Il mio amico Hitler è una provocazione fin troppo attuale

Lo scontro di potere nel partito del Führer raccontato da Mishima a teatro. In un dramma che riporta alle radici di un passato che non passa

Torna in scena in questi giorni uno spettacolo che si è visto poco in giro, ma che merita una riflessione. Intanto perché è molto difficile trovare nei nostri teatri allestimenti tratti dalle opere del giapponese Yukio Mishima, che si suicidò pubblicamente seguendo il rituale samurai “seppuku” (trafiggendosi cioè il ventre e facendosi decapitare). E poi perché il testo scelto dal regista Andrea Adriatico contiene dei rimandi all’attualità che dovrebbero illuminarci. “Il mio amico Hitler”, spettacolo prodotto da Teatri di Vita di Bologna e tratto dal libro tradotto da Guanda, è stato scritto da Mishima nel 1968. L’autore stesso interpretò la parte di Hitler (recitava spesso le sue opere) e immaginò un cast tutto al maschile, indicazione a cui rimane fedele anche Adriatico, che tra l’altro nel 1999 mise in scena anche “Madame de Sade”, sempre di Mishina, una sorta di dramma gemello de “Il mio amico Hitler” con personaggi esclusivamente femminili.

 

Cosa racconta questo spettacolo? L’ascesa del Fürer fra intrighi, massacri, interessi economici e giochi di potere, un racconto che parte dal 1934, pochi giorni prima della “Notte dei lunghi coltelli”, in cui morirono per mano delle SS almeno un centinaio delle SA, le “camicie brune”. Adolf Hitler (Gianluca Enria), il delfino Ernst Röhm (Francesco Baldi), il politico Gregor Strasser (Giovanni Cordì) e l’industriale Gustav Krupp (Antonio Anzilotti De Nitto) hanno strategie e visioni diverse della politica. Mentre Strasser spinge verso nuove alleanze, Hitler vuole agire da solo, accecato dalla sete di potere. L’apertura dello spettacolo è affidata al discorso che il Fürer rivolge al popolo tedesco, immerso nel buio di una scenografia geometrica e cinematografica.

 

Ma il colpo di scena arriva con il secondo atto, quando lo spettatore si ritrova sul palco una piscina. Gli attori recitano a mollo e proprio lì, in quelle acque, Strasser prova a convincere Röhm che bisogna rimuovere Hitler prima che lo faccia lui. Ma Röhm lo respinge nel nome dell’“amico” Hitler, che come è noto lo tradirà. Nell’ultimo atto, forse il più bello, vediamo Hitler avvolto in un asciugamano bianco, disteso sul lettino a bordo piscina, con Krupp in versione freudiana al suo fianco. A mollo, però, stavolta ci sono tre giovani: è il nuovo che avanza? Difficile non pensare ai gruppi neofascisti che di recente si sono radunati a Milano. Ecco perché questo testo ci riguarda ancora.

 

Il mio amico Hitler
di Yukio Mishima
regia di Andrea Adriatico
Bologna, fino al 27 marzo;
Bari, 1-2 aprile

 

APPLAUSI
Un nuovo festival che nasce è sempre una buona notizia. Curae Festival, dedicato a “Teatro, Mediazione e Giustizia Riparativa”, è diretto e ideato da Paolo Billi (regista del Teatro del Pratello di Bologna), Federica Brunelli (Dike, Milano) e Lisa Mazoni (Puntozero, Milano). L’appuntamento è dal 30 marzo al 1° aprile a Pontremoli.

 

E FISCHI
A Napoli chiude i battenti, dopo 9 anni di attività, il Nuovo Teatro Sanità, che in piazzetta San Vincenzo ha tenuto acceso uno dei vicoli più oscuri del quartiere Sanità. «Non sempre le belle storie hanno un lieto fine», scrive il collettivo artistico ntS’, che non rinuncerà all’attività laboratoriale, offrendo corsi gratuiti agli adolescenti.

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