«I levrieri non vanno sfruttati per correre». Nel Nord Est scatta la protesta anti-cinodromo

In Italia le corse dei cani sono illegali da vent’anni. Ma nel trevigiano spunta il progetto per costruire un “percorso” dedicato. Ma gli animalisti si infuriano

Quando arriva la sera, Hope sale in macchina: nel senso che si arrampica sul tetto di un’automobile nella villa del Trevigiano in cui abita, e lì aspetta il ritorno a casa di quelli che ormai sono parte della sua tribù. Faceva qualcosa di simile, forse, nella sua vita precedente: allora però scalava una duna per l’avvicinarsi di persone amiche o, più spesso, nemiche. Di uomini violenti che si divertono a prendere a sassate i cani. Un passatempo purtroppo comune, in Qatar.

 

Hope è un levriero, uno dei tanti adottati in Italia grazie a privati e associazioni che si occupano di questi cani, che sono oggi tra i più maltrattati al mondo. Un paradosso, per una delle razze più antiche, amata da re e potenti, immortalata in un ventaglio di Tutankhamon, nei quadri di Diego Velasquez, nelle opere di Gabriele D’Annunzio, che per quelli che chiamava “Lunghi musi” ebbe una vera passione.

 

«Nelle regioni del Nord il randagismo è stato debellato, i cani abbandonati sono rari», spiega Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd veneto: «Quindi chi vuole salvare un cane dalla strada deve andare a cercarlo lontano». Si spiega così la presenza di tanti levrieri che si scatenano nei parchi e nei giardini del Nordest. E si spiega forse anche il fatto che qualcuno abbia avuto l’idea di realizzare un anello di sabbia dove farli correre. Scatenando le proteste degli animalisti, visto che in Italia le corse di cani sono vietate da vent’anni. È dal 2002, quando fu chiuso il cinodromo di Roma, che associazioni come la Gaci o la PetLevrieri trovano casa agli animali strappati alle corse.

 

I levrieri adottati che si incontrano in Italia provengono da tre filoni. Ci sono cani non più adatti alle corse, ancora permesse in Gran Bretagna e Irlanda: hanno alle spalle una vita grama, sempre chiusi in gabbia tranne che per allenamenti e gare. Poi ci sono i galgos spagnoli, usati per la caccia: quelli che arrivano in Italia, portati da associazioni come Progetto Galgo, hanno il corpo segnato da morsi e cicatrici. La via di adozione più recente è quella dalla penisola araba. «Il mio primo cane, che ho tenuto con me, l’ho salvato da un uomo che voleva bruciargli le zampe», ricorda Alessandra Picchio, italiana trapiantata in Qatar che del recupero dei cani maltrattati ha fatto una missione.

 

«È purtroppo comune qui mettere post su Facebook con cani malmessi, chiedere donazioni con la scusa di aiutarli e poi intascarle». Tra i cani che lei propone ci sono slougi, saluki (i leggendari cani degli sceicchi), e molti meticci «perché qui non c’è una politica di sterilizzazione: quando viene abbandonato un cane, dopo pochi mesi per strada ce ne sono dieci».

 

Il nostro Paese ha una grande tradizione di levrieri: dal levriero italiano amato dai pittori del Rinascimento all’esemplare di Città di Castello appena premiato a New York. Di corse, da vent’anni non se ne parlava più. Poi, qualche mese fa, l’annuncio di un nuovo percorso a Maserada sul Piave (Treviso): proprio a due passi da dove è arrivata Hope. Gli animalisti hanno fatto manifestazioni e raccolte di firme, fino ad arrivare a un ricorso al Tar. Anche se il sindaco Lamberto Marini ha detto e ripetuto che è tutto un abbaglio: «Non è un cinodromo ma un anello di sabbia per far correre i cani in sicurezza. Non si faranno corse ma “racing” – che, sì, in inglese vuol dire correre, ma è il termine con cui si indicano le “prove di lavoro” stabilite dall’Enci per tenere in forma cani di questa razza».

 

È all’Enci, l’ente nazionale per la cinofilia, che Marini rimanda per le proteste: «Hanno tre impianti in cui queste prove vanno avanti da decenni. Ora li stanno chiudendo e hanno cercato un posto per realizzarne uno nuovo. Ci hanno contattati perché hanno saputo che avevamo un’area adatta. È una zona ex demaniale che stiamo recuperando: prima ci passavano i carri armati, ora ci sono un parco e dei campi sportivi. E da ottobre ci saranno i levrieri. All’inaugurazione ci sarò anche io, con veterinari e guardie zoofile. E se ci accorgeremo che l’Enci farà cose diverse da quelle per cui ha firmato la convenzione, dovrà fare le valigie».

 

Il problema è che di queste rassicurazioni gli animalisti non si fidano. Molti, come Zanoni, sono proprietari di levrieri adottivi: «Le posso garantire che 99 su cento non li porterebbero mai a correre in un impianto come quello di Maserada. Possono dire quello che vogliono ma sono gare vere e proprie: fanno parte di un calendario che copre tutto l’anno, i proprietari si prenotano con mesi di anticipo. È un’iniziativa pericolosa perché si presta a ispirare attività illecite: davvero pensano di poter impedire che sui risultati delle gare si facciano scommesse?».

 

Quella che sembrava una bella storia d’amore tra gli amanti dei cani dell’Italia del Nord e i levrieri maltrattati si sta tingendo di pericoli di sfruttamento. «Certo che amano correre, sono nati per questo», commenta Picchio. «I saluki in particolare hanno i muscoli delle gambe sviluppati in modo da usare soprattutto le zampe anteriori per darsi più spinta ed essere più veloci. Ma una cosa è farli correre in un parco, un’altra è metterli in un cinodromo. Solo l’idea mi fa orrore, dai Paesi in cui si fanno arrivano storie terribili: gli danno gli steroidi, gli tagliano le orecchie, durante le gare ci sono incidenti…».

 

Intanto, dopo Maserada, un altro scandalo è scoppiato a Varese. Anche lì era stata annunciata una corsa di levrieri in uno spazio dell’ippodromo locale. Alle proteste, uno dei dirigenti ha risposto: «Noi amiamo gli animali, che si tratti di cavalli, cani o altre specie. Quella in programma era solo una dimostrazione per presentare al pubblico una disciplina poco nota». La manifestazione alla fine è stata annullata. Quindi, in attesa di vedere se a Maserada si andrà fino in fondo, a chi vuole vedere una corsa di cani non resta che andare sul web. Lì è facile trovare i cinodromi virtuali dei siti di scommesse legali. Alcuni offrono corse realizzate completamente in computer grafica, altri ripropongono filmati di corse vere. Con levrieri che corrono, si sforzano, si superano, si scontrano: che la loro sofferenza non sia in diretta non è una grande giustificazione.

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