le gaudenti note
Dodici mesi di ricordi
Tre documentari, una mostra, un concerto, un contest per giovani artisti. A dieci anni dalla scomparsa Pino Daniele è più vivo che mai
Sembra di vedere Pino Daniele ovunque. Come per incanto le sue canzoni girano, risuonano, escono inediti, si parla di lui da ogni parte, e non si può che esserne felici. Per celebrare i dieci anni dalla scomparsa la Rai ha ripescato “Il tempo resterà”, un documentario realizzato da Giorgio Verdelli qualche anno fa. Sta girando nei cinema, con grande riscontro di pubblico, uno splendido nuovo documentario intitolato “Nero a metà”, di Marco Spagnoli e Stefano Senardi (nel quale vengo anche io intervistato). Tra racconti e pezzi di repertorio c’è, tra le altre, una memorabile scena in cui Raffaele Cascone, allora inviato del programma di Renzo Arbore, “L’altra domenica”, porta Pino a suonare al Broadway Club, dove andavano la sera i soldati americani della sesta flotta: e lui canta “‘Na tazzulella e café”. Nel documentario ci sono anche giovani artisti a cui è stato affidato il compito di rivedere e personalizzare le canzoni. Si moltiplicano le iniziative e tra le tante segnaliamo quella del chitarrista Osvaldo Di Dio che pubblica “Blues for Pino”, realizzato con alcuni dei musicisti storici come Gigi De Rienzo ed Ernesto Vitolo e ospiti speciali come Raiz e Peppe Barra, e lo porterà in tour. C’è addirittura un terzo documentario intitolato semplicemente “Pino”, realizzato da Francesco Lettieri e Federico Vacalebre, che uscirà a marzo col sigillo ufficiale della Fondazione che in questi mesi sta moltiplicando le attività di promozione e diffusione dell’opera di Daniele. È stato inventato un marchio, “70/10 anniversary”, per ricordare i settant’anni dalla nascita (il 19 marzo) e i dieci dalla scomparsa, e sotto questa sigla è stato pubblicato a novembre l’inedito acustico “Again”, che ha provocato una forte reazione emotiva, più una riedizione con tracce inedite di “Musicante”, l’album del 1984, quarant’anni dopo la registrazione nello studio che Pino costruì a Formia, a casa sua, chiamandolo “bagaria” in omaggio alla “parlesia”, la lingua segreta utilizzata dai musicisti napoletani per non farsi capire da impresari e manager. Sempre sotto la supervisione della Fondazione, il 28 e 29 gennaio al Conservatorio di Milano ci sarà un live contest per giovani artisti e il palazzo reale ospiterà la mostra “Pino Daniele Spiritual”. E per finire è stato annunciato per il 18 settembre a Napoli, in piazza Plebiscito, un concerto-tributo intitolato “Pino è – il viaggio del musicante”, i cui biglietti sono stati già messi in vendita anche se non sono stati annunciati i nomi dei partecipanti. Il 2025 sembra destinato a essere l’anno di Pino Daniele, come se a dieci anni dalla sua precoce scomparsa si percepisse ancora di più l’immenso vuoto che ha lasciato nella musica italiana.