Una testimone, una sopravvissuta, un’artista. È raro che queste tre condizioni convivano in una persona sola. Ma è ciò che succede con Nan Goldin, grande fotografa e protagonista totale del bellissimo “All the Beauty and the Bloodshed”, Leone d’oro a Venezia e ora candidato all’Oscar. Che ci avvince e ci scuote proprio perché va avanti e indietro nel tempo fondendo poco a poco questi piani in un’unica, poderosa corrente.
Ecco dunque Nancy, la bambina ebrea della middle class che a 11 anni perde l’amata sorella maggiore, suicida, e quel che è peggio vede i genitori nasconderle la verità. Ecco la giovane ribelle espulsa da tutte le scuole e cresciuta in famiglie affidatarie, ribattezzata Nan dall’amico gay David Armstrong, con cui divide casa e vita spericolata nella New York underground anni ‘70 e ‘80.
Ecco infine Nan Goldin, la fotografa di fama mondiale che dopo aver vinto una lunga dipendenza da farmaci oppioidi getta il suo nome e il suo corpo in una guerra che sembra persa in partenza. Quella combattuta dal collettivo P.A.I.N. (Prescription Addiction Intervention Now) contro la Sackler, colosso farmaceutico che ha macinato vite e miliardi con un antidolorifico che causa dipendenza e morte.
Naturalmente la testimone, la sopravvissuta, l’artista sono la stessa persona. Ma è quel trauma iniziale che farà di Nan Goldin una sonda sensibilissima all’indifferenza, al conformismo, allo stigma che colpisce i “diversi”.
È l’aver attraversato la stagione dell’Aids, mentre i suoi amici della comunità queer morivano a mazzi (uno dei capitoli più struggenti, benché inascoltati quegli artisti erano grandi comunicatori), a rendere così preziose le magnifiche fotografie di cui è costellato il film, schegge incandescenti di un mondo scomparso. Mentre è la capacità d’ascolto di Laura Poitras (suo “Citizenfour”, docu-Oscar su Snowden), la delicatezza con cui ha raccolto i ricordi della Goldin, a rendere questo viaggio così straziante. Oltre che illuminante.
Partiti dal Metropolitan di New York, dove gli attivisti del P.A.I.N. inscenano flashmob contro i Sackler, filantropi celebrati nei più grandi musei del mondo, torniamo a casa Goldin, dove il padre e la madre dell’artista, ormai anziani, ricordano la figlia suicida in una scena breve quanto memorabile. Mai forse la follia, l’estraneità e insieme la familiarità dei nostri genitori, hanno prodotto luce più abbagliante e definitiva. Alla fine tutta quella bellezza e il sangue versato non saranno stati inutili. Ed è già moltissimo.
Tutta la bellezza e il dolore
di Laura Poitras
Usa, 117’
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AZIONE!
Se le grandi piattaforme segnalano raramente gli autori, Raiplay insiste a proporre “collezioni” di grandi nomi, classici e non. Così, accanto ai capolavori di Charlie Chaplin, sono disponibili anche diversi film di Hirokazu Kore-eda, il grande regista giapponese di “Un affare di famiglia”, “Little Sister”, Father and Son”. Che bellezza.
E STOP
Si chiama multiprogrammazione. In teoria dovrebbe favorire varietà e qualità dell’offerta. In pratica è (anche) una nuova forma di deregulation che consente prezzi più alti per gli “eventi” in sala pochi giorni. Con biglietti fino a 17 euro, il film-concerto “BTS: Yet To Come in Cinemas” batte ogni record. Altro che spettacolo popolare!