Due uomini camminano e parlano, nella foto in bianco e nero sulla copertina del nuovo numero de L’Espresso. Sono circondati dal marmo, grandi mattonelle sotto i loro piedi, lastre marezzate dietro le spalle: il tipico interno di un Palazzo di Giustizia, la classica ambientazione di una fotografia di Borsellino e Falcone - li si riconosce bene anche se hanno i volti in penombra. L’orologio quadrato che spunta sopra la testata, proprio sul bordo della foto, sembra un presagio: sono le 12 e 10, i minuti scorrono, i giorni passano, l’ora dell’esplosione si avvicina.
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“Perché loro” è la copertina del nuovo numero che L’Espresso vuole dedicare quell’estate del 1992 che cambiò la storia. A trent’anni dalle stragi uno speciale di trenta pagine fa il punto su cosa si sa degli attentati, sulle strategie della mafia, sull’ipocrisia di chi nei palazzi del potere non la contrastava abbastanza. Ma anche sull’evoluzione della memoria dei due giudici e degli agenti di scorta, sui frutti che il loro sacrificio continua a donare all’Italia.
A ravvivare il ricordo di quell’estate del 1992, e dei due attentati che stravolsero il Paese, sono siciliani illustri come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Fiammetta Borsellino, la vedova del caposcorta di Falcone Tina Montinaro, testimoni di quella stagione come Tano Grasso e Francesco La Licata. Ma anche icone dello spettacolo come Rosario Fiorello, Jovanotti e Pif. Dal passato riemergono un articolo di Giampaolo Pansa e un ricordo di Gigi Riva. Mentre Enrico Bellavia e Paolo Biondani fanno il punto sulle indagini, sui depistaggi, sulle improbabili coincidenze. E Lirio Abbate sottolinea la reazione popolare che portò a grandi successi dello Stato contro la mafia.
La guerra in Ucraina continua, tra le speranze di chi tiene in vita le ferrovie statali (di Federica Bianchi) e le angosce di chi subisce l’invasione (il diario in graphic novel di Nora Krug). La crisi innescata da Putin e sostenuta da una propaganda interna insensata (ne scrive Bernardo Valli) evidenzia le contraddizioni dell’Occidente (di Lucio Caracciolo) e i limiti della politica di Biden (di Alberto Flores d’Arcais). Mentre la Cina, scrive Simone Pieranni, continua a tenersi alla larga dal conflitto.
In politica, all’ordine del giorno ci sono il conflitto di interessi di Cingolani (lo svela Carlo Tecce) e le divergenze tra i 5 Stelle (ne parla Federico Pizzarotti con Susanna Turco). La decisione di Gualtieri di costruire un termovalorizzatore per Roma intanto porta in auge il partito che vuole più inceneritori per tutti (di Antonio Fraschilla).
Le inchieste de L’Espresso raccontano il flop della tassa sugli extraprofitti energetici (di Vittorio Malagutti), i traffici miliardari della mafia cinese (ancora Fraschilla) e gli scandali legati alle film commission (di Gianfrancesco Turano). Mentre Simone Alliva denuncia l’aumento delle violenze contro chi appartiene alla galassia Lgbt.
Chiara Sgreccia fa il punto sulle indagini riguardo alla scomparsa dei 43 studenti diventati un simbolo della violenza della polizia messicana. La serie sulla salute mentale partita dalla copertina sulla “Follia in cella”, questa settimana si concentra sulla situazione negli Stati Uniti (di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni).
L’Espresso chiude con Wlodek Goldkorn che ricostruisce cosa resta dell’Occidente e Sonia Bergamasco che parla di teatro e poesia (di Francesca De Sanctis). Al Salone del libro di Torino andrà in scena il boom dei fumetti (ne scrivono Sabina Minardi e Maurizio Di Fazio), mentre due autori diversi come l’omanita Johka Alharthi e l’americano Joe R. Lansdale si chiedono quale sia oggi il senso della scrittura. E a chi accusa i talk-show degli anni Ottanta di aver innescato l’onda lunga che ha portato agli haters, Giandomenico Crapis risponde con una carrellata ragionata dei pregi e dei difetti di Santoro, Funari & Co.