Giorno della Memoria
“Nonostante la sconfitta del nazifascismo, ombre, parole e fantasmi continuano a generare inquietudine”: il discorso di Mattarella al Quirinale
Auschwitz, ha detto il capo dello Stato, "il non luogo per eccellenza, una nebulosa, dove le coordinate spaziali si smarriscono e il tempo si ferma”
La celebrazione del Giorno della Memoria al Quirinale è stata l’occasione per riflettere sull’eredità della Shoah e su ciò che il passato continua a insegnarci. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto un discorso che ha intrecciato memoria storica e questioni di attualità. Richiamando la commemorazione del giorno precedente - il 27 gennaio - ad Auschwitz-Birkenau, in occasione dell’80esimo anniversario della liberazione del campo, Mattarella ha definito l’incontro con i leader internazionali un momento di grande rilevanza, capace di unire i Paesi nella segno della memoria e del senso di responsabilità.
In un mondo segnato da conflitti e tensioni, il Presidente ha sottolineato la necessità di ricostruire "un patto tra le Nazioni" per contrastare la diffusione di violenza e inimicizia. Secondo lui, la memoria di Auschwitz non può limitarsi a un esercizio commemorativo, ma deve trasformarsi in un monito per il presente, un richiamo a scelte collettive improntate al dialogo e alla solidarietà.
Auschwitz, ha dichiarato, non è soltanto un sito storico o un monumento alle vittime della Shoah. “È il non luogo per eccellenza, una nebulosa, dove le coordinate spaziali si smarriscono e il tempo si ferma” ha detto. Questo luogo, ha sottolineato, continua a rappresentare una tentazione pericolosa, una parte oscura della storia umana che riaffiora nei momenti di crisi. "Auschwitz è la conseguenza diretta delle leggi razziste, ignominiosamente emanate anche in Italia dal regime fascista e della furia antiebraica nazista, di cui il regime fascista e la Repubblica di Salò furono complici e collaboratori, fino alla 'soluzione finale'".
Mattarella ha poi affrontato temi presenti, come il proliferare dell’odio sui social media. Ha espresso preoccupazione per i continui insulti razzisti rivolti alla senatrice Liliana Segre, definendoli un attacco non solo alla persona, ma anche ai valori fondamentali della democrazia. Ha poi ammonito sul rischio che le piattaforme nate come strumenti di libertà si trasformino in veicoli di violenza: “Occorre mettervi un argine. Sono reati gravi, che vanno perseguiti a tutela della libertà e della giustizia”.
Il presidente ha poi richiamato l’attenzione sui rischi concreti di oggi, in un mondo dove emergono segnali inquietanti di regressione nella diplomazia internazionale. “Avvertiamo, più in generale, il rischio concreto che torni in auge, nella società così come nei rapporti internazionali, il nefasto criterio espresso dalle parole 'mors tua, vita mea', sempre foriero di tragedie”, ha dichiarato Mattarella.
Infine, il discorso ha offerto una riflessione sul passato recente. Pur riconoscendo la liberazione dal nazifascismo come un momento decisivo, Mattarella ha ricordato che le ferite lasciate da quel periodo sono tutt’altro che rimarginate. Citando Primo Levi, ha affermato che l’ideologia nazifascista non sembra essere scomparsa del tutto: “La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia”. Ciò, ha sottolineato, rende ancora più urgente preservare la memoria e affrontare le sfide odierne con piena consapevolezza. "Anche con la definitiva sconfitta del nazifascismo in Europa, con la ripresa delle democrazie, le ferite non si sono mai del tutto rimarginate. Era arrivata la liberazione. Ma ombre, parole e fantasmi continuarono e continuano a generare inquietudine".
Il discorso del presidente Mattarella in occasione del Giorno della Memoria, dunque, non è stato solamente una commemorazione del passato, ma un appello a guardare al futuro con responsabilità, senza ignorare i segnali d’allarme che continuano ad emergere.