Cultura
gennaio, 2024

La ricerca sugli animali è indispensabile. Siamo disposti ad accettarlo?

Nei cuccioli d'uomo e di pollo i neuroni funzionano allo stesso modo. E questa è solo una delle tante scoperte per le quali dobbiamo ringraziare i nostri amici

Voleva così bene alla sua tartaruga, che ogni sera se la portava a letto. La bestiola cominciò a stare male, venne portata dal veterinario. La diagnosi: disidratata. La tartarughina d’acqua ha rischiato la pelle a causa di un affetto immenso da parte della sua umana. Mi ha raccontato questo episodio Giorgio Vallortigara docente di neuroscienze all’università di Trento, a margine di un conferenza dell’ Arezzo Science Lab. Abbiamo parlato della nuova crescente e spesso malata sensibilità verso gli animali. 

 

«Accrescere in ogni modo il livello medio della conoscenza naturalistica»: è questa la soluzione che propone Vallortigara. E poi mi racconta del suo studio sui pulcini (“Il Pulcino di Kant”, edito da Adelphi) nello stabulario del suo laboratorio dove vengono studiati i neuroni. Neonati e pulcini riconoscono che una cosa è viva dal volto, che sia umano o che sia di una gallina. Hanno già in testa, nei loro neuroni, lo schema di come è fatta una faccia di un loro simile. Sono “nati imparati”. 

 

Ma per studiare i neuroni e come funziona un cervello, i ricercatori hanno bisogno di animali. E qui casca l’asino. C’è chi è assolutamente contrario a sacrificare topi e ratti per testare farmaci nonostante ci siano protocolli stringenti su cosa e come farlo, ma poi mette trappole e veleno in casa se scopre che un topastro si è infilato nella dispensa. E poi c’è la ricerca di base. Quella lavora senza sapere dove andrà a cadere e se troverà un perché al sacrificio di pulcini o topi. «I neuroni specchio sono stati scoperti per caso da Giacomo Rizzolatti, impiantando elettrodi nel cervello delle scimmie», mi spiega Vallortigara. 

 

Una scoperta che oggi rende migliore la vita di molte persone malate. Per curare il genere umano e per capire come pensano i nostri animali, ci vuole la ricerca e a volte il sacrificio. Siamo disposti ad accettarlo? Questa volta siamo noi che dobbiamo ringraziare gli amici bestiali.

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