Attualità
16 aprile, 2025

Animals Asia, la rete di attivisti a difesa degli orsi

Un orso a Tam Dao
Un orso a Tam Dao

I mammiferi sono tenuti in cattività e sottoposti a torture per il prelievo di bile usata nelle cure tradizionali e nella cosmetica. Ma un’oasi lavora per salvarli e diffondere rimedi alternativi

Una piccola gabbia all’ingresso dell’oasi di Tam Dao testimonia gli anni passati in cattività. Bella e Gemma, due orse di luna, hanno trascorso anni in quella cella prima di essere salvate ed arrivare al centro nel 2009. L’oasi a 100 chilometri da Hanoi, ospita 200 esemplari di orsi di luna, orsi bruni e orsi del sole, prelevati dalle cosiddette fabbriche della bile, strutture in cui la sostanza viene estratta attraverso metodi invasivi e dolorosi. Da migliaia di anni la bile è utilizzata dalla medicina tradizionale per il trattamento di patologie del fegato e della cistifellea e per la produzione di cosmetici. Quella di Tam Dao è solo una delle oasi di Animals Asia, fondata nel 1998, impegnata nel salvataggio degli orsi e nella diffusione di pratiche mediche alternative.

 

Il villaggio di Phung Thuong, vicino Hanoi è una delle ultime roccaforti dell’industria degli orsi. Novanta animali, la metà di quelli imprigionati nel Paese, vive qui in cattività nelle fabbriche e nelle case. «Dal 2016 – racconta Trinh Thuy Phan, di Animals Asia – siamo a Phung Thuong, con programmi di consulenza sanitaria e sessioni educative su rimedi vegetali». Piselli viola, tè vang e zucca amara per la cistifellea e un infuso di guava e foglie di loto per il fegato, sono solo alcune delle ricette sperimentate dalle donne di Phung Thuong e condensate in un manuale con oltre 40 rimedi alternativi, realizzato da Vietnam traditional medical association, Vietnam women’s union e Animals Asia. «Organizziamo – prosegue Trinh Thuy Phan – anche incontri educativi con i bambini. Molti sono figli di allevatori di orsi». In sei anni l’associazione è riuscita a salvare 25 orsi da quest’area, che sono stati trasferiti nei centri di soccorso di Tam Dao e Bach Ma, l’oasi aperta nel 2023 vicino a Hue.

 

«Lavoriamo – spiega Ta Thu Thuy, responsabile del centro di Tam Dao – con le autorità di protezione delle foreste e la polizia ambientale per incoraggiare i proprietari a trasferire volontariamente i loro orsi». Non è quasi mai facile. «Alcuni rifiutano perfino l’approccio, altri accettano, ma cambiano idea e inveiscono. In alcuni casi salviamo gli animali dopo violazioni della legge o li confischiamo dopo le indagini della polizia».

 

Gli orsi neri asiatici e gli orsi del sole sono specie rare, protette dalla legge vietnamita e dalla Convenzione internazionale sulle specie in estinzione (Cites). Il commercio, l’estrazione della bile e lo sfruttamento degli orsi sono vietati dalle norme dal 2005. Il governo ha previsto di impiantare microchip in 4.500 orsi in cattività ma sono ancora 180 gli animali da salvare. Perché la domanda di prodotti a base di bile di orso è ancora alta. A Tam Dao lavorano cento persone, molte della comunità indigena San Diu. Tra queste Train Thi Gai, il marito e Hcang Thi Thain. Fanno parte della squadra di osservazione degli orsi in cattività. «Passiamo ore a guardarli - spiegano - Conosciamo le loro abitudini e ci accorgiamo subito se qualcosa non va».

 

Gli orsi salvati continuano a patire per tutta la vita le conseguenze delle torture subite: problemi di circolazione e di pressione. Reclusi in gabbie anguste, hanno difficoltà di movimento. «Talvolta - spiega Shaun Thomson, 37 anni, veterinario neozelandese a Tam Dao dal 2018 - li perdiamo poco dopo il loro arrivo. Ma nella maggioranza dei casi, grazie a un approccio riabilitativo personalizzato, riusciamo a farli vivere in un ambiente sano e protetto». Ed è già successo a 700 orsi.

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