Guerra in Ucraina
Cosa sono le glide bombs con cui la Russia sta avanzando in Ucraina
Con un lancio polverizzano interi edifici e sfuggono alla difesa di Kiev. Così gli ordigni a caduta libera, uniti a disponibilità di uomini e munizioni, aiutano l’escalation dell’offensiva di Mosca
Bombe a caduta libera, in inglese glide bombs. Sono le armi che da mesi stanno devastando la difesa ucraina, in balìa della feroce campagna militare attraverso la quale Mosca sta conquistando sempre più terreno sul fronte orientale del conflitto. Dopo il fallimento della controffensiva ucraina, lanciata nell’estate 2023 e chiusasi definitivamente a metà dello scorso ottobre, l’esercito russo ha guadagnato costantemente terreno, soprattutto nella regione di Kharkiv. Da allora l’Ucraina ha perso 583 chilometri quadrati di territorio nell’Est del Paese, specialmente a causa della mancanza di artiglieria. È così che oggi la Russia è arrivata a controllare circa il 18% del territorio ucraino.
«Queste bombe distruggono qualsiasi cosa, riescono a polverizzare edifici di trenta piani, come se niente fosse, con un unico lancio. I russi, dal febbraio scorso, ne lanciano quasi un centinaio al giorno: è facile immaginare quale sia la situazione al fronte, in che condizioni stiano combattendo i nostri soldati», spiega Egor Sugar, militare della terza brigata d’assalto dell’esercito ucraino, per mesi impegnato ad Avdiïvka, prima della ritirata ordinata da Kiev per limitare i danni di fronte all’incontenibile avanzata russa e per risparmiare munizioni. Per il rappresentante permanente dell’Ucraina presso l’Onu, da gennaio a oggi la Russia ha lanciato mille missili, 2.800 droni e settemila bombe aeree guidate sull’Ucraina. Di queste bombe, almeno 4.000 sarebbero glide bombs. Considerate a lungo delle armi poco funzionali per la difficoltà di poterne controllare il punto di caduta, oggi queste bombe, unite alla superiorità numerica dell’esercito russo e alla maggiore capacità di approvvigionamento in termini di munizioni, stanno decretando una rapidissima escalation nelle conquiste territoriali russe.
Le glide bombs hanno un peso che va dai 500 ai 1.500 chilogrammi; sono, in termini tecnici, delle Fab-500, 1000 e 1500 modificate, dunque degli ordigni fabbricati dall’Unione sovietica già a partire dagli anni Settanta, utilizzati soprattutto in Afghanistan negli anni Ottanta e che, grazie all’aggiunta di “ali” (cioè degli stabilizzatori che si aprono automaticamente quando la bomba viene sganciata e che le permettono di raggiungere distanze più ampie) e di una guida satellitare (il Glonass, equivalente al nostro Gps, che permette agli attacchi di essere estremamente efficaci), risultano impossibili da contrastare per la contraerea ucraina.
Robustissime e in grado di penetrare nel terreno creando crateri profondi anche 20 metri (come accaduto, ad esempio, alla fine di marzo a Lyman, nell’oblast di Donetsk, dove una glide bomb all’impatto ha lasciato un solco di 18 metri), queste bombe sono state dotate dai russi di un modulo, la cui sigla è Umpk, che le trasforma, a costo contenuto, in armi simili a missili da crociera, ma molto più potenti (sei volte di più, ad esempio, del missile franco-britannico Scalp-Storm Shadow, considerato uno dei fiori all’occhiello della difesa militare europea) e molto meno costose. Dotare una bomba planante Fab di un sistema di guida satellitare Umpk che la trasformi in ordigno Kab, dunque in bomba a guida laser, costa infatti appena 20 mila dollari, mentre il costo di uno Scalp-Storm Shadow raggiunge quasi i 900 mila euro e quello di un missile da crociera, ad esempio lo statunitense Tomahawk, supera ampiamente un milione di euro.
A tutto ciò va aggiunto che le glide bombs russe, con un raggio d’azione che può arrivare sino a 90 chilometri, per quanto non molto complesse da intercettare per sistemi difensivi avanzati (sono lente e non molto manovrabili), sono invece praticamente invincibili per i missili terra-aria in dotazione agli ucraini, principalmente i 9K38 Igla di fabbricazione sovietica e gli Stinger statunitensi: anche per questo gli ucraini chiedono a gran voce l’invio di nuovi Patriot, missili terra-aria made in Usa, molto costosi (4 milioni di dollari a pezzo), con una portata fino a 145 chilometri e dunque in grado, potenzialmente, di distruggere gli aerei russi prima che rilascino le loro munizioni. Le glide bombsrusse, delle quali, a fine marzo, è stata annunciata dal ministro della Difesa di Mosca, Sergei Shoigu, la produzione di una versione da tre tonnellate, vengono trasportate dai bombardieri di precisione Su-34 e Su-35S, velivoli che possono modificare le coordinate dei bersagli durante il volo. Grazie a un sistema di planaggio che funziona a semplice spinta gravitazionale, le Fab-500, 1000 e 1500 non lasciano alcuna impronta termica che possa creare uno spazio di vulnerabilità. Il meccanismo di guida russo Umpk, inoltre, le protegge da qualsiasi interferenza. Anche per questo lo stesso ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha dichiarato che «al momento l’unica maniera per difenderci da queste bombe è colpire gli aerei che le trasportano».
C’è un altro elemento decisivo, nell’analisi delle armi a disposizione di Ucraina e Russia, ed è il tempo. Gli Himars, sistemi lanciarazzi montati sulle camionette militari e capaci di colpire fino a 80 chilometri di distanza, erano stati fondamentali per riconquistare Kherson nel novembre del 2022 e per ricacciare indietro i battaglioni russi nella seconda fase del conflitto. Si tratta, però, di uno dei pochi casi nei quali gli aiuti militari hanno avuto un impatto diretto e immediato. Gli F-16, gli aerei da combattimento statunitensi che l’Ucraina chiede da mesi, saranno invece, secondo le dichiarazioni rilasciate in forma anonima da alcuni ufficiali ucraini al magazine Politico, poco rilevanti quando finalmente potranno essere utilizzati, vale a dire non prima della fine del 2024. A quel punto infatti la Russia, come ha spiegato il generale Valery Zaluzhny, comandante in capo delle Forze armate ucraine fino allo scorso febbraio, avrà trovato delle contromisure. Nel caso specifico degli F-16, l’esercito russo da diversi mesi sta lavorando a una versione sperimentale del sistema missilistico S-400, che di fatto neutralizzerà gran parte dell’efficacia dei caccia americani. Più utili, invece, sono i missili balistici tattici a lungo raggio statunitensi noti come Atacms, che hanno una portata fino a 300 chilometri e il cui invio da Washington ha già prodotto i primi risultati, con gli attacchi dell’esercito ucraino nella regione di Lugansk.
Ciò di cui l’Ucraina, in questa fase, avrebbe disperato bisogno, sempre secondo le indicazioni trapelate informalmente dai comandanti delle brigate operative sul fronte, è un aiuto più tradizionale: artiglieria, proiettili, razzi, droni. Secondo il think tank britannico Royal United Services Institute (Rusi) e l’intelligence Nato, le forze armate ucraine possono infatti sparare massimo 2.000 proiettili al giorno, mentre le forze russe arrivano fino a 10 mila su base quotidiana: la Russia può contare quasi su tre milioni di proiettili l’anno grazie alla produzione delle proprie fabbriche e alle importazioni dalla Corea del Nord. E poi servono uomini, almeno 500 mila soldati in più. È questo, per Zaluzhny, il contingente di cui ci sarebbe bisogno per fronteggiare l’offensiva russa sul versante est. Anche in base a queste valutazioni l’età del servizio militare in Ucraina è stata abbassata dal presidente Volodymyr Zelensky da 27 a 25 anni, mentre sono forti le pressioni sugli uomini fuori dal Paese a rientrare.