Tra l’America centrale e Montecarlo una società anonima con fondi e conti bancari riservati della star. Un patrimonio che da mesi è al centro di cause e denunce tra gli eredi: il figlio contro il factotum

Panama, amore e fantasia. Una società anonima con sede nel paradiso fiscale centroamericano permette di alzare il sipario sulle tesorerie estere che custodiscono gran parte del patrimonio di Gina Lollobrigida.

 

L'attrice italiana di fama mondiale si è spenta a Roma il 16 gennaio scorso, a 95 anni, lasciando un'eredità controversa. Nel testamento, redatto nel 2017, ha attribuito al figlio, Andrea Milko Skofic, metà del suo patrimonio, che corrisponde alla legittima, la quota che gli spetta per legge. L'altra metà l'ha assegnata al suo manager e factotum, Andrea Piazzolla, 35 anni, che l'ha assistita nell'ultimo decennio e dal 2015 viveva con lei nella villa sull'Appia antica. Il factotum è stato però denunciato dal figlio e dall'ex marito della Lollobrigida, per circonvenzione d'incapace, ed è imputato in tre diversi procedimenti a Roma, dove respinge ogni accusa. Finora le indagini hanno potuto identificare solo una parte del patrimonio estero dell'attrice.

 

Ora L'Espresso ha scoperto una tesoreria offshore a Panama, finora sconosciuta. Si chiama Bewick International Inc, è stata creata il 6 marzo 2014 e risulta tuttora attiva («vigente»). Gli azionisti sono misteriosi: a Panama è possibile aprire società totalmente anonime, intestate a fiduciari, che si possono finanziare, svuotare o trasferire ad altri (con tutti i beni) senza lasciare tracce. Per identificarne il reale beneficiario, l'atto decisivo è la cosiddetta procura: il mandato a gestire i soldi della società. Nel caso della Bewick è proprio «Luigia Gina Lollobrigida», il nome anagrafico della star, la prima persona ad essere autorizzata, già il 20 marzo 2014, ad «aprire un conto alla banca Safra nel Principato di Monaco», con «pieni poteri di gestire tutti i fondi ». La delibera è firmata da tre fiduciari dello studio Alcogal di Panama City, tuttora registrato come gestore di quella tesoreria estera.

 

L'avvocato Michele Gentiloni Silveri, che assiste il figlio dell'attrice, dichiara a L'Espresso che «dai nostri atti emerge l'esistenza di almeno una società in un paradiso offshore, ma neppure i giudici italiani ne conoscono il nome». La traccia parte dalla villa di Roma, intestata a un'immobiliare italiana, Vissi d'arte srl, che fa capo a una holding del Principato di Monaco, Dousoline. Anche questa società monegasca era anonima, ma nel 2018 ha aperto un conto bancario, guarda caso alla Safra di Montecarlo, indicando come beneficiaria Gina Lollobrigida. L'avvocato precisa che «il suo capitale è rappresentato da 200 azioni che a tutt'oggi non sono nell'inventario dell'eredità: da anni si ignora chi le detenga».

 

Dallo stesso Principato di Monaco, soprattutto, risultano spariti almeno 3,9 milioni di euro. Sono i ricavi della vendita dei gioielli della Lollobrigida in una famosa asta a Londra. «Depositati in banca a Montecarlo, furono trasferiti il 28 luglio 2013 in un paradiso fiscale», spiega Gentiloni, «ma le autorità monegasche, nelle risposte alle rogatorie inviate dai giudici italiani, non hanno comunicato il nome della società beneficiaria».

 

Ora, dalle carte riservate delle offshore rivelate dal consorzio Icij (di cui fa parte L’Espresso in esclusiva per l’Italia), spunta la società anonima Bewick International Inc, aperta a Panama pochi mesi dopo, quando i soldi dei gioielli erano ormai spariti da Montecarlo.

 

Andrea Piazzolla, in un’intervista a Gente, ha riconosciuto che «Gina ha voluto farmi dei regali in Italia, per un totale di circa 600 mila euro», ma ha sempre negato di averla plagiata o di aver prelevato fondi o altri beni contro la sua volontà. Il suo avvocato, l'ex pm Antonio Ingroia, ha anticipato a Fanpage la linea di difesa: «Nessuna perizia ha mai dichiarato la Lollobrigida incapace d'intendere. Andrea è l’unico che le è stato accanto negli ultimi anni, le aveva anche salvato la vita, e lei ha deliberatamente deciso di essere generosa e riconoscente con lui. Era per lei il figlio che avrebbe voluto».