alcuni ex magistrati come l'ex pm di Mani pulite Gherardo Colombo, Nello Rossi, Livio Pepino, e Domenico Gallo.

 


Si mobilitano anche le città. Il Consiglio comunale di Torino ieri ha approvato il documento presentato dal consigliere Silvio Viale che chiede di revocare il 41 bis per l'anarchico Alfredo Cospito. E a Napoli sulla scia del caso un sessantina di gruppi e associazioni e centocinquanta tra artisti, tra cui anche Zerocalcare, hanno sottoscritto la neonata piattaforma “Morire di pena. Per l'abolizione ddi ergastolo e 41 bis”. È Luigi Manconi a sottolineare l’assenza di interesse: «Presso la classe politica, a parte le interrogazioni presentate da un pugno di parlamentari, e presso l'amministrazione penitenziaria, ulteriormente indebolita da un cambio di vertice si dà per scontato che la vicenda sia destinata a finire nell'oblio, ma è sufficiente scavare negli archivi per avere qualche sorpresa. Dal 2009 a oggi sono state ben quattro - Sami Mbarka Ben Gargi, Cristian Pop, Gabriele Milito, Carmelo Caminiti - le persone che hanno perso la vita facendo del proprio corpo l'estrema posta in gioco di una battaglia contro ciò che si riteneva una ingiustizia».


L’ex senatore già chiama in causa il ministro Nordio: «In questo caso deve essere il ministro della Giustizia a intervenire, può revocare il 41-bis: una misura eccessiva, non strettamente necessaria e sproporzionata». «Il regime speciale di 41-bis secondo la legge che lo ha istituito ha una e una sola finalità, - ha spiegato Manconi - quella di recidere i legami tra il detenuto e la criminalità organizzata esterna alla quale apparterrebbe, tutte le altre finalità non sono previste dalla legge quindi prevedibilmente sono extralegali cioè semplicemente sono illegali».

 

 

Il bavaglio a Radio Onda d'Urto
Mentre da via Arenula fanno sapere che il Ministro Nordio, segue "con la massima attenzione" la vicenda, arriva proprio dal ministero della giustizia una lettera che diffida la dottoressa Angelica Milia a rilasciare dichiarazioni sullo stato di salute d Cospito all'emittente radio Onda d'Urto al fine di non vanificare le finalità del regime di massima sicurezza. Un attacco non solo alla singola emittente dichiarano dalla radio: «Ma più in generale alla libertà di informazione e che denota un accanimento repressivo-carcerario contro il detenuto, di cui pare acclarato non si vogliano far conoscere le condizioni di salute sempre più critiche». Intanto la difesa di Alfredo Cospito chiede di trasferire l'anarchico in un altro istituto penitenziario dotato di centro clinico. L'avvocato Flavio Rossi Albertini comunica di aver saputo dal medico di Cospito che «le condizioni di salute del proprio assistito stanno precipitando» e che nel penitenziario dove sta al 41 bis non troverebbe «alcuna possibilità di cura e/o intervento salvifico della vita» perché il Bancali non ha un centro clinico.