Resistenti
L’antinazista Maja estradata in Ungheria con un blitz segreto
Il mandato d’arresto europeo nei confronti dell'attivista queer con cittadinanza tedesca. Ancora una volta lo strumento viene utilizzato per reprimere il dissenso
Lo scorso 27 giugno la corte d’Appello di Berlino ha deciso di estradare in Ungheria l’antifascista queer Maja, senza notificarlo all’avvocato o alla famiglia. La corte d’Appello tedesca ha dichiarato ammissibile la richiesta di mandato d’arresto europeo mentre l’avvocato di Maja preparava il ricorso da presentare lo stesso giorno. Intorno alle 4 del mattino Maja è statə prelevatə dalla sua cella a Dresda, dove era detenutə da dicembre, e consegnatə alle autorità austriache per scortarlə in Ungheria.
Più che un’estradizione, sembra un rapimento: la procura di Berlino, la Lka Sassonia e soprattutto la Soko LinX hanno perseguito deliberatamente l’obiettivo di eludere il diritto al ricorso costituzionale per Maja e quindi la possibilità di contestare l’estradizione. La Soko LinX è una task force della polizia tedesca nata per contrastare «l’estremismo di sinistra» ai sensi dell’articolo 129 del codice penale tedesco che disciplina il reato di associazione a delinquere. Maja è una persona non binaria la cui identità politica rende particolarmente rischiosa la permanenza in un carcere maschile come quello di Fövarosi Büntetesvegrehajtasi Intezet a Budapest.
Le autorità tedesche sono responsabili del fatto che sia ora minacciata di violenza ma si sono rifiutate di fornire alla famiglia qualsiasi informazione. Solo attraverso la stampa nazionale i familiari sono venuti a sapere che Maja era statə portatə diverse ore prima verso il confine austro-ungarico. La militante rischia 24 anni di carcere con accuse riguardanti le stesse indagini del processo contro Ilaria Salis, Gabriele Marchesi e altre quattordici persone in diverse parti d’Europa. Quando, in occasione del cosiddetto Giorno dell’Onore, un raduno in cui si ricorda la caduta di un battaglione nazista, ci sono stati, secondo le accuse, degli scontri.
L’evento, dal 1997, raduna migliaia di neonazisti, nonostante, legalmente, la commemorazione sia proibita dal governo ungherese stesso. La manifestazione serve ai fascisti per immaginarsi vittime del comunismo ed eroizzare le forze armate. L’antisemitismo è esposto apertamente e si indossano simboli delle SS. L’incontro funge anche da incontro annuale di networking per fascisti provenienti da tutta Europa. Per quattro scontri, i governi stanno facendo ampio uso del mandato di cattura europeo (Mae) e dei servizi di intelligence. L’unilateralità della persecuzione, della repressione e l’impiego di così tante risorse ne esplicita l’obiettivo politico di arginare e sopprimere qualsiasi tentativo di contestazione al nazifascismo. È anche chiaro che la velocità e la segretezza del blitz fossero volti anche a impedire mobilitazioni di solidarietà. Inoltre, come per Salis, le condizioni detentive sono pessime: Maja è isolatə dagli altri detenuti e ha solo un’ora d’aria al giorno, la cella è continuamente sorvegliata da una telecamera e ha potuto ricevere solo una piccola parte di effetti personali e beni di prima necessità.
In Ungheria non esiste alcuna presunzione di innocenza, né un processo costituzionale e al Paese è stato negato lo status democratico dal Parlamento europeo nel 2022. L’estradizione di Maja, come l’incarcerazione “preventiva” di Ilaria, si inseriscono in un contesto di repressione degli antifascismi europei con lo scopo di legittimare l’ultradestra.