Belle storie
Food for profit, il docufilm scomodo contro la lobby del cibo
Il documentario di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi racconta il legame tra industria agroalimentare e politica. Svelando i tanti conflitti d'interesse spesso taciuti
"Food for Profit” è il docufilm firmato dalla giornalista Giulia Innocenzi e dal film-maker Pablo D’Ambrosi che svela il legame tra l’industria della carne, le lobby dell’agroalimentare e il potere politico. Racconta l’impatto che gli allevamenti intensivi hanno sulla salute e sull’ambiente, i maltrattamenti sugli animali e lo sfruttamento del lavoro.
«Abbiamo interpellato diverse piattaforme e purtroppo non c’è stato modo di coinvolgerle perché temevano ripercussioni legali e perché, mi hanno detto, non vogliono fare politica», spiega Giulia Innocenzi: «È stata una risposta un po’ strana perché per me tutto è politica e il ruolo dei documentari è anche questo. Ma è solo una delle tante porte chiuse in faccia, almeno fino alle prime visioni. Poi, grazie al passaparola e alla pressione dei cittadini, qualche segnale di speranza ha iniziato ad arrivare, visto che stanno aumentando le proiezioni nelle sale».
Il film, realizzato in cinque anni e prodotto con le risorse dei creatori e con le donazioni di singoli e di alcune fondazioni, è al cinema alla vigilia delle elezioni europee: «Vogliamo incidere in questo dibattito che denuncia come l’Europa dia sussidi all’agricoltura e agli allevamenti sbagliati e sostenga i rapporti opachi fra europarlamentari e lobbisti. Noi chiediamo di fermare i sussidi pubblici agli allevamenti intensivi e di avere maggiore coscienza alle urne, di sensibilizzare i parlamentari europei della prossima legislatura, ovvero quelli che decideranno la nuova Politica agricola comune, di ottenere una moratoria sui nuovi allevamenti intensivi. Inoltre, chiediamo che venga creata un’assemblea dei cittadini per decidere sulla politica agricola, perché non lo facciano più i lobbisti».
Oltre ai diversi infiltrati negli allevamenti, a Bruxelles si introduce Lorenzo Mineo che coordina le attività europee del movimento Eumans e che, con le telecamere nascoste, ha avvicinato diversi europarlamentari convincendoli a ottenere approvazioni su una manipolazione genetica sugli animali, chiaramente inventata e raccapricciante. Il suo lavoro ha evidenziato i conflitti d’interesse di alcuni di loro e come sia fondamentale la manipolazione dell’opinione pubblica su questi temi.
L’Europa ha destinato 387 miliardi di euro in sette anni alla Politica agricola comune: la maggior parte dei soldi ha finanziato gli allevamenti intensivi, il cui maggiore interesse è la produttività. Per Giulia Innocenzi, «due terzi dei terreni coltivati vanno agli allevamenti intensivi ed è uno spreco. Se non fossero destinati agli allevamenti di animali, ma a coltivazioni per una dieta vegetale, avremmo un’abbondanza di cibo e non ci sarebbe una corsa alla produttività fatta in questo modo».
Il documentario alterna le indagini a voci di esperti, scrittori, filosofi e fa partire il viaggio sul delta del Po, con gli allevamenti intensivi di polli, mostrando animali scartati e uccisi a bastonate, spesso lasciati agonizzare. I documentaristi si spingono in Europa e arrivano, ad esempio, in Germania, in un allevamento di mucche a cui vengono somministrati antibiotici illegalmente, abbandonate in condizioni terribili, senza igiene e spesso colpite da mastiti. Quel latte prodotto sarà poi venduto. Informarsi non è solo un interesse degli ambientalisti e dei vegani, non dobbiamo smettere di mangiare con gusto, ma dobbiamo trovare un modo migliore per produrre il cibo.