Il Tar e il Consiglio di Stato si pronunciano contro i genitori di un ragazzo con disabilità a cui sono state diminuite le ore di sostegno previste dal Piano educativo. «È una sentenza che fa arretrare in termini culturali il nostro Paese» protesta la Federazione italiana per il superamento dell’handicap

È giusto ridurre le ore di assistenza scolastica agli studenti con disabilità se l’ente locale di riferimento, il Comune o la Città metropolitana, non ha abbastanza fondi a disposizione per garantire il programma definito dal Pei, il piano educativo individualizzato. Così si deduce dalla sentenza n°1798/2024 emessa i primi di agosto dal Consiglio di Stato.

 

Un pronunciamento, chiarisce Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, che crea un precedente pericoloso. Perché dal punto di vista legislativo legittima i Comuni a subordinare l’assistenza allo studente disabile alle risorse a disposizione. Non solo dal punto di vista qualitativo nel confronti del singolo individuo (meno ore garantite) ma anche dal punto di vista quantitativo: la sentenza potrebbe anche fare sì che gli enti locali garantiscano l’assistenza solo a persone con determinate tipologie di disabilità e non a tutti coloro che hanno la necessità. Sono 338 mila secondo Istat, gli alunni con disabilità che nell’anno scolastico 2022/23 hanno frequentato le scuole di ogni ordine e grado, il 4,1 per cento del totale degli allievi, il 7 per cento in più rispetto all’anno precedente.

 

Come spiega la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, la sentenza del Consiglio di Stato che crea il pericoloso precedente è il risultato di una controversia concreta: i genitori di uno studente con disabilità nell’anno 2022/23 hanno visto ridotte le ore di assistenza scolastica dedicate al figlio. Così hanno portato il Comune di riferimento in giudizio. Convinti che il Pei, pensato proprio per promuovere l'inclusione degli studenti con disabilità e garantire a ciascuno tutto il necessario per partecipare appieno alla vita scolastica e realizzare il suo potenziale, dovesse essere essere vincolante nel definire i parametri dell’assistenza. Visto anche che viene strutturato sulla base delle richieste presentate da scuola e dalla famiglia.

 

Invece sia il Tar del Lazio sia il Consiglio di Stato hanno dato ragione al Comune, affermando che il Pei ha valore di proposta e non di vincolo. E che quindi le ore di assistenza da fornire allo studente con disabilità dipendono dalle risorse che il Comune ha a disposizione. Dal pronunciamento del Consiglio di Stato si capisce, quindi, anche che il Pei può perdere valore quando non ci sono risorse disponibili.

 

La decisione del Consiglio di Stato mina, così, i diritti sanciti dalla Costituzione e «fa arretrare in termini culturali il nostro Paese», spiega Vincenzo Falabella presidente di Fish,: «Di fronte a queste gravi incongruenze e al palese conflitto con la precedente giurisprudenza della Corte Costituzionale e dello stesso Consiglio di Stato, Fish auspica con forza che venga convocata al più presto un’adunanza generale del Consiglio di Stato affinché sia adottato un orientamento coerente e rispettoso dei diritti degli studenti e studentesse con disabilità, ristabilendo la piena tutela di diritti che non possono e non devono essere soggetti a interpretazioni riduttive o condizionamenti di natura economica