Dal Grog al Parampoli: le origini storiche delle bevande calde per l’inverno

E poi il Caffè valdostano e le diverse versioni della nota bevanda calda a base di rum, limone e miele. Ecco da dove nascono

Anche nelle bevande calde invernali spesso e volentieri l’intuizione ha giocato un ruolo fondamentale. Pensiamo, ad esempio, al Parampampoli. Siamo in Val Sugana, dove sorge un piacevole e accogliente punto di ristoro, il Rifugio del Crucolo, il cui proprietario Giordano Purin inventò una miscela liquorosa a base di caffè, vino, grappa e altri ingredienti tenuti custoditi segretamente, da servire alla fiamma ai clienti infreddoliti. Il successo fu tale che si pensò di confezionarlo già dosato con tutti gli ingredienti in bottiglia, non restando altro da fare che farlo bollire sul fuoco e servirlo alla fiamma nelle tipiche e massicce tazze di ceramica.

 

Ci spostiamo dal Trentino alla Val d’Aosta per il cosiddetto Caffè alla Valdostana sorseggiato direttamente dalla “Coppa dell’amicizia” o dalla “Grolla”. Si tratta - pur nelle loro differenze: una più piatta una più alta, simile a un calice - di recipienti di legno intarsiato. La Coppa ha una forma larga e bassa, con il coperchio, provvisto dei caratteristici beccucci per bere “à la ronde”, cioè passandosi la coppa sorso via sorso, commensale via commensale. Si racconta che i pellegrini in transito in Valle d’Aosta e provenienti dalla Borgogna portassero con sé una coppa con coperchio per bere in compagnia. Coppa che richiamava il Sacro Graal e con il tempo per renderlo accessibile al popolo fu lavorato in legno da utilizzare nei momenti di festa lasciandolo poi in eredità ai figli. Il Caffè Valdostano è una bevanda fiammeggiante ottenuta da una miscela di caffè, grappa locale, genepì (infuso di piante aromatiche del tipo Artemisia), zucchero, scorze di limone e di arancia.

 

Passiamo quindi a un’altra bevanda temprante ma questa volta estera: il Grog facendo un salto nel XVIII secolo quando l’ammiraglio della Royal Navy Edward Vernon decretò nel 1756 che ogni marinaio avesse diritto a una dose quotidiana di una mezza pinta di Rum allungata con un quarto di pinta di acqua, da somministrare in due momenti della giornata. Pare che i marinai, che ovviamente amavano il Rum senza tante diluizioni iniziarono a chiamare “grog” questo beverone, desumendo la voce dal soprannome dell’ammiraglio Vernon, definito “Old Grog”, a causa di un cappotto di “grogram” o “grosgrain” (cioè stoffa grossa) che era solito portare. Quando poi si scoprì che la vitamina C preveniva lo scorbuto, si cominciò ad aggiungere al grog del succo di limone o di lime e zucchero di canna. Con gli anni, comparvero varie ricette di grog. La preparazione si avvia facendo scaldare sul fuoco in un pentolino, una porzione di Rum scuro, poco più di acqua, succo di limone e un cucchiaino di miele. Senza gli agrumi, con solo Rum, acqua, zucchero e noce moscata si prepara la variante chiamata “Bumboo”.

 

DOLCE...
Hibrid Mix
Nel mondo automobilistico i crossover sono diventati un must. Ora anche in cucina le ibridazioni stanno prendendo piede ed ecco che sfilano i Cronuts (croissants-donuts), i baissants (bagels-croissants), i duffins (donuts-muffins).

 

...E AMARO

Lo Yuzu
Che questo agrume giapponese sia ottimo - sorta di mix succoso tra limone, pompelmo e mandarino – è assodato ma che in una certa ristorazione esista solo questo agrume ci pare davvero eccessivo.

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