Continua la nostra analisi dei programmi in vista delle elezioni. Sul tema immigrazione le soluzioni proposte non potrebbero essere più diverse

Cooperazione è una parola che mette d’accordo tutti i partiti. C’è da capire però cosa significhi. Per qualcuno può voler dire arroccarsi nelle stanze di Palazzo chiamando alla «difesa dei confini europei» e chiudendo migliaia di persone in gabbie sparse Mediterraneo. Altri invece le catene le spezzerebbero e con un restyling dei muri costruirebbero volentieri dei corridoi sicuri. Ma in sostanza se si parla di politiche migratorie, cosa dicono i partiti italiani che si candidano alle elezioni europee?

 

Mentre la Destra gioisce per aver impedito la partenza di oltre 21 mila persone dalla Tunisia invocando la necessità di adottare un «piano Marshall» per l’Africa, il Pd pensa a «un Fondo europeo per l’accoglienza diffusa» che sostenga i progetti che si «impegnano per un’accoglienza dignitosa». 

Nel frattempo il main theme dei social del Viminale è diventata la caccia agli «estremisti», nella maggior parte dei casi islamici. Del resto il partito di Giorgia Meloni sostiene che debba essere «l’Europa a decidere chi entra sul proprio territorio e non le organizzazioni criminali o attori esterni». E poi «l’immigrazione deve essere inquadrata in una cornice di legalità e affrontata in maniera strutturale». Forse dentro questa cornice c’è il quadro del presidente tunisino Kaïs Saïed? Dichiarato dalla premier come «amico dell’Italia e dell’Europa» e che, nel frattempo, fa piazza pulita tra arresti, deportazioni ed eliminazione di diritti e libertà. Ecco nel «Paese sicuro», pagato per tenere a bada i flussi migratori, adesso farà parte a pieno regime del Piano Mattei, l’altra trovata della destra per decidere chi sì e chi no. Ma alla fine è solo no.  

 

La logica dell’esternalizzazione delle frontiere - che scambia soldi con la riduzione delle partenze - viene ribadita anche nel programma di Fratelli d’Italia. Infatti secondo il partito è necessario «promuovere accordi di cooperazione con gli Stati terzi per il contrasto all’immigrazione clandestina, per fermare le partenze e per la gestione in loco delle domande di asilo e dei trattenimenti per i rimpatri». Lasciando liberi personaggi come Saïed di rastrellare e spingere verso il deserto chi pur di scappare si metterebbe in mare. 

Elezioni
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Tornando all’altro piano M, che Forza Italia tra le proposte mette come ciliegina sulla torta, è «l’ambizioso programma di investimenti europei, in stretta sinergia con gli Stati africani». Una descrizione piuttosto vaga, che richiama una mitologia che appartiene al secolo scorso. E che già solo dal nome sa di bieco pietismo occidentale. Intanto per la Lega, l’Italia si è trasformata nel «campo profughi dell’Unione Europea». E per questo «le partenze dei clandestini» vanno prevenute. Secondo il vice premier Matteo Salvini non solo il “problema” va risolto a monte, ma bacchetta anche l’Ue che dovrebbe «sostenere gli sforzi degli Stati facendosi carico di finanziare strumenti volti a prevenire l’attraversamento illegale». Per il partito che vuole «meno Europa», l’Italia dovrebbe sforzarsi a non ridursi in una «colonia cinese e islamica». 

 

L’adozione del nuovo patto di asilo e immigrazione delude anche Pd e M5s. I Cinque stelle scrivono: «Lasciati ancora una volta con i maggiori oneri rispetto agli altri Paesi. Serve una terza via basata sul principio fondamentale e indiscutibile che occorre offrire vie legali e sicure a chi vuole esercitare il diritto di asilo in Europa e serve tener conto della reale capacità di accoglienza di ogni singolo membro dell’Unione». Poi si parla anche di lotta ai trafficanti di esseri umani, tema comune a tutti i programmi. Ma i pentastellati fanno un po' di luce anche su una questione finora taciuta: quella delle migrazioni dovute ai cambiamenti climatici. E poi anche sulla volontà di attuare «a livello europeo dello ius scholae, un modello che permette l’acquisizione della cittadinanza a seguito del compimento di un ciclo di studi». La parte più sostanziosa del programma si riassume nella creazione di «task force di esperti composte da delegazione dell’Ue, l’agenzia Easo, organizzazioni internazionali quali l’Alto commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Unhcr o l’Organizzazione internazionale per le migrazioni)» in Paesi terzi sicuri «con l’obiettivo di esaminare preliminarmente la domanda presentata da un migrante volta al riconoscimento dello status di rifugiato, per poi permettergli di raggiungere l’Ue in maniera legale e sicura, rispettando una distribuzione quote e tenendo conto di requisiti prestabiliti».

 

Solidarietà invece è una parola che sta molto a cuore al partito di Elly Schlein: «L’Europa non potrà definirsi davvero solidale se non si prenderà la responsabilità delle vite umane messe a repentaglio dai grandi cambiamenti globali ai suoi confini». E, in totale contrapposizione con le mire della destra, il Pd dice no «agli accordi di esternalizzazione delle frontiere che ledono i diritti umani dei migranti e giovano solamente ai regimi autoritari con cui vengono siglati». Alla sindrome dell’invasione e dell’insicurezza, il partito si presenta con una visione «solidale, responsabile e condivisa di accoglienza su scala europea». Che si concretizzerebbe con la creazione di un «sistema europeo di vie d’ingresso legali e sicure in tutti i Paesi e su corridoi umanitari per chi fugge da situazioni di guerra e di crisi». E con l’istituzione di un «Fondo europeo per l’accoglienza diffusa che possa sostenere direttamente i progetti che si impegnano per un’accoglienza dignitosa». 

 

Ancor più ambizioso il programma di Alleanza Verdi-Sinistra che vorrebbe chiedere il riconoscimento dello status di «rifugiato climatico» e «contrastare ogni finanziamento per la costruzione di muri e recinzioni inutili e pericolosi alle frontiere dell’Unione europea. Fermare la micidiale militarizzazione delle frontiere, la sorveglianza biometrica generalizzata di ingressi e uscite e rivedere radicalmente il mandato di Frontex». Argomenti, per altro, al centro di un report uscito un paio di giorni fa di Amnesty International, che denuncia l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia per il controllo alle frontiere. Una forma di sorveglianza che genera disuguaglianze e violazioni dei diritti umani.