Diritto allo studio
Ci sono 18 Università che stanno facendo pagare agli studenti più tasse di quanto permesso
Il caso dell'ateneo di Torino, che dovrò restituire 39 milioni, non è isolato. Secondo l'analisi dell'Unione degli universitari, ci sono molti altri istituti che superano la soglia del 20 per cento del Fondo di Finanziamento ordinario. Ecco quali
Il Consiglio di Stato ha condannato l’Università di Torino a restituire 39 milioni di euro agli studenti. Perché ai suoi iscritti ha chiesto una contribuzione superiore a quella consentita dalla legge: c’è una norma, del 1997, secondo cui le tasse che pagano gli studenti non possono superare il 20 per cento dell’ammontare del Fondo di Finanziamento ordinario, cioè delle risorse che l’università riceve dallo Stato per la gestione delle proprie attività. L’Università di Torino nel 2018 ha superato i limiti consentiti per la riscossione delle tasse ed è per questo che oggi deve restituirli.
«Quest’azione legale non ha come intento quello di danneggiare il nostro ateneo bensì di garantire la tutela del diritto, motivo per cui chiediamo al rettore Geuna di abbassare le tasse, riportare l’attenzione accademica nella legalità e procedere immediatamente i rimborsi a favore degli studenti non solo per il 2018», aveva commentato Pasquale Scordo, coordinatore di Torino dell’Unione degli Universitari, il sindacato studentesco che si è impegnato nell’analizzare la situazione nella maggior parte delle università italiane.
«Torino non è l’unico ateneo a essere fuorilegge. Secondo i dati preliminari dei bilanci preventivi del 2023, su 59, sono 18 quelli che hanno superato i limiti stabiliti dalla norma del 1997. Dieci anni fa erano circa la metà del totale, oggi sono un terzo». Come spiega Simone Agutoli, dell’Udu nazionale, le tasse richieste agli studenti sono cresciute man mano che sono diminuiti i finanziamenti pubblici agli atenei, dalla riforma Gelmini in poi. «Con un picco raggiunto intorno al 2016: secondo i dati di Siope, il sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici, gli atenei chiedevano oltre 1,7 miliardi di euro in contribuzione studentesca. Poi, non c’è stato un’improvviso anelito di benevolenza, ma grazie all’introduzione della no tax area che permette a chi ha un Isee al di sotto di 22 mila euro di non pagare le tasse, la percentuale di contribuzione richiesta agli studenti è tornata ad abbassarsi».
Ancora oggi, però, ci sono 18 atenei che chiedono agli studenti più soldi di quelli che potrebbero legittimamente. Tra questi, il Politecnico di Milano e l’Università di Bologna sono tra i peggiori: «Il primo l’anno scorso ha chiesto oltre il 30 per cento della contribuzione studentesca, sforando di 25 milioni di euro. L’ateneo di Bologna il 24,1 per cento. Circa 18 milioni in più rispetto a quanto consentito. Lo sforamento totale delle università per il 2022/23 è stato di 125 milioni. Assurdo pensare che sono soldi pagati illegittimamente dagli studenti», sostiene Agutoli preoccupato la tenuta dell’università italiana.
Per l’Udu il pericolo è che gli atenei si rifacciano sugli studenti del fatto che i finanziamenti pubblici non sono sufficienti alla sopravvivenza: «Per il 2024 il Fondo di Finanziamento ordinario è cresciuto solo di pochi milioni, non bastano neanche per coprire l’inflazione e l’aumento degli stipendi del personale. Speriamo che i rettori facciano arrivare la questione al governo. In modo che così vengano stanziate più risorse, necessarie al funzionamento delle università. Non che puntino ad alzare la tassazione studentesca per coprire la mancanza di finanziamenti».
La battaglia che l’Udu porta avanti solo nei casi peggiori arriva fino al tribunale. Il sindacato studentesco fa prima tutto il possibile per raggiungere un accordo con gli atenei. Come è successo, ad esempio, con la Statale di Milano «che attuerà una no tax area tra le più altre di Italia, fino a 30 mila euro. E rivedrà al ribasso le tasse per le atre fasce fino a 80 mila euro. Una vittoria significativa frutto di un impegno che va avanti da anni, dal 2019 quando l’Udu denunciò lo sforamento della contribuzione studentesca rispetto al 20 per cento del Fondo di Finanziamento ordinario», spiega Ivan Zeduri, senatore accademico dell’Università di Milano. A dimostrazione che non si tratta di una lotta contro i singoli atenei ma dell'impegno per garantire il diritto allo studio.