I cittadini sono sempre più informati sulle questioni ambientali. Nel 2023 cresce, infatti, sia il numero dei conoscitori dell’economia circolare, che arriva al 45% (+5% rispetto a cinque anni fa), sia il numero di coloro - ben il 60% - secondo i quali i green jobs aumenteranno (+12% rispetto al 2022). Manca però la consapevolezza della leadership italiana nel settore visto che il 43% dei cittadini non sa e non ritiene credibile che l’Italia sia l’eccellenza europea nel riciclo dei rifiuti.
È quanto emerge dalla ricerca Ipsos “L’Italia e l’economia circolare”, realizzata in collaborazione con il Conou - Consorzio Nazionale Oli Usati e presentata all’Ecoforum 2023, organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club. Ne abbiamo parlato con Riccardo Piunti, presidente del Conou.
Dall’indagine emerge una sempre maggiore consapevolezza sull’economia circolare. Qual è la sua opinione al riguardo?
«Cresce il numero di italiani che riconoscono nell’economia circolare un modello culturale alternativo di produzione e di consumo indispensabile per la salvaguardia del pianeta. Non possiamo ancora a lungo saccheggiare il pianeta, peraltro perdendo o disperdendo la metà di quello che preleviamo».
Le persone vivono ormai sulla loro pelle le conseguenze della crisi climatica – siccità, trombe d’aria, alluvioni – e cominciano a vederne anche gli impatti indiretti: i dati sull’inflazione italiana ci dicono che la vampata dell’energia si sta attenuando, mentre l’inflazione dell’ultimo anno è trainata proprio dai prodotti alimentari.
«Peraltro, ancora sono pochi gli italiani che sanno o pensano credibile che il nostro Paese sia un’eccellenza in Europa nell’economia circolare; dando per scontato che siamo tutti troppo critici o scettici nei confronti del nostro paese, è rilevante che buona parte di questo risultato sia di un modello organizzativo e collettivo dei Consorzi iniziato 40 anni fa proprio dal Conou».
Che ruolo ha l’olio lubrificante usato in questa eccellenza europea?
«Grazie alla filiera Conou, 60 imprese di raccolta e due di rigenerazione, l’Italia è il Paese più virtuoso in Europa nel settore degli oli minerali usati, con un tasso di rigenerazione del 98%, contro una media UE del 61%; nel resto d’Europa quasi la metà dell’olio usato, che per noi è una preziosa risorsa, viene malamente utilizzato per produrre calore. L’esperienza ci dimostra che l’economia circolare non è un’utopia e che è in grado di apportare benefici concreti, ambientali ed economici: nel solo 2022, grazie al lavoro delle imprese del sistema-Conou, si sono risparmiati circa 130 milioni di euro di importazioni, quasi un milione e mezzo di barili di greggio; immagini di cancellare una fila di barili di petrolio posti lungo tutto il percorso da Roma a Milano».
Gran parte degli italiani pensa che i green jobs aumenteranno. Vale anche per il vostro settore?
«Le imprese dei rifiuti e del riciclo sono sempre più sofisticate e i nostri imprenditori sono perennemente alla ricerca di chimici, ingegneri e tecnici/legali per il settore delle autorizzazioni. La gestione della qualità dei rifiuti, importante per un efficace e completo riciclo, impone di migliorare nell’analisi e nella selezione del rifiuto stesso, con competenze e know-how su sostenibilità e nuove tecnologie. Aggiungo che la nostra civiltà ha visto settori di attività crescere e poi contrarsi, mentre i rifiuti sono pur sempre in aumento e le nostre imprese sono pronte a reinvestire tutte le risorse economiche che generano».
Assistiamo a imbrattamenti di opere per protestare in favore dell’ambiente. Sono dimostrazioni utili per accelerare la transizione?
«Secondo il sondaggio la maggior parte degli italiani condanna queste azioni, ma un 20% le giustifica perché ritiene che si faccia troppo poco per l’ambiente. Personalmente sono un amante dell’arte e della cultura antica e non posso che disapprovare chi danneggia le vestigia della nostra civiltà. Credo tuttavia che questo fenomeno si inquadri in quello più generale di ribellione alla “esclusione” delle giovani generazioni. Il filosofo Galimberti scrive che la massima potenza creativa dell’uomo si esplica prima dei i trent’anni - pensiamo a molti dei grandi scienziati - mentre questa nostra epoca concede poco spazio e ruolo ai giovani. Comunque si giudichino questi atti, è chiaro che per le giovani generazioni il tema della salvezza del pianeta è un’urgenza non più procrastinabile e sta a noi indirizzare questa energia nella giusta direzione».