Il suo romanzo “Il paese dei fiori oscuri” è considerato dai critici un capolavoro. È una indagine sul non detto, sulla frontiera e sul tempo che scorre e cambia la memoria delle persone

Eva Menasse, austriaca, 53 anni appena compiuti, è autrice del romanzo “Il paese dei fiori oscuri”, edito da Bompiani nell’ottima traduzione di Laura Bortot. Sarà anche lei ospite al Salone (il 20 maggio, ore 16). Il romanzo giudicato da critici “un capolavoro” è un’indagine letteraria su: «Silenzio, frontiera e tempo che scorre e cambia l’atteggiamento e la memoria delle persone», dice lei stessa. “Il paese dei fiori oscuri” assomiglia a un luogo vero, Rechnitz. E a Rechnitz, sul confine fra l’Austria e l’Ungheria, nella primavera del 1945 ci fu una strage di quasi duecento prigionieri ebrei. Successe al castello, durante una festa.

 

Perché è voluta tornare su questa vicenda?
«Ci sono traumi che riguardano la memoria della nazione e che si ripropongono in maniera diversa ogni volta che vengono raccontati. Non ho cercato questa storia, è la storia che mi ha trovato. Ho cominciato a indagare e ho scoperto che nelle vicinanze ci sono state circa 120 stragi di lavoratori schiavi portati per costruire una linea di difesa contro l’Armata sovietica in marcia verso Berlino. E ho scoperto anche tanti silenzi e il fatto che il luogo di sepoltura delle vittime è ancora ignoto».

 

Un paesaggio da fine del mondo.
“Paesaggio contaminato”. Si tratta di una definizione dello scrittore Martin Pollack (che in italiano è pubblicato da Keller editore, ndr.). Tutti sanno tutto ma tutti decidono di stare zitti. Però il silenzio significa che il crimine è presente nel vissuto di tutti».

 

E la frontiera? Il romanzo comincia in un anno emblematico, il 1989.
«Parlo di un luogo dove fino al 1918 non c’era nessuna frontiera. E dove la cortina di ferro cominciò a cadere nell’estate del 1989 con i primi fuggiaschi dalla Germania dell’Est. Ed è qui che passava la frontiera di Schengen, pure questa caduta. Con la guerra in Ucraina il concetto di frontiera ha cambiato di segno in Europa: fa di nuovo paura»