Pane al pane
«La Bce è riuscita ad abbattere l’inflazione. Ora però non occorre più frenare l’economia»
La Banca centrale ha fatto bene ad aumentare i tassi d’interesse. Decisione che non ha causato una recessione e che ha contribuito all'equilibrio dei prezzi. Adesso non deve tardare a riabbassarli, altrimenti potrebbe generare danni
Ci sono due tipi di economisti: quelli che, qualunque cosa accada, chiedono politiche economiche più espansive e quelli che, qualunque cosa accada, chiedono politiche economiche più restrittive. Questi due gruppi possono anche essere descritti in termini geografici. I primi sono gli «italiani»; i secondi i «tedeschi». Poi ci sono gli economisti di buon senso che capiscono che in certi momenti le politiche devono essere espansive e in certi momenti restrittive. Questo preambolo per parlarvi di inflazione e di quello che dovrebbe fare ora la Banca centrale europea.
Sono stato tra i primi, a metà del 2021, a segnalare che l’inflazione si stava rialzando e che, prima o poi, questo avrebbe richiesto il passaggio a politiche monetarie più restrittive da parte delle principali banche centrali. Credo che queste, sia quella americana (la Fed) sia quella europea (la Bce), si siano mosse in ritardo nell’aumentare i tassi di interesse. Alla fine l’hanno fatto e ho difeso questo aumento anche quando economisti e politici «italiani» dicevano che la Bce non doveva farlo, perché l’inflazione in Europa, al contrario degli Stati Uniti, era interamente «importata» perché dovuta all’aumento dei prezzi delle materie prime. Un aumento dei tassi avrebbe quindi causato una recessione senza un effetto sull’inflazione.
Si sbagliavano. L’aumento dei tassi di interesse della Bce ha causato un’inevitabile frenata dell’economia europea, ma non una recessione. Da quando i tassi di interesse hanno cominciato a salire, l’economia dell’area dell’euro è cresciuta a una velocità annualizzata dello 0,4 per cento: poco, ma non una recessione. E l’inflazione è scesa rapidamente. È scesa anche per il calo nel prezzo delle materie prime internazionali, ma quel calo è dovuto al raffreddamento dell’economia mondiale cui la Bce ha appropriatamente contribuito con l’aumento dei tassi di interesse.
La domanda è ora quando la Bce dovrebbe iniziare a ridurre i tassi di interesse. I «tedeschi» avvertono che occorre evitare di tagliare i tassi troppo presto e ricordano agli «italiani» l’errore commesso in passato, quando questi si opponevano all’aumento dei tassi anche in presenza di un’inflazione rampante. Visto che non sono né «italiano» né «tedesco», come in passato ho sostenuto la necessità di aumentare i tassi di interesse, così credo che ora la Bce non debba attendere troppo nel ridurli.
La Bce deve fissare i tassi di interesse in base all’inflazione media nell’area dell’euro. Per quest’area, il tasso d’inflazione nei dodici mesi che terminano in novembre è stato del 2,4 per cento, vicino all’obiettivo del 2 per cento che la Bce deve raggiungere in media. Ma è ancor più significativo che i prezzi, al netto di fattori stagionali, in settembre, ottobre e novembre siano leggermente scesi. Tassi di interesse del 4,5 per cento – questo è il livello del tasso di riferimento della Bce – con un’inflazione vicina allo zero su base mensile comportano tassi di interesse «reali» (cioè al netto dell’inflazione) del 4,5 per cento, ossia molto alti e in grado di causare danni pesanti all’economia.
Credo quindi che presto, diciamo a gennaio o a febbraio, la Bce dovrebbe iniziare a ridurre i tassi per evitare che l’uscita dall’inflazione, gestita finora bene dalla stessa Bce, causi una recessione non più necessaria a raffreddare l’inflazione, già abbastanza fredda.