Quasi cento milioni di visualizzazioni su Youtube, oltre un miliardo calcolando anche gli altri portali e le 36 mila rielaborazioni di imitatori e fan. È “Pen pinapple apple pen”, o “PPAP”, jingle da un minuto firmato dal giapponese Pikotaro e diventato in poco più di tre mesi un fenomeno social mondiale, tra varianti, parodie e due remix da discoteca lanciati da Time Records e firmati da Gabry Ponte e Axel F. Per capire com’è nato questo nuovo fenomeno social abbiamo raggiunto il suo creatore: che usa un nome come cantante (Pikotaro) e uno come produttore (Daimou Kosaka), ma all’anagrafe è un attore di 43 anni, Kozuhito Kosaka.
Ci racconta com’è nata “Pen Pineapple Apple Pen”?
«Generalmente io registro quello che canticchio quando sono in bagno o faccio la doccia, e poi è il mio produttore, Daimaou Kosaka, a creare una canzone. Nel caso di “PPAP” però ho scritto le parole su una traccia scritta da Daimou».
E la coreografia? È nata insieme alla canzone o più tardi?
«Ho fatto partire la musica, mi sono messo a ballare come se fossi a una festa e ho scelto i movimenti che mi sembravano più divertenti».
E il vestito? Cambierà mai quel mix animalier giallo canarino?
«È un problema di budget. I soldi sono pochi, e questo per ora è l’unico vestito che ho. Però vorrei farne altre versioni: un abito con la giaccia, un kimono e altri modelli».
A proposito di budget: quanto è costato il video?
«Abbiamo speso 40 mila yen per lo studio di registrazione, 30 mila per il cameraman e 20 mila per dar da mangiare a tutti gli amici che ci hanno aiutato gratis. Quindi diciamo che abbiamo speso un po’ meno di 100 mila yen (circa 800 euro). O almeno, così mi dice il produttore».
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E poi? Qualche settimana fa lei ha detto di non aver guadagnato nulla dalla canzone. È ancora così?
«Il successo del video è esploso tra fine settembre e l’inizio di ottobre, quindi è troppo presto per aver incassato qualcosa: perlomeno io, non so se Kosaka ha avuto qualcosa!»
Su Youtube si trovano oltre 36 mila interpretazioni del suo video. Le ha viste? Che ne pensa?
«La PPAP indiana e quella dell’artista coreano Twice mi hanno colpito molto. In Giappone ce n’è una versione fatta da un bambino paffuto che è davvero perfetta. In effetti io pensavo che questa canzone sarebbe piaciuta ai bambini. E mi aspettavo che avrebbe avuto una circolazione molto limitata. Invece è andata oltre ogni mia aspettativa e si è diffusa tra giovani e vecchi, donne e uomini di tutte le età e di tutte le nazioni. Sono il primo ad esserne sorpreso!».
Quando ha capito che il video stava diventando un successo mondiale?
«Per la verità il mio produttore ha sempre pensato che la canzone sarebbe stata un successo: ma pensava al Giappone. Quando ho messo piede a Taiwan e ho visto che tutti la conoscevano ho capito che era andata già oltre le aspettative».
In passato i successi mondiali erano canzoni come quelle dei Beatles, o di Bob Dylan. La sua canzone invece è figlia di Youtube...
«L’importante è che una canzone faccia sorridere e amare, e che faccia venir voglia di ballare. Non so se le mie canzoni sono pop, rock, electronic dance. A me piace definirla “musica dance comica”. Penso che sia diventata così famosa perché è una canzone così semplice e bizzarra che nessun altro vorrebbe scriverla, e perché a cantarla è un cantante strano come me. Certo se non fosse l’età di Internet non si sarebbe diffusa così: quindi sono molto contento di vivere ora!»
È la prima volta che una canzone giapponese diventa famosa nel mondo. Ma lei ha detto di non considerarsi tipicamente giapponese...
«Volevo dire che ci sono pochissimi giapponesi che si vestono e si comportano come me! Ci sono molte canzoni belle da noi, ma sfortunatamente sono in giapponese. La mia è in inglese per caso: non l’ho fatto apposta. Però ci sono molte cose belle nella nostra cultura: “anime”, moda, musica “idol”... Spero di diventare un punto di partenza per far sì che il pubblico si interessi al Giappone».
E lei che musica ascolta?
«Oh, tantissime cose diverse: Prodigy e Stevie Wonder, M.I.A. e Sayuri Ishikawa, Ariana Grande e Junko Yagami, Babymetal e Queen... E il tema di “Rocky”».
Cosa faceva prima di questo successo?
«Facevo spettacoli comici in un parco poco frequentato. E avevo un lavoro part time».
E cosa farà da ora in poi?
«In questi giorni esce il mio primo album, ma solo in Giappone. Poi parto per la Francia. Spero di andare anche in molti altri paesi, e fare concerti durante i quali il pubblico possa ridere e ballare con me».