L’attore si racconta in teatro, ma la sua autobiografia è anche quella del suo quartiere, e dell’Italia degli anni Sessanta

C’è stato un tempo non troppo lontano in cui il teatro di narrazione ha rappresentato un bel banco di prova per grandi attori e attrici che ci hanno regalato spettacoli memorabili. Senza andare troppo indietro con gli anni, mi riferisco ad artisti che ancora oggi fanno del monologo la loro cifra stilistica (da Marco Paolini ad Ascanio Celestini). A un certo punto c’erano così tanti monologhi in teatro che si diceva: non ci sono soldi, impossibile scrivere testi con tanti personaggi!

 

Sgombriamo subito il campo: il monologo, e nello specifico il teatro di narrazione, non è per tutti, e non è la via più semplice per un attore o un’attrice. Scegliere di essere soli sul palco è una sfida più che un ripiego, libertà più che costrizione, coraggio più che escamotage. Ma per lasciare il segno sono fondamentali un paio di cose: avere una storia forte da raccontare e saperla interpretare al meglio. Come? Saverio La Ruina (che forse ricorderete per “Dissonorata”, “La Borto”, “Italianesi”, “Polvere”, “Masculo e Fìammina”) da anni domina la scena con i suoi modi garbati e una lingua particolarissima che mescola dialetto calabrese e lucano, inventando personaggi spesso umili e ben caratterizzati.

 

In “Via del popolo” – di recente al Teatro Basilica di Roma e prodotto dalla sua compagnia Scena Verticale —, Saverio è semplicemente Saverio e ci racconta la storia della sua famiglia. In quella Via del popolo in cui tutto accadeva e dove un tempo c’erano botteghe, artigiani, perfino un cinema, vive ancora oggi il nostro autore e attore, che da bambino lasciò i monti del Pollino per trasferirsi a Castrovillari (oggi sede di un bellissimo festival da lui ideato con Dario De Luca e Settimio Pisano: Primavera dei Teatri). È una storia semplice semplice la sua. Una storia intima, che parte dagli anni Sessanta e riporta in vita Saverio cameriere nel bar di famiglia o il padre Vincenzo, che un giorno si perde e non si trova più. In questi racconti – fin troppo pieni di aneddoti – tornano atmosfere e ritmi di una volta, perfino quel clima politico alla Peppone e Don Camillo. Tempi lontani, come sembra suggerirci l’orologio fuso dipinto da Riccardo Di Leo in stile Dalì, tempi deformati che distruggono mondi per costruirne altri, nuovi, diversi.

 

Via del Popolo
di e con Saverio La Ruina
Calascibetta (Enna), Teatro Contoli di Dio, 23 febbraio. Catania, Zō Centro Culture Contemporanee, 25 febbraio.
Villa Carcina (Brescia), 27 aprile.
San Lorenzo al Mare (Imperia), Teatro dell’Albero, 29 aprile.
Rubiera (RE), Corte Ospitale, 15 giugno.
Poggibonsi (Si), Festival Internazionale delle Ombre, 16 giugno

 

APPLAUSI
Ma li avete visti i tacchi a spillo rosso fuoco di Giancarlo Commare in “Tutti parlano di Jamie”? Il musical diretto da Piero Di Blasio, manifesto dell’inclusività, è stato un grande successo della scorsa stagione. Se lo avete perso, sappiate che riprende la tournée a partire da Roma (al Teatro Brancaccio fino al 5 marzo)

 

E FISCHI
La Fondazione Teatro Metastasio di Prato ha deciso di tagliare e ridurre le sue attività. Questo significa che non ci sarà l’edizione 2023 del festival “Contemporanea” e che verranno cancellati spettacoli anche internazionali. Il motivo? Il taglio di ben 520 mila euro di finanziamento della Regione Toscana nel biennio 2021-2022

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