Credito
Cosa ci dice sul futuro delle banche italiane l'ultima assemblea dell'Abi
Le prossime sfide degli istituti tra partite europee e più sostenibilità e inclusività nel bilancio annuale dell’Associazione. Patuelli confermato con Rottigni nuovo direttore generale
Sulla vicenda del superbonus hanno dovuto accettare norme in continuo divenire e sempre più restrittive, anche perché in fin dei conti, più che gli istituti di credito, a rimetterci sono state famiglie e imprese. È invece sulla tassazione degli extraprofitti che le banche italiane hanno schierato tutta la loro potenza di fuoco per impedire che la norma passasse così come l’aveva varata il governo Meloni. Lo hanno fatto con vari canali di diplomazia sotterranea ma anche a “viso aperto” con l’azione del loro organo di rappresentanza, l’Abi. Come la vicenda sia finita lo abbiamo appreso direttamente dal ministro dell’Economia durante un recente question time in Parlamento: altro che due/tre miliardi di gettito, la tassa sugli extraprofitti bancari ha fatto entrare zero centesimi nelle casse dello Stato. Tutto regolare, per carità: la norma, durante l’iter parlamentare è stata modificata aggiungendo, tra l’altro, la possibilità per i singoli istituti di credito di scegliere se versare l’imposta oppure portare la cifra dovuta (maggiorata) a riserva per rafforzare la struttura patrimoniale. Ovvio che scegliessero tutti la seconda opzione. Una partita stravinta per le banche.
Ora però il campo di gioco si allarga, diventa più europeo che nazionale. Non a caso punta di diamante della squadra Abi appena rinnovata è Marco Elio Rottigni, manager proveniente da Intesa Sanpaolo dove ricopriva il ruolo di responsabile della Divisione internazionale. Antonio Patuelli è stato confermato presidente per il sesto mandato, Rottigni è il nuovo direttore generale.
L’accordo sul ticket, raggiunto a fine maggio scorso e bollinato il 9 luglio dall’assemblea, ha placato la tempesta che stava per scatenarsi nell’Abi dopo che Intesa nel 2023 aveva ritirato le deleghe al Comitato affari sindacali Abi nella trattativa per il rinnovo del contratto. Una decisione che suonava come un avvertimento di uscita dall’associazione. Cosa che, se fosse davvero accaduta, avrebbe rappresentato un evento clamoroso almeno quanto quello che nel 2012 scosse la Confindustria con l’addio della Fiat e che, secondo alcuni, segnò l’inizio di un declino di incisività da parte dell’associazione degli imprenditori sui tavoli a Palazzo Chigi.
Che ruolo avrebbe avuto l’Abi senza Intesa, la più grande banca italiana? La nomina di Rottigni, uomo di fiducia di Carlo Messina, ha sventato il rischio. Fa parte della pace ritrovata all’interno dell’Associazione anche l’accordo sulle modifiche dello statuto che ha portato all’allargamento a sei dei membri del comitato esecutivo con la riconferma per Gian Maria Gros-Pietro (Intesa Sanpaolo) e Nicola Maione (Mps). Gli altri quattro vicepresidenti sono Giampiero Maioli (Credit Agricole Italia), Mario Alberto Pedranzini (Popolare Sondrio), Massimo Tononi (Banco Bpm), Camillo Venesio (Banca del Piemonte). Va a una donna Unicredit, Ilaria Maria Dalla Riva, la presidenza del Comitato affari sindacali.
La nuova squadra dovrà concentrarsi soprattutto sulle importanti sfide internazionali. Dall’applicazione delle nuove norme di Basilea 3 plus al mercato unico dei capitali europei fino al completamento dell’Unione bancaria, le poste in gioco sono numerose. Alcune partite (come l’attuazione delle direttive su Basilea 3+) possono sembrare tecniche, solo per addetti ai lavori. Ma in realtà comportano sempre e comunque un impatto sui cittadini, sui risparmiatori. Il disegno complessivo di tutte queste partite – che comprendono anche la gestione della “rivoluzione Intelligenza artificiale” e delle criptovalute – dovrebbe essere quello di arrivare a un’economia sociale di mercato che generi minori disuguaglianze, «con banche più inclusive e sostenibili» come auspica Patuelli. Una sfida questa «che va realizzata senza ritardi, oltranzismi ed eccessi di burocratizzazione, con uguali regole in tutta la Ue«. Le banche del domani – continua il riconfermato numero uno dell’Abi – dovranno essere «sempre più sostenibili, vigili verso ogni rischio per la salute e per l’ambiente, consapevoli, trasparenti, veloci, interattive e umane».
Al fischio di inizio delle nuove partite, comunque, le banche italiane arrivano in condizioni «solide», con valori di redditività e patrimonio superiori alla media europea. Ed è proprio questa «solidità» – ha sottolineato nel suo intervento all’assemblea Abi il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta – che può rappresentare un «elemento di forza del nostro sistema produttivo», se utilizzata per «accompagnare la ripresa della domanda, affiancando famiglie e imprese ed evitando che il credito possa costituire un freno ai consumi e agli investimenti». Facile a dirsi, più difficile a farsi se non si esce dalla dittatura degli algoritmi – come ha esortato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – affidandosi un po’ di più a «cuore e testa» nella valutazione degli investimenti da finanziare e sostenere.
Le prossime sfide degli istituti italiani tra partite europee e più sostenibilità e inclusività nel bilancio annuale dell’Associazione. Patuelli confermato con Rottigni nuovo direttore generale.