Innovazione
18 aprile, 2025

Un Google per tutti: addio ai domini locali, resta il .com

Google.it non esisterà più. O meglio, gli utenti potranno continuare a digitare la storica url ma saranno reindirizzati sull’unica piattaforma .com. I risultati delle ricerche saranno ancora in italiano, ma le aziende locali dovranno cambiare le strategie di marketing

Centralizzare è la parola d’ordine. E sarà una svolta epocale per il motore di ricerca di Google: spariranno i domini locali a vantaggio dell’unica url globale google.com. Il colosso di Mountain View parla di semplificazione e spiega che l’unificazione della piattaforma nasce dalla volontà di facilitare l’esperienza di navigazione per gli utenti a livello internazionale, ma garantisce che resteranno invariate la qualità e la pertinenza dei risultati.

Le ragioni di una rivoluzione

Tecnicamente sono definiti ccTLD (country code Top-Level Domain) i domini locali come google.it o google.de, e hanno rappresentato lo standard per offrire risultati personalizzati di ricerca in base al Paese di accesso. Pare però che l’evoluzione delle tecnologie di localizzazione abbia superato di fatto questo sistema. Google è ora in grado di determinare la posizione geografica dell’utente in modo preciso grazie all’indirizzo IP e le impostazioni del dispositivo. Già dal 2017 l’azienda aveva introdotto un sistema che adattava i risultati delle ricerche in base alla posizione dell’utente, anche accedendo da google.com.

Una decisione strategica, ed economica

Ci sono però anche delle ragioni organizzative ed economiche dietro questo cambiamento, che consentirà di abbattere i costi della gestione delle versioni locali, inclusa la manutenzione, aggiornamento e sicurezza. Concentrando tutto su un unico dominio - google.com – si riduce la complessità operativa, offrendo un’esperienza più coerente e uniforme per tutti gli utenti del mondo.

E gli utenti?

Cambierà molto poco: si potrà continuare a digitare google.it e si verrà "reindirizzati" su google.com, pur continuando a ricevere risultati in lingua italiana e pertinenti rispetto alla posizione geografica. Google ha precisato che questo cambiamento non influirà sul rispetto delle normative locali. Le leggi italiane in materia di privacy, diritto all’oblio e tutela dei dati personali continueranno a essere applicate come prima, in base alla posizione dell’utente e non al dominio visitato. Potrebbe però essere necessario reimpostare alcune preferenze personali nel motore di ricerca, come la lingua o i filtri di ricerca salvati.

SEO e marketing digitale

Diverso il discorso per le aziende e i professionisti del marketing digitale, perché le strategie Seo basate su domini nazionali dovranno essere ripensate in virtù di geolocalizzazione e ottimizzazione dei contenuti che diventeranno più centrali. Cambieranno le forme di visibilità per le imprese locali che dovranno puntare su contenuti di qualità e tecniche avanzate per raggiungere il proprio pubblico target all’interno di un’unica piattaforma globale.

La parola all’antitrust

E intanto, in America, la Big Tech finisce nel mirino della giustizia con l'accusa più temuta: monopolio del mercato pubblicitario digitale. 
La giudice distrettuale Leonie Brinkema  ha evidenziato come Alphabet Inc. - la holding che controlla Google - abbia violato le leggi antitrust statunitensi, con abuso di posizione dominante in particolare in due mercati chiave: le piattaforme di scambio pubblicitario e gli ad server, i sistemi utilizzati dai siti web per vendere i propri spazi pubblicitari. Google ha annunciato ricorso rispetto a questa sentenza, che sentenza rappresenta un nuovo capitolo nello scontro tra le autorità americane e i giganti del digitale, e solleva interrogativi sul futuro della pubblicità online e sulla necessità di garantire una maggiore concorrenza nel settore.

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