Il Censis ci descrive come un popolo di "sonnambuli". Siamo sommersi di problemi, ma non abbiamo la forza di reagire e cambiare le cose. Dovremmo prendere spunto dai francesi che in piazza scendono, eccome

La malattia tutta italiana del "dissenso senza conflitto": ci lamentiamo, ma non protestiamo

Che goduria i video online degli agricoltori francesi che in queste settimane prima hanno cosparso di letame alcune sedi governative per le troppe tasse, poi sono passati ai McDonald’s rei di non comprare abbastanza carne locale. Vedendoli non si può non fare un paragone impietoso con la cronaca italiana, per cui come contrappasso i McDonald’s sono presi d’assalto, sì, ma da centinaia di persone in fila per ore per un Crispy McBacon Menu Large a 3 euro. Fosse buono! Quando lo ordini hai in mente il panino come è presentato nelle foto sulle pareti ma una volta servito è sempre così smilzo, opaco, un po’ deludente. Non dico che le persone dovrebbero reagire come Michael Douglas in Un giorno di ordinaria follia, che tira fuori un mitra e si mette a seminare il panico perché l’hamburger non è come nella pubblicità, però ecco… fare la fila mi pare il colmo. Padre perdonali, non sanno quello che fanno, ci sarebbe da dire, il che non è nemmeno vero, perché sappiamo di essere in un momento di stallo ideologico senza precedenti.

 

Questa tesi ce la suggerisce il Censis, che col suo sondaggio annuale fa una fotografia impietosa del popolo italiano, definendo i cittadini «sonnambuli». È come se vivessimo sotto un sortilegio in cui tutto è immutevole. L’occupazione aumenta del 2,4% ma siamo comunque ultimi in Europa, con un dato inferiore alla media di quasi 10 punti. Si lavoricchia, sì, ma nella maggior parte dei casi per tirare avanti, spendendo di solito tutto quello che si ha senza poter mettere da parte niente. Le coppie non fanno figli, la gente ha paura della terza guerra mondiale e pensa che il Paese sia in declino eppure c’è poca voglia pure di protestare per cambiarlo ’sto Paese, specie nei giovani, che piuttosto che fare la voce grossa vanno (giustamente) all’estero in cerca di stipendi più alti e possibilità di carriera. Il Censis chiama questo fenomeno «dissenso senza conflitto», che è una definizione ossimorica di per sé, totalmente nuova, mai apparsa prima nella storia.

 

Mi è capitato di sentire Fabio Tamburini, economista e direttore di Radio24, dialogare in una trasmissione con Nevio Lo Stirato, un ludopatico famoso sui social network che deve il suo soprannome, «stirato», al fatto di essere steso dai debiti con le banche e con il Fisco. Ebbene, non esistono due facce più diverse di una medaglia, due poli più contrapponibili di questi, eppure i due erano d’accordo: in Italia si pagano troppe tasse. Ma dove sono le nostre proteste?

 

La consapevolezza del popolo italiano è alle stelle, dal ceto medio a quello alto non siamo mai stati tanto informati e consapevoli della nostra situazione. Mille piccoli gesti ci fanno ribollire di rabbia ma non bastano a far scattare in noi la possibilità di cambiare. Ce ne accorgiamo quando paghiamo il bollo annuale per l’auto acquistata a fatica e nella maggior parte dei casi usata per andare al lavoro visto che i mezzi pubblici sono un disastro; oppure quando un libero professionista paga l’anticipo delle tasse in base ai guadagni dell’anno precedente, senza la minima garanzia di eguagliarli.

 

Siamo informati, laureati, all’apice del progresso tecnico e scientifico ma così poco avvezzi a disturbare, a dire “no grazie”. Caro Babbo Natale, per Natale niente doni ma piuttosto svegliaci, toglici dal torpore dei sonnambuli.

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