In barca a remi o in bicicletta, disteso tra i covoni di grano o sui rami di un ciliegio giapponese: sono immagini di una vita parallela quelle create da Alireza Karimi Moghaddam. Scene sempre diverse con un protagonista sempre uguale: Vincent Van Gogh, he in queste scene abbandona però l’aurea di infelicità insopportabile che circonda la sua biografia per guadagnare un tocco di allegria e spensieratezza che ha conosciuto, forse, solo in questo mondo parallelo. Dove però c’è spazio anche per le pagine più amare: il taglio dell’orecchio, l’impossibilità di vendere i propri quadri, il campo di grano ritratto in un dipinto e poi scelto per il proprio suicidio…
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Dagli anni Ottanta Van Gogh è un artista dalla fama planetaria, con un seguito pop paragonabile solo a quello di Mozart. Non a caso questo omaggio sfaccettato e originale arriva da un artista islamico. Nato a Teheran ma docente alla facoltà di arte dell’Università di Lisbona, Karimi Moghaddam vive da diversi anni in Portogallo: paese che ha scelto, come racconta in questa intervista, perché aveva bisogno di nuove ispirazioni per i suoi quadri.
Può dire ai nostri lettori come funziona il suo progetto Van Gogh?
«Io cerco di risvegliare un nuovo sguardo rispetto alle opere di Van Gogh, ma anche rispetto alla sua vita. Guardo i suoi dipinti con una visione fantasiosa e del tutto personale: le immagini che dipingo sono davvero il frutto di sogni o di fantasie nate nella mia mente. Mi piace dipingere miei sogni incentrandoli sulla presenza di Van Gogh e su richiami alle sue. Per ora mi sono divertito a creare opere d’arte digitali e “single frame”. Ma prossimo futuro voglio realizzare quadri delle stesse opere con tecnica acrilica: ho deciso di farlo per venire incontro a coloro che amano le opere originali. Mi piacerebbe molto creare animazioni con Van Gogh, riprendendo l’atmosfera dei miei cartoni animati. Però potrei farlo solo se trovassi un buon produttore, e un investitore disposto a finanziare il lavoro
Ma come è nata questa idea?
«Da bambino amavo moltissimo le opere di Van Gogh, le sue opere sono sempre state una grande fonte di ispirazione. Quando ho cominciato a realizzare cartoni animati e caricature, ho pensato che forse avrei potuto far entrare Van Gogh nel mondo dei miei cartoni. E così, gradualmente, col passare del tempo, Van Gogh è entrato davvero nei miei lavori, fino a diventare il personaggio principale. Io cerco di comunicare un mio messaggio attraverso le opere di Van Gogh. E credo che piaccia anche alla gente».
Perché proprio lui? Ha mai pensato ad altri artisti? O ha intenzione, prima o poi, di cercare un altro personaggio?
«Come ho già detto è un interesse personale. Ho una passione per la sua arte e la sua vita. Van Gogh era un uomo che ha sofferto tanto ed è morto povero. Solo di recente il mondo lo ha conosciuto, e ha scoperto il suo fantastico universo. Credo però che, al contrario di quello che pensa la gente, Van Gogh non fosse depresso. Come fa una persona triste a creare tanta bellezza? Possibile che La Notte Stellata o Girasoli siano usciti dalla mente di una persona depressa? Non credo, mai. Secondo me Van Gogh era innamorato: amava l’umanità e la vita. Ha vissuto con amore e ha creato con amore. Ed è questo il messaggio che vorrei far arrivare a tutti gli esseri umani tramite le mie opere».
Ritiene che esista una connessione tra Van Gogh e la cultura dell’immagine iraniana? So che era affascinato dalla stampa giapponese, ma a lei risulta che conoscesse artisti iraniani?
«Io credo che l’arte non conosca confini. Si sa che Van Gogh per un periodo di tempo è stato influenzato dall’arte orientale e soprattutto da quella giapponese: uno dei suoi quadri più amati dal pubblico, La notte Stellata, è stato ispirato da un famoso dipinto giapponese. Legami diretti con l’arte iraniana non credo ce ne siano stati, ma l’arte iraniana è basato sui sogni e sentimenti, e Van Gogh ha creato le sue opere partendo da sogni e sentimenti. Le forme e le linee che ha usato in molti suoi quadri si incontrano spesso anche nei dipinti iraniani: ho notato molte volte, in quadri iraniani, forme contorte simili a quelle che si notano nelle opere di Van Gogh».
Ci parli della sua vita di artista iraniano in Europa. Perché è andato in Portogallo e quali somiglianze e differenza vede di più?
«Amo il Portogallo. Culturalmente e storicamente, questo paese mi ricorda l’Iran: il tempo e bello, la gente è simpatica. A un certo punto della mia vita ho sentito il bisogno di vivere in un paese diverso dall’Iran per un periodo di tempo, per creare i miei dipinti. E sono convinto che aver scelto il Portogallo sia stata un’ottia scelta. Del resto, non dimentichiamo che Van Gogh, che veniva dall’Olanda, ha passato diversi anni della sua breve vita ad Arles in Francia: una città che ha molto in comune con il Portogallo».
Si ringrazia per la traduzione Jina Vedjdani