Attualità
20 aprile, 2025

La diplomazia del calcio è morta ma i trumpiani della serie A stanno benissimo

Lo stadio Franchi a Firenze
Lo stadio Franchi a Firenze

Servono miliardi di euro per i nuovi stadi dell’Europeo Italia-Turchia del 2032. Nonostante i dazi, il governo è pronto a spianare la strada ai padroni del soccer nazionale con finanziamenti e agevolazioni

C’era una volta la diplomazia del calcio. Nell’era di Donald Trump, con il sopravvento del kiss my ass, bisogna essere disponibili fino al paradosso. Che nel caso di specie è questo: il nuovo commissario governativo agli stadi scelto dal ministro Andrea Abodi faciliterà il rinnovo degli impianti. Ma i club che ci giocano e che si avvantaggeranno economicamente delle agevolazioni pubbliche previste, quelle manifeste e quelle occulte, sono in larga parte di proprietà statunitense.

 

Eppure non si può più aspettare. Rinviare ancora significherebbe pregiudicare il campionato europeo del 2032, altro momento di politica sportiva con implicazioni diplomatiche. L’Italia si è aggiudicata l’organizzazione del torneo Uefa per nazioni insieme alla Turchia di Recep Tayyp Erdoğan. Il democratore islamista ha ogni intenzione di essere ancora ai comandi fra sette anni e prepara la volata lunga per le presidenziali del 2028 con la repressione degli oppositori come il deposto sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu, potendo vantare un dazio con gli Stati Uniti del 10 per cento. È la penalizzazione minima per una nazione asiatica, mentre l’Ue viaggia fra il 20 e il 25 per cento.

 

Essere accreditati nella lista dei quasi buoni prodotta dalla Casa Bianca passa anche per il calcio. Il numero uno della Fifa, il calabro-elvetico Gianni Infantino, si è presentato nello Studio Ovale l’8 marzo scorso, prima che Trump scatenasse la tempesta tariffaria. Infantino ha esibito la coppa che sarà assegnata il 16 luglio 2026 a New York City al termine del campionato mondiale. Il torneo sarà giocato per tre quarti in territorio Usa. Le altre partite si disputeranno in Canada, se non sarà stato ridotto a una colonia, e nel Messico murato da tariffe e filo spinato.

 

Ma la partita degli Usa in territorio italiano si gioca ora e comporta investimenti nell’ordine di miliardi di euro, paragonabili a quelli di un Mondiale. I rapporti fra i padroni americani della serie A e il presidente eletto a novembre del 2024 sono in rapido aggiornamento.

 

Rimane un trumpiano convinto Rocco Commisso, fondatore dell’azienda di tlc Mediacom. Il proprietario della Fiorentina aveva già finanziato la campagna presidenziale vittoriosa del 2016 con alcune migliaia di dollari. Nulla a che vedere con i 100 milioni di dollari versati a The Donald da Miriam Adelson, imprenditrice dei casino e proprietaria della squadra di pallacanestro dei Dallas Mavericks. Ma l’importante è stare dalla parte giusta.

 

A Firenze Commisso ha già realizzato con 120 milioni di fondi propri il centro sportivo Viola park. Adesso è alle prese con il rinnovo della convenzione con il Comune e con la ristrutturazione del Franchi a Campo di Marte. Nonostante la bocciatura del Consiglio di Stato e della Commissione europea sui 55 milioni di euro presi dai fondi del Pnrr, ci ha pensato il governo a coprire l’ammanco. Per riqualificare lo stadio, serviranno oltre 200 milioni, di cui 151 saranno forniti dal Piano nazionale complementare. I negoziati della sindaca Sara Funaro con il businessman di origine italiana procedono verso una concessione cinquantennale.

 

Nella capitale sembra molto avanzata la trattativa fra il comune guidato da Roberto Gualtieri e l’As Roma di Dan Friedkin che vuole realizzare lo stadio nuovo su un’area di sedici ettari a Pietralata. Produttore cinematografico di film da Oscar come il sudcoreano Parasite e neoproprietario dell’Everton in Premier league, anche Friedkin è un sostenitore di Trump. Allo stesso tempo, è uno dei maggiori concessionari di auto Usa con il marchio Toyota del Giappone sottoposto a dazi pesanti. Il settore automotive è molto penalizzato dagli interventi della Casa Bianca e “buy american” non è esattamente uno slogan tranquillizzante per Friedkin, il cui impegno finanziario sull’impianto è raddoppiato a quota 1,2 miliardi di euro. Il club giallorosso chiede il diritto di superficie per novanta anni, poi l'infrastruttura sarà ceduta a Roma Capitale.

 

Se la fede di Friedkin vacilla, a casa Milan ci sono le due fazioni contrapposte del Gop, il Grand old party che governa Washington. L’azionista Elliott fa capo a Paul Singer, tipico rappresentante dell’establishment repubblicano travolto dal takeover ostile dell’ex democratico Trump. Singer ha finanziato con 56 milioni di dollari i candidati conservatori durante le varie campagne elettorali. Nel 2024 ha donato 5 milioni al movimento Make America Great Again. Eppure in una lettera agli investitori di fine gennaio il fondo che gestisce 70 miliardi di dollari ha accusato le criptovalute sostenute da Trump di essere fra le cause dell’ondata speculativa sui mercati finanziari. L’altro azionista, Gerry Cardinale, rimane fedele alla linea Maga dopo avere ospitato per un derby della scorsa stagione Mike Pompeo, ex direttore della Cia e già segretario di Stato durante il Trump I.

 

Sull’altro fronte del derby di Milano da quest’anno non c’è più la Cina del gruppo in crisi Suning ma i suoi creditori del fondo Oaktree Capital Management, nuovi proprietari dell’Inter. Il cofondatore Howard Marks, Co-Founder si è servito della più classica metafora calcistica definendo «un autogol» la politica presidenziale sui dazi. Nell’ultimo memo agli investitori, Marks ha anche evocato il fantasma di Brexit. Le divergenze politiche non impediscono ai due club milanesi di marciare compatti verso l’acquisto della miniera d’oro di San Siro per il prezzo imbattibile di 73 milioni di euro. Come a Roma, la spesa prevista sull’area è di 1,2 miliardi di euro.

 

Per restare alla grande finanza Usa, Duncan Niederauer, ex ceo del New York stock exchange e proprietario del Venezia, potrà disporre di uno stadio nuovo al Bosco dello Sport costruito con 319 milioni di fondi pubblici. In passato, il numero uno dei mercati finanziari Usa si è pronunciato a favore di un terzo partito indipendente. Niederauer ha comprato il Venezia da Joe Tacopina, uno degli avvocati difensori di Trump nel processo della pornostar Stormy Daniels. Tacopina ha avuto esperienze anche nella Roma e nel Bologna. Adesso è proprietario della Spal terzultima in Lega Pro.

 

Nell’alveo conservatore tradizionale c’è anche Kyle Krause. Il padrone del Parma nel 2012 ha donato 72 mila dollari per la corsa di Mitt Romney, battuto da Barack Obama e avversario interno di Trump alle primarie del 2016. Il nuovo Tardini da 170 milioni di euro è a carico di Krause.

 

L’unico progressista Usa della serie A è Stephen Pagliuca dell’Atalanta. Nel 2009 il comproprietario dei Boston Celtics di basket e presidente di Bain capital è stato fra i candidati alla successione del senatore democratico Edward Kennedy, fratello di Jfk e di Robert. La corsa di Pagliuca non ha avuto fortuna. A Bergamo è andata meglio, con grandi risultati in campo e uno stadio nuovo di proprietà del club inaugurato a pieno regime lo scorso settembre.

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