Il costo della vita in aumento e la fine delle esenzioni dal prossimo anno stanno mettendo fine all'esodo di chi si è ritirato dal lavoro verso il Paese sull'Oceano. I nuovi orizzonti sono Albania, Slovacchia, Grecia e San Marino

«Ultimamente vedo sempre meno pensionati italiani che arrivano qui. E mi sembra normale: i prezzi sono impazziti, soprattutto quelli delle case. Considera che rispetto a 10 anni fa, quando sono arrivato io, gli affitti sono più che raddoppiati. Allora pagavo 600 euro al mese per una bella casa fronte mare, di 100 metri quadrati. Oggi la stessa casa è in affitto su Airbnb a 200-300 euro al giorno». Michele De Benedictis, 50 anni, milanese di San Siro, è il proprietario della Gastronomia Italiana, ristorante piazzato al centro di Rua Frederico Arouca, una delle vie commerciali più affollate di Cascais.

 

Siamo a mezz’ora di treno da Lisbona, in uno degli angoli più ambiti del Portogallo, dove l’acqua dolce del fiume Tago si mescola a quella salata dell’Oceano Atlantico. È sabato, fine novembre e all’ora di pranzo ci sono 17 gradi. C’è chi passeggia sul lungomare, chi gioca a beach tennis, chi addirittura si fa il bagno. Michele è il termometro ideale per capire come stanno andando le cose tra le migliaia di pensionati italiani che, attirati dalle agevolazioni fiscali, negli ultimi anni hanno deciso di trasferirsi in Portogallo. «Il governo di Antonio Costa – dice il ristoratore – ha annunciato di voler cancellare a partire dall’anno prossimo i benefici fiscali per i cosiddetti residenti non abituali, che sono soprattutto pensionati. Ma non è questo che sta spingendo molti di loro a immaginare la propria vita lontano da qui».

 

 

La proposta di legge, approvata dal Parlamento il 29 novembre all’interno della finanziaria, non è infatti retroattiva, dunque non cambierà nulla per chi si è trasferito finora o per chi lo farà fino a fine anno. I fattori determinanti sono altri, in particolare due: i costi delle case, spinti all’insù dalla domanda creata dai turisti e dai residenti stranieri, e la fine del periodo utile per beneficiare del regime fiscale agevolato. Partiamo da questo secondo aspetto, un po’ tecnico ma essenziale per capire la faccenda. Alla fine del 2009 il Parlamento lusitano ha introdotto una serie di benefici fiscali per i cosiddetti Rnh, i residenti non abituali, cioè tutti coloro (non solo i pensionati e non solo i cittadini Ue) che spostano la residenza in Portogallo e trascorrono qui almeno 183 giorni all’anno. Tra i vari vantaggi era prevista, per 10 anni dal momento del trasferimento, l’esenzione totale dalle imposte sulla pensione pagata da un altro Paese. Una mossa pensata per attirare anziani benestanti e dare così una mano a rivitalizzare l’economia locale, imbrigliata dalla cosiddetta crisi del debito sovrano e dalle politiche di austerità volute da Commissione europea e Bce. Dal 2019 le cose sono leggermente cambiate: i nuovi pensionati arrivati in Portogallo hanno potuto beneficiare di un’aliquota fiscale del 10%, dunque non più così bassa, ma comunque più generosa rispetto alle imposte nostrane che, per assegni superiori ai 50 mila euro all’anno, arrivano al 43%. Tutto questo non cambierà. Qualsiasi pensionato si sia trasferito in Portogallo fino alla fine di quest'anno, o che abbia firmato un contratto immobiliare entro la fine del 2023, potrà continuare a beneficiare dei vantaggi previsti dalle legge. Il problema è che per molti connazionali – secondo le più recenti stime pubblicate dall’Inps disponibili, relative al 2021, sono oltre 3.500 i pensionati italiani in Portogallo – la scadenza dei 10 anni è prossima. Ecco perché parecchi di loro si stanno guardando intorno, alla ricerca della prossima meta tax-free o quantomeno tax-friendly.

 

Li chiamano nomadi fiscali. Sono persone disposte a cambiare Paese, pur di risparmiare sulle imposte. Il motivo lo riassume Paola Rodi, torinese, una vita a lavorare in banca, dal gennaio del 2019 trasferitasi a Vila Real de Santo Antonio, estremo Sud del Portogallo, al confine con la Spagna: «Dopo aver pagato le tasse per tutta la vita sul reddito da lavoro, non ho intenzione di tornare in Italia e versare oltre il 30% d’imposte sulla pensione, che per me vorrebbe dire avere circa 700-800 euro in meno in tasca ogni mese. Mia figlia è adulta, ha la sua vita, io sono sola, dunque sto valutando dove spostarmi. Potrei restare qui fino alla fine del 2028 non pagando imposte, ma il costo della vita in Portogallo è aumentato tantissimo, soprattutto qui in Algarve, visto che moltissimi pensionati da tutta Europa ci si sono trasferiti. Per questo credo che andrò in un altro Paese. Diversi amici hanno puntato sull’Albania, ma non è un Paese dell’Ue e perciò non mi convince. Sono più orientata sulla Slovacchia o sulla Grecia. Non ho ancora le idee chiare, sto analizzando le varie possibilità, ma di sicuro non torno in Italia».

 

Donne fanno il bagno a Valona in ​​Albania

 

A centoquaranta chilometri più a Ovest, sempre in Algarve, c'è la città di Lagos, scelta nel 2016 come residenza da Ercole Piumatti, 80 anni, ex agente di commercio, anche lui piemontese. Lo raggiungiamo al telefono mentre sta tornando a casa dopo una giornata trascorsa alla fiera della patata dolce di Aljesur. «Alla fine del 2025 scadono i miei 10 anni e sicuramente lascerò il Portogallo – racconta – qui mi sono trovato benissimo, mi dispiace molto andare via, ma non ho intenzione di tornare in Italia né di rimanere, visto che una volta fuori dal regime agevolato le imposte sono perfino più alte delle nostre». Alternative? «L’Albania no perché non è Ue. La Grecia offre un’aliquota del 7%, il clima è mite, ma alcuni amici mi hanno raccontato di aver avuto grossi problemi con la burocrazia. C’è la Slovacchia, che non mi tasserebbe la pensione, quindi avrei lo stesso vantaggio di cui ho beneficiato qui finora, ma il clima non è favorevole. L’ipotesi più interessante al momento mi sembra San Marino. Per chi supera i 50 mila euro all’anno, l’aliquota è del 6%, in più c’è un ottimo sistema sanitario ed è quasi come essere in Italia».

 

Il fatto che Slovacchia e San Marino siano in cima alla lista dei Paesi più ambiti è confermato da Maddalena Di Santo, che grazie alla sua professione offre una fotografia generale sul tema. È la titolare dell’agenzia “Trasferirsi in Portogallo”, sede a Faro. Da quando il governo guidato da Costa ha annunciato l’intenzione di cancellare i benefici per i residenti, dice, la sua agenzia ha un gran da fare: «Molti, temendo che dall’anno prossimo potrebbe non essere più possibile trasferirsi qui con i vantaggi che ci sono stati finora, stanno facendo di tutto per spostare la residenza dall’Italia entro fine anno, così da potersi garantire un decennio di aliquota al 10%. Poi ci sono coloro che sono già qui e cercano di capire qual è il Paese migliore dove spostarsi una volta scaduti i 10 anni di beneficio fiscale. Si tratta di un numero di persone in aumento, e il mio lavoro sta cambiando di conseguenza. Finora i clienti erano soprattutto persone che volevano trasferirsi in Portogallo. Adesso sono sempre di più coloro che sono qui e vogliono spostarsi altrove. Di conseguenza sto facendo accordi di collaborazione con agenzie, studi di avvocati e commercialisti che operano in altre nazioni. Al momento sto seguendo San Marino, Slovacchia, Ungheria, Albania, Grecia e Cipro: sono i sei Paesi su cui mi sto concentrando per trasferire le persone che man mano smetteranno di godere del beneficio fiscale offerto dal Portogallo».

 

Fra loro c’è Gianfranco Bottelli, 74 anni, di Cerri Maggiore (Milano), una vita da dirigente in multinazionali del settore meccanico, dal 2016 residente a Portimao. «Entro il 2025 – racconta – lascerò questo Paese perché finiranno i miei 10 anni di beneficio fiscale. Sto valutando di spostarmi in Ungheria, dove la tassazione sulla pensione è dello 0% per un tempo illimitato. Lo faccio per ragioni di tasse, chiaro, ma non è solo questo, è anche la voglia di cambiare. Mi piace conoscere Paesi nuovi, imparare lingue che non conosco, trovare sempre stimoli culturali: viaggiare per il mondo in questo modo, cioè non da turista, è un qualcosa di molto appagante».

 

Una trattoria tipica di Lisbona

 

Non tutti hanno però intenzione di lasciare il Portogallo una volta finito il regime fiscale di favore. Danilo Calatroni, milanese di 64 anni, ex discografico, si è trasferito a Faro nel 2020. Gli restano ancora sei anni per godere del regime riservato ai residenti non abituali. «Anche dopo la scadenza – spiega – non credo proprio di andarmene. Più che dalle tasse, la scelta di trasferirmi qui è dipesa dal fatto di poter vivere in un posto vicino al mare, lontano dallo smog e dal caos di una città come Milano. Certo, l’inflazione si fa sentire: oggi affittare un trilocale a Faro costa tra gli 800 e i 1.000 euro al mese, mentre nel 2016 bastavano 600 euro». È sulla stessa linea Fausto Pirito, 73 anni, giornalista di Pontedera, che vive a Faro dal 2017 e non ha alcuna intenzione di andarsene: «Mia moglie, che da sempre soffre di allergie e problemi respiratori, da quando siamo qui sta molto meglio. Noi ci siamo trasferiti proprio per respirare l’aria dell’Atlantico, per godere di un clima gradevole durante tutto l’anno, per fuggire dallo stress e dal traffico. Aggiungi il fatto che qui in Algarve la delinquenza spicciola, quella che affligge noi comuni mortali, è praticamente inesistente, che la qualità dei prodotti alimentari è ottima, ed ecco spiegato perché non stiamo assolutamente pensando di andare a caccia di un altro Paese che offre sconti fiscali». Loro no, ma tanti altri la pensano diversamente, e di certo c’è solo una cosa: quasi nessuno sta immaginando di tornare a godersi la pensione in Italia. Una pessima notizia per le finanze nazionali.