Decreto lavoro, Meloni: «Il più importante taglio delle tasse da decenni»
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Lavoro che, grazie a risorse provenienti per la maggior parte dai 3,4 miliardi di euro di scostamento di bilancio previsto nel Def. Previsti interventi a sostegno dei lavoratori, tra i quali la riduzione di ulteriori 4 punti del cuneo fiscale e fringe benefit esentasse fino a 3 mila euro per i dipendenti con figli. La presidente Giorgia Meloni ha deciso di non tenere una conferenza stampa al termine del Cdm, pubblicando però un video in cui parla del «taglio delle tasse sul lavoro più importante degli ultimi decenni». Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: «Aiutiamo i lavoratori, non i lettori di Vogue». La segretaria del Pd Elly Schlein annuncia: «Contrasteremo il decreto non solo in Parlamento». Stoccata del leader del M5s Giuseppe Conte: «Il governo Meloni fa la festa ai lavoratori».
Landini: «Stanno mettendo toppe, ma serve una strategia»
«Il governo sta mettendo delle toppe, ma serve una strategia. Non si può andare avanti a colpi di propaganda. Oggi è il momento di rilanciare con forza la mobilitazione. Le ragioni ci sono tutte e rimangono. Bisogna cambiare le politiche economiche e sociali che sono sbagliate». Ha dichiarato ieri il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, dalla piazza del primo maggio. Il decreto sul lavoro «allarga la precarietà, liberalizza i contratti a termine e aumenta i voucher, fa cassa sul Reddito. Non è quello che serve al nostro Paese e non è il metodo per affrontarlo», aggiunge. Sul cuneo va «nella direzione richiesta ma è una tantum».
Giorgetti: «Io ministro Economia perché nessuno voleva farlo»
«Nessuno voleva fare il ministro dell'Economia: questa è la verità. E allora un disgraziato della Lega, che viene da un paesino da 700 abitanti che ha anche un nome un po' sfortunato, finisce lì a fare il ministro dell'Economia». Lo ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, durante il suo intervento all'evento della Lega a Brescia.
Israele: leader jihad in sciopero della fame muore in carcere
Khader Adnan, uno dei principali esponenti del movimento della Jihad islamica palestinese, che da più di 80 giorni era in sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione da parte di Israele, è morto in carcere. L'amministrazione carceraria israeliana ha annunciato in un comunicato la morte del prigioniero affiliato al Jihad islamico, «trovato privo di sensi nella sua cella» e poi ricoverato in ospedale. Il Jihad islamico e il Club dei prigionieri palestinesi hanno confermato all'AFP che Khader Adnane è morto all'età di 45 anni. Alcuni razzi sono stati sparati da Gaza verso Israele, poco dopo l'annuncio. Secondo la radio militare sono stati sparati «due o tre razzi» che sono caduti in zone aperte senza provocare danni né vittime. In precedenza, erano state attivate sirene di allarme nel kibbutz Saad, nel Negev. Da Gaza la Jihad islamica ha già accusato Israele di essere responsabile della morte in carcere di Adnan. «Questo crimine - ha avvertito in un comunicato - non passerà senza una reazione».
1 maggio: Francia, 540 fermi e 406 poliziotti feriti
Sono state 540 le persone fermate ieri in Francia e 406 i poliziotti feriti durante le manifestazioni del 1 maggio. Lo rende noto il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin. Darmanin - interpellato da BFM TV - ha precisato che 406 poliziotti e gendarmi sono stati feriti sull'intero territorio, mentre nella sola Parigi sono stati 259 i poliziotti e i gendarmi che hanno riportato ferite nella manifestazione. «Servono le sanzioni penali più dure contro quelli che attaccano le forze dell'ordine», ha aggiunto il ministro, invocando una "legge anti-casseur".
Ucraina: 480 bambini morti e 960 feriti dall’inizio della guerra
Sono almeno 480 i bambini morti in Ucraina dal 24 febbraio del 2022, quando la Russia ha iniziato l'invasione del Paese. Lo denuncia la procura di Kiev sul suo canale di Telegram, aggiungendo che altri 960 sono rimasti feriti «a causa dell'aggressione armata su larga scala da parte della Russia». Ma «questa cifra non è definitiva», ha aggiunto, perché «continua il lavoro» per individuare le vittime «nei luoghi dove sono ancora in corso le ostilità, nei territori temporaneamente occupati e in quelli che sono stati liberati».