Tg1 nel mirino del Pd per un servizio «su un'iniziativa del movimento giovanile di Fdi elevata a evento patriottico»
Il direttore del Tg Uno Gian Marco Chiocci nel mirino del Pd. A far scattare la polemica è un servizio in onda nell'edizione domenicale delle 13.30 «su un'iniziativa - hanno spiegato in una nota parlamentari Pd in commissione di Vigilanza Rai - organizzata dal movimento giovanile di Fratelli d'Italia, Gioventù nazionale, e elevata ad evento patriottico culturale». Il servizio del Tg1 criticato dal Pd era su una cerimonia al cimitero romano del Verano: «Come ogni anno da 40 anni, più di trecento ragazzi di Gioventù nazionale - spiegava il commento del servizio, sfilano per rendere omaggio - a chi ha dato la vita per l'Italia, dal Risorgimento alle vittime degli anni di piombo alle vittime del terrore ai patrioti delle grandi guerre».
Il Pd ha chiesto «l'immediata audizione di Chiocci» in commissione Vigilanza Rai: «Venga a spiegare se ha cambiato ruolo e se è diventato il portavoce dei movimenti giovanili di destra che hanno sede in via della Scrofa. La misura è colma». In difesa di Chiocci si sono schierati esponenti di tutti i partiti di centrodestra: quelle del Pd sono «posizioni assurde - hanno scritto in una nota i capigruppi di Fratelli d'Italia alla Camera ed al Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan - Come quella di chiedere l'audizione del direttore del Tg1 reo, secondo il Pd, di aver ha mandato in onda un servizio per raccontare una manifestazione, che peraltro si tiene da decenni, organizzata da Gioventù nazionale in onore delle vittime cadute per la Patria. Forse che il Pd vorrebbe dettare la scaletta dei servizi?».
E il senatore Giorgio Maria Bergesio, capogruppo della Lega in Vigilanza Rai: «La verità è che la sinistra non accetta che esistano giornalisti non sudditi del Nazareno e liberi di fare il loro lavoro come il direttore Chiocci, al quale va tutto il nostro appoggio». Anche per Forza Italia «non spetta al Pd decidere cosa può andare in onda e cosa no, se ne faccia una ragione», ha dichiara il capogruppo in Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Rosso. Ma per il Pd «sono andati in onda 60 secondi di retorica pura per un omaggio non ai morti, ma ai giovani di Fratelli d'Italia - hanno scritto in una nota Chiara Braga e Francesco Boccia, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati e al Senato - In 40 anni non s'era mai visto piegare il servizio pubblico alla propaganda di una forza politica, ma la destra che occupa i tg non ha più freni». In una nota, il sindacato UniRai ha difeso il servizio: «Non consentiremo che una segreteria di partito, quella del Pd, possa pensare di condizionare il sommario del Tg1 o di qualsiasi altra testata Rai. Raccontare un'iniziativa promossa da un gruppo politico giovanile rientra nelle libertà delle scelte editoriali».
Abbattuto missile lanciato dagli Houthi contro nave guerra USA
Gli aerei da guerra statunitensi hanno abbattuto un missile lanciato dalle zone dello Yemen controllate dai ribelli sciiti Houthi contro un'imbarcazione militare nelle acque internazionali del Mar Rosso domenica, ha dichiarato oggi il Comando centrale statunitense. Il comando del dipartimento della difesa americana ha confermato che l'incidente è avvenuto intorno alle 16:45 ora locale nella capitale yemenita di Sana'a (13:45 GMT) .«Un missile antinave è stato sparato da aree militanti Houthi sostenute dall'Iran nello Yemen contro la USS Laboon (DDG 58), che stava operando nel sud del Mar Rosso», ha detto il comando centrale sul sito di social network X (ex Twitter). Ha sottolineato che il missile è stato abbattuto al largo della costa di Al-Hudayda, una città dello Yemen occidentale, da jet da combattimento statunitensi senza causare danni o feriti.I ribelli sciiti Houthi dello Yemen hanno accusato oggi gli Stati Uniti di aver bombardato per il terzo giorno consecutivo le loro postazioni nella città portuale di Al Hudeida, azioni in risposta agli attacchi degli insorti alle navi commerciali nel Mar Rosso. «L'aggressione statunitense e britannica ha bombardato Al Lahiya ad Al Hudeida"» ha scritto su X (ex Twitter) Mohamed al-Bukhaiti, membro dell'ufficio politico Houthi, dopo che un bombardamento ha colpito una delle loro postazioni militari nel nord della città.
Hamas pubblica video con 3 ostaggi israeliani vivi
"Hamas ha pubblicato in serata un video di tre ostaggi". È stato Haaretz a riportare la notizia, precisando che i tre sono "Noa Argamani, Yossi Sharabi e Itay Svirsky. Noa 26 anni, è stata rapita da una festa a Re'im ed è stata ripresa nei video mentre veniva trasportata su una moto verso la Striscia di Gaza. Itay Svirski, 38 anni, di Tel Aviv, è stato sequestrato mentre era in visita alla sua famiglia nel Kibbutz Be'eri. I suoi genitori, Orit e Rafi Svirski, sono stati assassinati. Yossi Sharabi, 53 anni, di Be'eri, è stato invece rapito da casa sua". Il video arriva esattamente 100 giorni dopo il 7 ottobre. Nel video compaiono una donna e due uomini che parlano in ebraico e chiedono alle autorità israeliane di agire per il loro ritorno a casa, scrive France Presse, precisando che non è chiaro quando sia stato girato il filmato. Il sito israeliano Ynet sceglie invece di non riportare le dichiarazioni dei tre, poiché «molto probabilmente sono state dettate loro dai loro rapitori per scopi di terrore psicologico e propaganda».
Ucraina: Bild, Germania «si rischia guerra Russia-Nato nel 2025»
La Germania si sta preparando per una guerra tra Nato e Russia, che, secondo lo scenario del Ministero della Difesa tedesco, potrebbe iniziare nell'estate del 2025. Lo scrive il tabloid Bild con riferimento a un presunto documento segreto della Bundeswehr. E lo riporta Ria Novosti. "Il giorno X", secondo un documento segreto della Bundeswehr, il comandante in capo della NATO darà l'ordine di trasferire 300mila soldati sul fianco orientale, compresi 30mila soldati della Bundeswehr", si legge nella pubblicazione.
Secondo la pubblicazione, l'escalation potrebbe iniziare già nel febbraio 2024 con l'inizio dell'offensiva attiva della Russia contro le posizioni delle forze armate ucraine , che entro giugno dello stesso anno, secondo l'articolo, si concluderà con la ritirata delle forze armate ucraine. «Le azioni della Russia e dell'Occidente, culminate nell'invio di centinaia di migliaia di soldati della Nato e nell'inevitabile scoppio della guerra nell'estate del 2025, sono descritte con precisione nel luogo e nel mese esatto (nella sceneggiatura - ndr di Ria Novosti)» dice l'articolo. Secondo quanto riferito, il luogo più probabile per una collisione sarà il corridoio Suwalki tra la Bielorussia e la regione di Kaliningrad. Gli autori dell'articolo lasciano però aperta la questione di come andrà a finire questa ipotetica escalation. La Russia - replica Ria Novosti - ha ripetutamente sottolineato che non rappresenta una minaccia per nessuno dei paesi della NATO, ma non ignorerà azioni potenzialmente pericolose per i suoi interessi. Allo stesso tempo, resta aperto al dialogo, ma su base paritaria, e l'Occidente deve abbandonare la strada della militarizzazione del continente.
Taiwan: la delegazione Usa incontra la presidente Tsai
La delegazione informale Usa arrivata ieri a Taiwan ha iniziato il giro di incontri partendo dalla presidente uscente Tsai Ing-wen, a due giorni dalle elezioni che hanno visto vincere il suo vice William Lai alla presidenza, sempre per il Partito democratico progressista, nel mezzo delle pressioni della Cina. Composta dall'ex consigliere per la Sicurezza nazionale Stephen Hadley, dall'ex vicesegretario di Stato James Steinberg e dalla presidente dell'American Institute in Taiwan (l'ambasciata Usa del facto) Laura Rosenberger, la delegazione ha in agenda incontri con "personalità di spicco della politica" prima di ripartire domani. Tsai, questa mattina, ha voluto congratularsi su X "con il popolo di Taiwan per un'altra elezione democratica di successo, e con Ching-te Lai e Bi-khim Hsiao (rispettivamente presidente eletto e la sua vice, ndr) per la loro vittoria. E un ringraziamento speciale ai nostri alleati e partner che la pensano allo stesso modo per i gentili messaggi. Siamo ansiosi di sostenere insieme i nostri valori democratici condivisi". Nell'annunciare la visita, l'American Institute in Taiwan ha affermato che la missione della delegazione informale è comunque di "portare a Taiwan le congratulazioni del popolo americano per il successo delle elezioni". Non è la prima volta che Washington promuove iniziative del genere: nel 2016, l'ex vicesegretario di Stato Bill Burns arrivò a Taipei due giorni dopo il primo mandato strappato da Tsai a presidente dell'isola. La visita, vista però come fatta da funzionari troppo senior, giunge al termine di una campagna elettorale segnata da crescenti pressioni, sia diplomatiche che militari, da parte della Cina, che considera Taiwan parte "Inalienabile" del suo territorio da riunificare anche con la forza, se necessario. Lai, come la leader uscente Tsai, considera l'isola di fatto indipendente e ha promesso di proteggerla da "minacce e intimidazioni" di Pechino. Domenica Taiwan ha esortato la Cina ad "affrontare la realtà" e a "rispettare i risultati delle elezioni", mentre Pechino ha avvertito che qualsiasi iniziativa a favore dell'indipendenza sarà "severamente punita".
Regionali: FdI aspetta le mosse della Lega, e Tajani blinda Bardi
Il negoziato sulle regionali nel centrodestra ha un punto di svolta in Sardegna e potrebbe approdare in Basilicata. Perché la trattativa sul candidato governatore nell'isola ha come possibile sbocco un riequilibrio generale, che coinvolge anche altre regioni al voto nei prossimi mesi. Il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, scelto da FdI, continua con la sua campagna elettorale per la presidenza della Sardegna e insiste nell'invitare la Lega a sostenerlo, malgrado finora Matteo Salvini abbia spinto ufficialmente per la conferma del presidente uscente, Christian Solinas. Insomma, FdI aspetta le mosse di Salvini, che nelle prossime ore potrebbe lanciare un segnale: per domani pomeriggio, a Milano, ha convocato il consiglio federale del partito "per fare il punto della situazione politica". Uno degli elementi in ballo nel confronto fra gli alleati potrebbe essere la scelta del candidato in Basilicata. Forza Italia punta sull'uscente, l'azzurro Vito Bardi. Ma Lega e FdI potrebbero pretendere un nome diverso. Magari un esponente civico, o d'area. Cominciando a sentire la terra tremare, il vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani oggi infatti blinda il "suo" governatore: «Sono convinto che sulle candidature si troveranno gli accordi in tutte le Regioni dove si vota - dice - È ovvio che Vito Bardi, nostro candidato in Basilicata, non è in discussione. Vito Bardi è il candidato alla presidenza della Regione Basilicata. Perché ha fatto bene. Ci sono delle risposte concrete: in Basilicata non si paga il gas, non si paga l'acqua, e credo che sono cose che ai cittadini lucani abbiano fatto piacere. Quindi, Bardi non si tocca». Parole che non sono scivolate via: «In FdI non c'è alcuna intenzione di affossare Forza Italia», commenta a taccuini chiusi un esponente del partito di Meloni. Resta comunque sul piatto lo squilibrio fra le regioni al voto nei prossimi mesi: il partito più forte della coalizione, FdI, ha due candidati: Truzzu in Sardegna e Marco Marsilio in Abruzzo. La Lega, secondo partito, al momento ne ha uno, con la conferma di Donatella Tesei in Umbria. Forza Italia ne avrebbe invece due: oltre a Bardi, l'uscente Alberto Cirio in Piemonte.
In ogni caso, per prima cosa, bisogna sciogliere il nodo Sardegna. Fra gli alleati, la sensazione è che spetti a Salvini decidere, perché Solinas - raccontano - sarebbe disponibile a fare un passo indietro, come tutti si aspettavano nei giorni scorsi, aprendo la strada al sostegno della Lega a Truzzu. C'è chi sostiene che il governatore avesse messo in conto l'ipotesi di farsi da parte già nella riunione fiume del centrodestra da cui è uscito a maggioranza il nome di Truzzu, ma col "no" di Lega e Partito sardo d'Azione. Non sono ancora in programma vertici fra i leader di partito, anche se, giocoforza, nei ruoli di premier e vicepremier, Meloni, Tajani e Salvini martedì dovranno vedersi, seduti tutti allo stesso tavolo per il consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. D'altronde il tempo stringe. Le elezioni in Sardegna sono fissate per il 25 febbraio, in queste ore scadono i termini per la presentazione dei simboli e entro mezzogiorno del 25 gennaio dovranno essere presentate ufficialmente le liste con le candidature alla carica di presidente della Regione, insieme al programma politico. Al momento, oltre a Truzzu e all'ipotesi Solinas, per il centrodestra è in corsa come indipendente Alessandra Zedda, ex vicepresidente della giunta Solinas con Fi. Anche a lei - come a Lega e al partito sardo d'Azione - Truzzu ha rivolto un appello all'unità: «Il tuo posto è con noi».
Restano poi sul tavolo della trattativa le questioni del terzo mandato per i governatori - che la Lega fortemente vuole, ma che FdI e Forza Italia contrastano - e i dettagli della riforma delle Autonomie. Ma sarà difficile sovrapporre temi che si spingono così in là nel tempo alla scelta del governatore di una regione che va al voto fra un mese. Mentre il futuro di Solinas potrebbe avere come sbocco una candidatura alle europee. Anche se la Lega deve ancora definire più di una questione, come quella che riguarda un eventuale investimento sul generale Roberto Vannacci.
Verini (Pd): Schlein vada in in Europa, lì la vera battaglia
Elly Schlein si candidi alle europee e vada «per davvero» a Bruxelles: «Non serve stare in Parlamento per fare la leader. Sarebbe un segno di forza se la leader del Pd decidesse di candidarsi per stare in Europa, per combattere la battaglia lì, fare la parlamentare europea e contribuire a dare all'Europa quella nuova fase di consolidamento. Se alla fine valutasse questa ipotesi, per me sarebbe una scelta di coraggio apprezzabilissima!. Così in una intervista a La Stampa il senatore Pd Walter Verini. «Qualunque sia la sua decisione, che rispetterò perché la prenderà anche pensando al Pd, chi nel partito pensa di usare le Europee per regolamenti di conti interni è un irresponsabile», conclude Verini, per il quale a Bruxelles Schlein «continuerebbe a fare la leader rafforzata da un gesto di coraggio e coerenza. Sarebbe un suicidio attaccarla cinicamente di fronte a una grande battaglia come quella delle europee e a una scelta di coraggio».