La polizia ha rilasciato le immagini aggiornate del boss del clan Pagliarelli, scomparso dai radar degli investigatori da 25 anni. Dopo la cattura di Messina Denaro e Bonavota, si tratta del principale ricercato del Paese

La Polizia ha rilasciato l’identikit di Giovanni Motisi, latitante siciliano ancora in fuga, noto per il suo ruolo negli anni stragisti di Cosa nostra. Utilizzando le competenze e le tecnologie avanzate del Servizio di Polizia Scientifica, sono state aggiornate le immagini di Motisi dagli anni '80 e '90 attraverso la tecnica dell'"Age progression". Questo metodo prevede l'invecchiamento fisionomico progressivo basato su analisi antropometriche specifiche della famiglia del ricercato, risultando in un prototipo che mostra variazioni possibili nei tratti attuali del viso di Motisi. Latitante dal 1998 e classificato di "massima pericolosità", Motisi figura nel "programma speciale di ricerca" del Ministero dell'Interno. Questo nuovo identikit non solo aiuterà gli investigatori del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Palermo, ma si spera anche che stimoli la collaborazione pubblica per la sua cattura.

 

Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro (Cosa nostra) e Pasquale Bonavota (’Ndrangheta), è la nuova primula rossa, il latitante più pericoloso in circolazione. U 'Pacchiuni, letteralmente "il grasso", è scomparso da più di 25 anni, è considerato il boss della famiglia di Pagliarelli, clan che avrebbe tenuto in pugno fino a tempi molto recenti. Secondo riscontri investigativi prese il posto di Nino Rotolo quando quest’ultimo finì in carcere e poi ai domiciliari. Anche se Rotolo, da casa, avrebbe continuato a gestire affari e a convocare summit in un capanno poco distante dalla sua residenza che raggiungeva agilmente nonostante i presunti acciacchi che avevano convito i giudici a scarcerarlo.

 

 

Motisi è stato segnalato da diverse fonti in Francia dove si dice che risiedesse in tranquillità per via dell'amicizia con diversi boss siciliani “esuli" da quelle parti. Dal 2016, l'Europol lo ha inserito tra i criminali più ricercati in Europa. L'ultima immagine sorridente di Motisi lo ritrae alla festa di compleanno della figlia, nell'ottobre del '99. E quella fu una visita alla famiglia fatta in gran segreto. Per la foto fece attaccare delle lenzuola bianche alle pareti per rendere totalmente irriconoscibile l’abitazione e mascherare altre immagini di famiglia attaccate alle pareti. Il compleanno della figlia si svolse in un villino di Palermo non lontano dal quartiere Uditore, dove Molisi è nato il primo gennaio 1959.

 

È stato condannato nel 1998 per omicidio, tre anni dopo per associazione di stampo mafioso e nel 2002 per strage. Deve scontare la pena dell'ergastolo. Il 10 dicembre 1999 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali. Durante la perquisizione della sua villa a Palermo, non lontana dal rifugio di Totò Riina e famiglia, sono stati trovati dei "pizzini" scambiati con la moglie, Caterina Pecora, che riguardavano falegnami ed elettricisti impegnati in lavori nella loro abitazione. Per gli investigatori si trattava di un linguaggio in codice con riferimento a complici e fiancheggiatori. Dato per morto, Molisi ha alimentato la leggenda della sua scomparsa per poter alimentare una latitanza che va avanti da cinque lustri, forte di un patrimonio accumulato negli anni ruggenti dell’edilizia e del traffico di droga.