Le anteprime mondiali dell’Eroica, il brand internazionale del ciclismo d’epoca più famoso al mondo, sono state il 22 aprile in Giappone, lungo le strade nere di lava che portano al sacro Monte Fuji e continueranno il 14 maggio a Montagu in Sud Africa, tra gli struzzi e i babbuini attoniti spettatori all’incrocio tra gli Oceani Atlantico e Indiano.
Una storia incredibile che continua a fare il giro del mondo, nata nel cuore delle terre di Siena e oggetto del desiderio per decine di appassionati cultori delle due ruote d’altri tempi. Un fenomeno trascinante, che fa numeri da capogiro senza perdere la sua identità e restando fedele alla purezza amatoriale delle origini. Una perla dell’italian style diffusa da una tribù multilingue che veste le maglie di tutti i colori del mondo ed esporta nuovi capitoli dell’Eroica in ogni parte del globo, dalla Spagna alle Colline del Prosecco, dalla Svizzera all’Olanda, dalla Germania alle Dolomiti, dalla California ai Monti del Gran Sasso, in attesa di sbarcare in Oceania e in altri continenti.
“La bellezza della fatica e il gusto dell’impresa”: ecco l’essenza dell’Eroica nata nel 1997 da un’idea folgorante di Giancarlo Brocci, spirito ribelle e visionario. Una saga che si perpetua ogni anno nel segno dei suoi rituali originari. Le Classiche Eroiche di Gaiole, patria del mito, e Montalcino sono dedicate al vintage, con bici e abbigliamento antecedenti al 1987. Saliscendi mozzafiato tra il Chianti, le Crete Senesi e la Val d’Orcia per 362 chilometri, di cui oltre 200 di strade bianche. L’ultima nata, la Nova Eroica di Buonconvento, aperta alle bici da strada moderne e gravel.
Ma c’è un altro traguardo che assegnerebbe a questa fantastica impresa il giusto posto nella storia. Riuscirà la nostra Eroica ad entrare nella lista dei beni Unesco, ovvero nel patrimonio dei beni immateriali dell’umanità?
Sarebbe la consacrazione definitiva di come la cultura delle due ruote sia tutt’uno con lo stile di vita, il paesaggio e l’arte del cibo in queste terre del buon vivere. Da quando se n’è cominciato a parlare è parso come uno sbocco del tutto naturale, come avverrà prima o poi per il Palio di Siena e sicuramente per la Via Francigena, ormai prossima al riconoscimento dell’Unesco (Siena e la Toscana, con i loro 394 chilometri sono il tratto italiano più esteso della storica via dei pellegrini che da Canterbury arriva a Roma in Piazza San Pietro). Fregiarsi del titolo Unesco non ha solo uno speciale significato culturale, ma anche un effetto domino di investimenti in un asset di crescita ideale per l’intera regione, che punta molto sul suo sistema diffuso di Cammini e Ciclovie. Ma questo tipo di candidature vanno curate passo per passo, assieme alle alleanze e ai rapporti internazionali che accompagnano i processi di selezione e le votazioni. Molto dipenderà da chi, politici e amministratori, saprà condurre al successo la candidatura, prima con il Ministero della Cultura e poi verso il Segretariato Unesco di Parigi.
Con l’Eroica, Siena e il suo territorio metterebbero un altro sigillo a un primato inestimabile: compresa nel raggio di soli 40 km la città del Palio catalizza la più alta concentrazione mondiale di patrimoni Unesco, dal suo centro storico a quelli di San Gimignano e Pienza, fino alla Val d’Orcia. Un condensato di storia, arte, civiltà della terra e del paesaggio che diventa poesia in movimento per chi pedala sulle antiche strade dell’Eroica, nella “campagna più commovente al mondo” come la descrisse il grande storico francese Fernand Braudel.
Senza poi considerare il traino dell’Eroica rispetto al valore strategico del settore bike nei processi di transizione ecologica. L’Italia, dove prosperano i più prestigiosi marchi del mondo, con oltre 3 milioni di bici all’anno è il primo produttore europeo e Paese leader della smart mobility, in cima alla classifica dei produttori europei con un fatturato che viaggia verso i 2 miliardi di euro e una quota di mercato di oltre il 20 per cento (seguono Germania e Portogallo).
Si spiega anche così la vendita del marchio Eroica, passato dai sette soci fondatori a una compagine di imprenditori conquistati dal fascino dell’Eroica. Il passaggio alla gestione imprenditoriale del marchio, seppure inevitabile, non ha finora pregiudicato lo spirito originario, tant’è che la gestione dei tre eventi senesi dell’Eroica è rimasta nelle mani di Eroica Italia, la società sportiva senza scopo di lucro presieduta da Franco Rossi. È l’impegno preso a nome di tanti eroici della prima ora, primo su tutti il compianto Luciano Berruti, savonese dai baffi d’epoca, che in sella alla sua Peugeot 1907 (20 chili e un solo rapporto) ha compiuto mitiche imprese, dalla prima Eroica del 1998 al Mont Ventoux, l’Alpe d’Huez e il Tourmalet. Per non dire di quando sbagliò strada in una Parigi-Roubaix facendo 40 chilometri in più, tagliando comunque il traguardo dopo 300 chilometri. Si deve anche ai tanti amanti come lui del ciclismo romantico se le strade bianche non sono state asfaltate, come erano in molti a volere.
Il primo appuntamento è fissato per il 28 maggio a Montalcino. A seguire Buonconvento, il 24 giugno e Gaiole il 30 settembre. Per la prima delle 5 tipologie di iscrizione, quella standard aperta a tutti a 85 euro, i 4.000 posti disponibili sono già sold out. L’anno scorso i partecipanti di tutte le categorie superarono quota 13mila; un numero che tra familiari e accompagnatori va moltiplicato da 3 a 5 volte. Un volano poderoso, a dimostrazione dell’enorme potenziale di un’offerta turistica che si sposa con un preciso modo di intendere la vita e lo sport. Sulle strade del mito, dal Chianti al Brunello, fino a quelle Crete Senesi a cui il poeta Mario Luzi dedicò versi memorabili: “La terra senza dolcezza d’alberi, la terra arida/che rompe sotto Siena il suo mareggiare morto/... è un luogo non posseduto dal senso, una plaga diversa/che lascia transitare i pensieri/però non li trattiene, non opera come ricordo, ma come ansia”.