Difficilmente il cinema africano riesce a bucare il “muro di cristallo” che lo tiene lontano dai cinema italiani. Per questo è importante un appuntamento come il Fescaaal di Milano: un appuntamento fisso, che ogni anno dedica uno sguardo approfondito ai film che arrivano dall’Africa e dagli altri continenti trascurati dai circuiti di distribuzione occidentali. Difficile scegliere tra i titoli in programma dal 18 al 26 marzo: 9 giorni di proiezioni, quasi 50 film, e poi incontri con gli autori, eventi speciali in diverse sale di Milano: Auditorium San Fedele, Cineteca Milano Arlecchino, CinéMagenta 63 - Institut Français de Milan. E sette giorni di proiezioni online su MYmovies. Abbiamo tentato una selezione seguendo il filo rosso che caratterizza questa newsletter. In un viaggio che ci porta dal Marocco al Pakistan, ma anche nella Francia che non ha mai chiuso i conti con la colonizzazione dell’Algeria.
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Ma partiamo dall’Italia: la sezione “Concorso extra” è dedicata ai film di registi italiani o di stranieri residenti qui. Tra i 14 film in concorso ”N’en parlons plus di Cécile Khindria e Vittorio Moroni” (Premio speciale della giuria al Torino Film Festival 2022): un film che, attraverso il rapporto di Sarah con suo nonno, spezza il silenzio intorno agli algerini che durante la guerra d’indipendenza combatterono al fianco dei francesi, e finirono per essere rifiutati in Patria e chiusi in campi di concentramento in Francia. “Maka” di Elia Moutamid, regista e attore trapiantato da Fès a Brescia (“Kufid”), è un ritratto della camerunese Geneviève Makaping, che dopo una dolorosa esperienza di immigrazione è riuscita ad affermarsi in Italia come giornalista e scrittrice. “Yakub” dell’artista visiva Anna de Manincor racconta invece il percorso verso l'età adulta di un adolescente nigeriano a Bologna. Con “After the Revolution” di Giovanni Buccomino andiamo in Libia: anche qui si parla delle conseguenze di una guerra che ha lacerato un Paese, seguendo Maryam e suo fratello che cercano di ricostruire la loro vita e il loro rapporto dopo aver combattuto su fronti opposti durante la recente rivoluzione.
Passiamo in Tunisia. Ali, protagonista di “Harka” di Lotfy Nathan, è un piccolo contrabbandiere ma alla morte del padre, quando l’intero peso della famiglia ricade sulle sue spalle si scontra con una realtà insopportabile: un film di denuncia del dramma sociale in cui vivono i giovani tunisini. “Le spectre de Boko Haram” di Cyrielle Raingou ci porta in Camerun, con un racconto commovente della vita dei bambini al tempo del terrorismo islamico. Perché anche nel pieno della minaccia terrorista, i più piccoli riescono a ritagliarsi momenti di serenità. Ma i traumi riaffiorano nei loro disegni…
“Mediterranean Fever” di Maha Haj è ambientato a Haifa, in Palestina. Waleed, giovane aspirante scrittore, non sopporta l’occupazione israeliana e cade in una depressione profonda. Un misterioso vicino di casa sembra aprirgli le porte della speranza, ma sarò invece un viaggio straziante verso intrighi tanto tragici per Waleed quanto avvincenti per lo spettatore. Torna un film molto amato dai festival, “World War III” dell’iraniano Houman Seyedi: in questo dramma satirico un poveraccio, Shakib, finisce per caso a sostituire il protagonista di uno sgangherato film sull’Olocausto. Ne nascono una serie di equivoci che coinvolgono anche la sua fidanzata Ladan, e che finiscono per intrecciare realtà e finzione in un crescendo di humor nero. Si ride anche con “Abdelinho” del marocchino Hicham Ayouch: per resistere all'integralismo che avanza, Abdel si innamora della cultura brasiliana e diventa insegnante di samba con il nome di Abdelinho.
Andiamo in Pakistan con Joyland di Saim Sadiq, vincitore del Premio della Giuria nella sezione Un Certain Regard di Cannes: il racconto dell’amore impossibile tra un giovane di una famiglia conservatrice e una danzatrice transgender: malgrado l’argomento scottante per la società pakistana, è stato scelto per rappresentare il Paese agli Oscar. “Indivision” di Leïla Kilani è un family drama ambientato nel Marocco contemporaneo. Al centro c’è una grande casa circondata da un paradiso naturale: quando la nonna cerca di convincere la famiglia ad accettare un'offerta immobiliare milionaria che metterebbe però a rischio l’ambiente circostante e i suoi abitanti, la giovane Anis si rifiuta di vendere la sua parte e trova un’alleata in Lina, bird-watcher accanita con migliaia di follower…
C’è molta natura anche nel film di apertura del festival, “Under the Fig Trees” di Erige Sehiri, già selezionato per Cannes e per rappresentare la Tunisia agli Oscar. Un racconto che concentra in una giornata, seguendo il lavoro degli stagionali che raccolgono fichi, tutta la ricchezza delle tradizioni tunisine e tutta la complessità delle contraddizioni del Paese. Dopo la preview domenica 19 alle 18 al Cinema della Fondazione Prada, uscirà il 23 marzo, distribuito da Trent Film.
Sarà in sala dal 6 aprile per I Wonder invece il film di chiusura del festival, “Leila’s Brothers” di Saeed Roustaee (domenica 26 Marzo alla Cineteca Milano Arlecchino). La storia di emancipazione di una quarantenne iraniana che, dopo essersi dedicata interamente alla famiglia, per affermarsi dovrà combattere non solo contro la società ma prima di tutto contro suo padre: un omaggio al coraggio delle donne iraniane attraverso una personaggio interpretato da Taraneh Alidoosti, attrice famosissima recentemente arrestata per aver appoggiato le proteste.