Il caso
Il problema di Amazon con i gadget fascisti
Dai classici busti del duce alle magliette dedicate al fondatore del fascismo. Lo denuncia l'Anpi di Brescia, che aggiunge: «In altri paesi come la Germania non sarebbe possibile»
La prova è a portata di chiunque, basta digitare sul campo di ricerca “gadget nazisti” oppure “gadget Hitler”. Zero risultati. Se a “nazisti” e a “Hitler” si sostituiscono le parole “fascisti” o “Mussolini”, i cimeli del Ventennio sono pronti per l'acquisto. Magliette con la stampa “Il Fascismo non passerà”, “Flottiglia XMas”, ma anche calendari, busti, grembiuli, statue, spille.
A denunciarlo L’Anpi-Commissione scuola “Dolores Abbiati” di Brescia che da settimane sollecita Amazon per invitarla a non commercializzare e vendere gadget, oggetti e cimeli che esplicitamente si ispirano al fascismo come spiega il Presidente Mario Maviglia: «In altri Paesi, come la Germania, dove è stata fatta una riflessione molto più coraggiosa e profonda dei misfatti del nazismo, Amazon non propone un armamentario così ricco di simboli ispirati al nazismo, forse perché il senso di vergogna che il passato nazista suscita in gran parte della popolazione tedesca rappresenta un naturale freno a manifestazioni di questo tipo. In Italia, viceversa, abbiamo un Presidente del Senato che si compiace di avere un busto di Mussolini in casa e addirittura viene schedato chi alla Scala grida: “Viva l’Italia antifascista!”, ossia dice qualcosa che dovrebbe costituire un’ovvietà per ogni cittadino italiano».
In Germania la “Strafgesetzbuch section 86a” (cioè l’articolo 86, comma a del codice penale) proibisce in modo categorico l’utilizzo di simboli, gesti e slogan di organizzazioni politiche considerate “incostituzionali” (a meno che il loro uso non sia per finalità artistiche o educative). Mentre in Italia l’apologia del fascismo al momento è regolata soltanto dalla legge Scelba del 1952, considerata però piuttosto permissiva. La legge venne approvata per mettere in atto la XII disposizione transitoria della Costituzione italiana, che recita: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Oltre a vietare la ricostituzione del partito fascista, punisce anche «chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche». Nel 2017 il deputato del Pd Emanuele Fiano ha scritto e fatto approvare alla Camera una legge che restringe significativamente la possibilità di fare propaganda al fascismo. Mai stata approvata dal Senato, avrebbe reso perseguibile la vendita di cimeli nazisti o fascisti, le manifestazioni con bandiere e saluti e avrebbe reso l’Italia molto più vicina alla Germania.
«I giornali di destra» spiega Maviglia «hanno criticato ferocemente la presa di posizione dell’Anpi e hanno fatto notare che in rete si trovano proposte di acquisto anche di simboli e cimeli comunisti. Questa reazione da cani di Pavlov dimentica che i guasti del ventennio fascista in Italia non sono stati prodotti da Stalin o da Tito, ma da Benito Mussolini e dalla sua ideologia fascista. E infatti la Costituzione italiana di questo si occupa».