L'isola è uno degli ultimi paradisi selvaggi della Liguria delle costruzioni e del turismo incontrollato. Il governatore, ora agli arresti, voleva autorizzare delle mega opere, nonostante le proteste e le denunce degli ambientalisti e degli accademici. Ma l'inchiesta ha bloccato tutto

La siepe di pitosforo che nasconde il cantiere sotto sequestro è finta: le foglie verdi sono immagini fotografiche che foderano la palizzata. Nessun profumo. E nessun suono. Dietro la recinzione, infatti, il silenzio è assoluto: è così dal 7 maggio, quando il terremoto della maxi-inchiesta che ha travolto la Liguria ha fermato i lavori per realizzare qui uno stabilimento extralusso con due piscine. «Area sottoposta a sequestro»: davanti al cancello ora ci sono i sigilli dell’autorità giudiziaria. Siamo all’isola di Palmaria, uno degli ultimi paradisi selvaggi della Liguria delle cementificazioni selvagge e del turismo incontrollato, che il governatore Giovanni Toti – ora agli arresti domiciliari – voleva trasformare in una «piccola Capri». È da questo territorio di meno di due chilometri quadrati, patrimonio Unesco, separato da un braccio di mare da Portovenere, che tutto è cominciato. Da qui, infatti, si sono accesi i riflettori della magistratura ed è scaturita la nuova Tangentopoli italiana. Eppure, raccontano i cittadini dei comitati – da “Palmaria Sì Masterplan No” a “Legambiente”, associazione “Poseidonia” e comitato “Il Frastaglio” – che da anni si battono contro gli appetiti di chi voleva svenderla per trasformarla in un resort, «era tutto visibile. Già dal 2017».

 

La cava trasformata in stabilimento extralusso
Per capire come nasce il progetto delle mani sulla Palmaria bisogna partire da qui, da questa siepe di plastica che nasconde il cantiere: «Il contrario di quello che è la nostra isola patrimonio di biodiversità dove vivono capre selvatiche – fanno strada Stefano Sarti, vicepresidente di Legambiente Liguria, e Fabio Giacomazzi, nel direttivo di Legambiente Spezia – questo stabilimento era il primo passo per un turismo di élite. Da tappeti rossi, come quelli che Toti aveva steso per tutta la Liguria, Portovenere compresa, per far sentire i turisti dei vip». Dietro la palizzata c’è la ex cava Carlo Alberto: nel passato, luogo di estrazione di un tipo di marmo nero, il “portoro”, dove invece avrebbe dovuto sorgere lo stabilimento con due piscine realizzato dagli imprenditori milanesi Raffale e Mirko Paletti (ora ai domiciliari) con la loro società Palmaria Experience. Ad aprire loro la strada è Matteo Cozzani, ex capo di Gabinetto del presidente Giovanni Toti, l’anello di congiunzione tra l’inchiesta della Procura della Spezia e i pm di Genova. L’ex sindaco di Portovenere è agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d’asta assieme al fratello Filippo Cozzani e ai fratelli Paletti, qui conosciuti come «i Ras dell’ospitalità». Ma cosa è accaduto? L’isola era in parte privata e in parte di proprietà del Demanio della Marina: è nel 2016 che Toti festeggia la cessione ufficiale al Comune di Portovenere, dove sindaco è Matteo Cozzani. Che di Toti diventerà il capo di Gabinetto. È a lui che il governatore affida di fatto l’operazione. Quando iniziano le prime vendite, il Comune di Portovenere – che coincide con il Parco naturale regionale – sceglie di non esercitare il diritto di prelazione. Aprendo la strada ai privati. È a quel punto – dicembre 2021 – che si fanno avanti i due immobiliaristi, i Paletti, già proprietari del Grand Hotel di Portovenere. Il loro progetto è, appunto, costruire uno stabilimento extralusso. Proprio di fronte alla chiesa gotica di San Pietro che sembra in bilico sulla roccia.

 

La battaglia
«Ormai non ci speravamo più», racconta Lella Panciroli, mentre in cinque minuti di battello si va all’isola selvaggia, dove vivono una trentina di persone. Cittadina e attivista nel movimento “Palmaria Sì Masterplan no” che si batte contro la cementificazione dell’isola, sorride: «Non ci sembrava vero quando abbiamo letto dell’inchiesta: sta portando alla luce un sistema che denunciamo da anni. Nel 2019 abbiamo fatto una petizione all’Unione europea contro il masterplan che riguardava le proprietà passate al Comune». E ancora: Legambiente ha presentato un ricorso al presidente della Repubblica nel 2022, mentre è dell’aprile scorso l’esposto alla Procura, dopo una manifestazione che ha portato sull’isola oltre trecento persone. A battagliare, c’era anche il mondo scientifico. Con la professoressa Luisa Rossi, già docente di Geografia storica all’Università di Parma, che la Palmaria l’ha studiata a fondo: «Altro che Capri – racconta, nel suo studio alla Spezia – quest’isola era l’orto di Portovenere. La più antica villa, Pieri Nerli, era luogo di incontri di letterati. E villa Smith, che sognavamo potesse diventare sede di un Osservatorio del paesaggio, è stata spacchettata e messa in vendita. Questi progetti trasformerebbero l’isola in villettopoli».

 

Cozzani si fa in quattro
Cozzani era sindaco del Comune. Il suo vicesindaco Emilio Di Pelino – estimatore del “Mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci – era presidente del Parco. «Cozzani è stato anche site manager del sito Unesco e commissario dell’area strategica dell’isola Palmaria», snocciola Fabio Giacomazzi di Legambiente. Secondo la Procura di Spezia, l’ex sindaco cede il terreno della Palmaria in cambio di favori: biglietti per lo stadio, notti in hotel, favori al fratello che commercia acqua in tetrapak e cerca di piazzarla nelle strutture gestite dai Paletti. È da questo filone che l’inchiesta si allarga. Il “modus operandi” di Cozzani tocca una serie di luoghi. Uno è la ex scuola Ravecca: edificio medievale di Portovenere (proprio accanto al Grand Hotel dei Paletti): nel mirino della Procura e ora sotto sequestro. Qui hanno studiato generazioni di portoveneresi, c’erano una palestra e l’archivio del Comune. Cozzani l’aveva data in concessione ai Paletti: obiettivo, creare suite da 500 euro a notte. «Noi speriamo che questa inchiesta abbia evitato il sacco della Palmaria – sottolinea Sarti – ma ora chiediamo con forza che il parco naturale depotenziato in questi anni venga riattivato: è il vero presidio di tutela di quest’isola».