La nuova funzione di ChatGpt per generare contenuti iconografici segna un deciso passo in avanti per le Ia. Ma solleva enormi dubbi sul diritto d’autore e sullo sfruttamento senza limiti dello stile degli artisti

Ti ricordi quando per creare un’immagine servivano ore su Photoshop, talento da illustratore e la pazienza zen di un monaco? Dimentica tutto. Oggi basta scrivere due parole dentro ChatGpt e l’immagine prende vita: perfetta, sorprendente, pronta da postare, vendere o raccontare. Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale ci ha abituati a una serie continua di innovazioni, alcune sorprendenti, altre ormai parte della nostra quotidianità. Ma quello che sta succedendo ora con la generazione di immagini segna un vero salto di livello.

 

Fino a ieri, creare immagini con l’Ia era un compito da addetti ai lavori: designer digitali, nerd appassionati, persone armate di software complessi e tanto tempo da investire. Oggi, invece, bastano pochi secondi e una manciata di parole ben scelte. È un vero cambio di paradigma: il nostro modo di approcciare la creatività visiva si sta trasformando profondamente. Chiunque, anche senza competenze tecniche o esperienza nel design, può prendere un’idea, scriverla in un prompt e vederla diventare immagine in tempo reale. Non servono più strumenti avanzati: basta immaginare e descrivere. In poche righe si aprono mondi, si visualizzano concetti, si costruiscono narrazioni. Cambia non solo il modo in cui creiamo, ma anche quello in cui pensiamo e comunichiamo attraverso le immagini. Cambia il modo in cui produciamo contenuti: dai social al lavoro, dalla didattica alla comunicazione pubblicitaria.

 

Pensiamo a una presentazione aziendale: quante volte ci siamo trovati davanti a slide piene solo di testo, con elenchi puntati così piatti che nessuno si ricorderà mai. Ora è possibile generare immagini su misura per ogni concetto, con uno stile coerente con il brand e una qualità che, fino a poco tempo fa, avrebbe richiesto l’intervento di un professionista. Non si tratta di sostituire la creatività umana, ma di integrare uno strumento che può supportare anche i professionisti del settore: aiuta a velocizzare il flusso di lavoro, a testare più idee in meno tempo e a costruire moodboard visive in modo rapido ed efficace. Lo stesso vale per i siti: invece del solito segnaposto grigio con la scritta “immagine qui”, oggi è possibile inserire visual già coerenti con il design, perfetti per mockup realistici o addirittura per il sito finale.

 

Anche il mondo della pubblicità è destinato a cambiare. Oggi molte agenzie impiegano ore per produrre varianti visive di uno stesso annuncio. Presto, invece, potrebbe bastare una semplice linea guida accompagnata da qualche prompt per ottenere in pochi minuti decine di versioni dello stesso banner: tutte testabili, personalizzabili, dinamiche. E con l’integrazione nei social e nei browser, è facile immaginare che accanto a ogni pulsante “carica immagine” comparirà l’opzione “genera immagine”: per post, profili, storie, qualunque contenuto visivo.

 

All’interno di ChatGpt è stato introdotto un nuovo strumento per la generazione di immagini, fluido, immediato e molto più avanzato rispetto alle versioni precedenti. Non ci sono più interfacce complicate o passaggi esterni: ora si può rimanere direttamente nella chat, descrivere ciò che si ha in mente e ottenere visual coerenti, adattati al contesto della conversazione. Il processo è continuo e interattivo: si possono modificare i dettagli, esplorare stili diversi, affinare le immagini passo dopo passo, come in un vero dialogo creativo. E forse è proprio questo l’aspetto più interessante: non solo la qualità delle immagini, ma il modo in cui vengono generate all’interno di una conversazione naturale. È come avere un illustratore nel team, ma con la velocità e la pazienza infinita di una macchina. E se fino a ieri pensavi «vabbè, ma quelle immagini sono ancora poco realistiche», forse è il momento di cambiare idea. La qualità è cresciuta sensibilmente.

 

Ovviamente, questo ha anche un lato critico da tenere a mente: cosa succede quando tutti possono imitare qualsiasi stile? Quando puoi rifare una scena di un film alla Tarantino, oppure un’opera “in stile Van Gogh” o un fumetto “alla Miyazaki” senza alcuno sforzo? La vera sfida, dunque, ora è capire come usare questa potenza in modo intelligente, etico e creativo. La distinzione non sarà più nello strumento, ma in come lo si usa. E in fin dei conti, forse è proprio lì che si nasconde il futuro della creatività.

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