Violento, sessualmente promiscuo, alcolista e, con ogni probabilità, anche un assassino. Michelangelo Merisi era senza dubbio una figura scomoda anche per un secolo ricco di eccessi come il Seicento. Uno dei suoi dipinti più importanti, La Morte della Vergine, riassume la portata dirompente della sua arte. Nel 1601 gli venne commissionato un dipinto della Madonna che doveva ritrarre un "misterium mors sine transitus Beatae Mariae Verginis", ovvero una morte senza corruzione del corpo. Caravaggio dipinse una Vergine con un corpo gonfio e in decomposizione, le caviglie ingrossate messe in mostra, la posa scomposta di un cadavere qualunque. Si dice che il pittore avesse usato persino il cadavere di una prostituta annegata nel Tevere come modello, una scelta a dir poco noir. Il dipinto venne ovviamente rifiutato e da lì a poco Caravaggio uccise un uomo durante una rissa. Fuggì da Roma senza farne più ritorno. Per questo e per molti altri motivi Caravaggio divenne un artista scomodo, i suoi eccessi finirono per oscurare la sua arte. Per due secoli di lui non si è parlato più di tanto. Dal Seicento in poi Caravaggio cadde nell’oblio. La sua riscoperta inizia nel 1911 quando un giovane piemontese, Roberto Longhi, dedica la sua tesi di laurea al grande maestro dimenticato. Una scelta di nicchia che si rivelerà essere il punto di partenza di un progetto più ampio. Roberto Longhi diventerà uno dei più importanti esperti d’arte del nostro paese influenzando la vita artistica e culturale del suo tempo.
La mostra “Caravaggio e il Novecento. Roberto Longhi e Anna Banti”, a Villa Bardini fino al 20 luglio 2025, ripercorre l’avventura straordinaria di questa coppia una coppia fuori dal comune attraverso opere che vanno da Caravaggio a Morandi.
Anna Banti: una rivolta verso un destino precostituito
Dopo la laurea a Torino, Longhi si trasferisce a Roma dove tiene un insegnamento sperimentale di Storia dell’arte al Liceo Tasso. Fra quei banchi conobbe Anna Banti, al secolo Lucia Lopresti, una giovane studentessa con una passione infinita per la letteratura che sarebbe diventata sua moglie. La loro non è stata solo una storia d’amore ma un romanzo di una vita intensa. Anna Bandi dirà in seguito, con tono irriverente, che il Liceo Tasso era popolato da “insipide bestioline, candidate irrevocabili al matrimonio”. Anche lei ottenne una laurea in Storia dell’arte nel 1918 per poi sposare Roberto Longhi nel 1924. Per qualche anno provò a fare la moglie ma il richiamo della scrittura è irresistibile. È in quel momento che Lucia Lopresti diventa Anna Banti, nel 1937 esce il suo primo testo, Itinerario di Paolina, che diede avvio alla sua carriera di scrittrice. Sempre negli anni Trenta, Roberto Longhi e Anna Banti acquistano Villa Il Tasso sulle colline di Firenze. Una meravigliosa casa di campagna dove costituiranno un vero e proprio cenacolo culturale. Gli amici erano fra i protagonisti dell’arte e della cultura, da Morandi a Ungaretti, da Guttuso a Pasolini. Una corte di intellettuali che andarono a nutrire la collezione personale dei coniugi Longhi che si può ammirare nella rassegna in mostra a Firenze. Sebbene Anna Banti si sia dedicata prevalentemente alla scrittura, con il suo romanzo Artemisia, del 1947, riscopre la figura di Artemisia Gentileschi.
La grande mostra su Caravaggio e l’assalto dei visitatori
Il 21 aprile 1951 è una data cardine nella storia dell’arte italiana: viene inaugurata a Milano la Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi. In pochi mesi, più di quattrocentomila visitatori, una cifra incredibile per l’epoca, si accalcano per ammirare una selezione unica di dipinti autografi del Caravaggio, mai esposti tutti insieme prima di quel momento. Un successo definito "eccezionale, incredibile" anche dallo stesso Longhi, commissario tecnico della mostra. Da quel momento Caravaggio torna ad avere un ruolo di primissimo piano non solo nella critica ma anche per il grande pubblico. Louvre, Ateneum, Museo di Berlino, Museo di Basilea, Museo di Vienna, Galleria Borghese, Galleria Doria, Museo dell’Aia questi sono solo alcuni dei musei che prestarono le opere per la mostra, senza contare chiese e edifici religiosi. Fu un’impresa colossale che decretò il prestigio di Roberto Longhi ma anche la sinergia sentimentale e intellettuale con sua moglie. Negli anni Sessanta Longhi si ammalò di cancro per morire nel 1970. Per Anna Banti fu un colpo durissimo ma, seguendo le volontà del marito, diede vita alla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi che ancora oggi mantiene viva l’eredità culturale e il metodo di Roberto Longhi, con borse e premi di ricerca, corsi e seminari. Anna Banti morì quindici anni dopo, nel 1985.