Finanza criminale
I guai degli oligarchi di Vladimir Putin con Credit Suisse
Ivanishvili, il Berlusconi georgiano, è in causa con la banca elvetica da prima del crollo. Con lui altri magnati dell’ex Urss vicini al Cremlino hanno chiesto danni per centinaia di milioni di franchi. E i tribunali stanno sentenziando in loro favore
Anche i ricchi piangono. Il titolo della mitica telenovela messicana si applica perfettamente a Bidzina Ivanishvili, oligarca georgiano di osservanza filorussa ed ex primo ministro della repubblica caucasica con il partito “Sogno georgiano”, tuttora al potere a Tbilisi.
Protagonista delle privatizzazioni post-sovietiche nell’industria siderurgica e nelle banche, Ivanishvili è il georgiano più ricco della classifica di Forbes, con un patrimonio di 4,9 miliardi di dollari. A questa cifra mancano oltre 1,2 miliardi di dollari che, secondo Ivanishvili, sono andati persi da una fiduciaria del Crédit Suisse con sede a Singapore e da una compagnia assicurativa, la Suisse life Bermuda, controllata dal colosso finanziario in crisi.
Per la contesa in Asia, il miliardario georgiano ha raggiunto un accordo transattivo confermato a metà febbraio da fonti ufficiali del Cs per 210 milioni di dollari. Nel tribunale caraibico il processo è in appello dopo una sentenza di primo grado che a marzo del 2022 ha condannato la banca a pagare 607 milioni di dollari all’imprenditore. A differenza di quanto accaduto con la causa di Singapore, i negoziati riservati fra le parti sarebbero stati sospesi ancora prima che esplodesse la crisi della seconda banca elvetica.
Ivanishvili, 67 anni, fa parte di un gruppo di oligarchi di osservanza putiniana che si erano affidati al gestore Patrice Lescaudron, francese con una lunga esperienza in Russia alla testa del gruppo cosmetico Yves Rocher. Perfettamente padrone della lingua e ben introdotto nei circuiti imprenditoriali graditi al Cremlino, Lescaudron si era messo alla guida della filiale moscovita del Cs raccogliendo clienti dal portafoglio cospicuo.
Ivanishvili era stato fra i primi, nel 2005, ad affidare parte delle sue ricchezze al gestore francese. Lo avevano seguito imprenditori come la miliardaria dei soft drink Olga Kurbatova, Zurab Lysov, socio di Gazprom, e l’allora senatore Vitaly Markin, membro del partito di Vladimir Putin Russia Unita.
Lo schema si è inceppato per una serie di investimenti sbagliati di Lescaudron che, di passaggio, ha intascato personalmente alcune decine di milioni di dollari dalle disponibilità dei clienti. Lo scandalo ha portato il banchiere di fronte a un tribunale svizzero che nel 2018 lo ha condannato a cinque anni di carcere. A luglio del 2020, Lescaudron si è ucciso a 57 anni in circostanze che non sono state rese note. Della sua morte si è saputo solo all’inizio del 2021.
Nel frattempo anche Markin, che ha abbandonato la politica attiva per trasferirsi a Montecarlo, ha fatto causa al Cs sulla scia del suo amico Ivanishvili, con una richiesta di 500 milioni di dollari. Il Cs ha sempre tenuto una linea di difesa che scarica le responsabilità sull’infedele Lescaudron. Ma i risarcimenti sono inevitabili e peseranno per altre centinaia di milioni sui conti dell’istituto.
Le disavventure con il Crédit Suisse non hanno ridotto il peso che Ivanishvili esercita sulla Georgia, uno dei paesi più a rischio di fronte all’espansionismo putiniano. La villa del miliardario, uno spazio da diecimila metri quadrati che domina Tbilisi dall’alto delle colline, rappresenta in modo plastico la situazione di un paese che è sceso in piazza ripetutamente per il suo desiderio di aderire all’Ue.
Sebbene eletta con i voti di Sogno georgiano, la presidente Salome Zurabishvili ha preso posizione con i manifestanti pro Europa. Nata e cresciuta in Francia, la presidente è cugina di primo grado della storica Helène Carrère d’Encausse, madre dello scrittore Emmanuel Carrère, cantore del controverso poeta-agitatore Eduard Limonov.
Secondo fonti georgiane dell’Espresso, Ivanishvili rimane un appiglio sicuro per i filorussi. Il primo ministro di Sogno georgiano, Irakli Garibashvili, che ha più volte dichiarato di volere bloccare i finanziamenti di matrice Usa all’opposizione, è una sua creatura. A novembre del 2013, quando Ivanishvili ha annunciato il ritiro dalla politica, è stato proprio Garibashvili a prendere il suo posto.