Nel libro del nostro inviato Lirio Abbate le storie di numerose ragazze calabresi non più disposte a piegarsi ai codici mafiosi e che hanno pagato un prezzo carissimo per la scelta di rompere con le famiglie e collaborare con le istituzioni
image/jpg_2200542.jpgDonne uccise dalle loro famiglie perché hanno tradito l'onore. Donne a cui già prima della morte era stato impedito vivere: spinte alle nozze a quindici anni, e poi recluse in casa, senza mai potere uscire da sole. Ma è la loro ribellione ad avere provocato la rivoluzione più importante nella lotta alla 'ndrangheta, l'organizzazione criminale più potente del mondo occidentale. Hanno svelato agli investigatori le regole interne ai clan e creato una crepa nella fortezza di omertà che le protegge: un esempio che si è subito rivelato contagioso.
In "Fimmine ribelli", in libreria per Rizzoli, l'inviato de l'Espresso Lirio Abbate racconta "come le donne salveranno il paese dalla 'ndrangheta". Abbate, da anni sotto scorta per le minacce di Cosa nostra, infonde nel rigore della documentazione il senso tragico dei destini di numerose ragazze calabresi, non più disposte a piegarsi ai codici mafiosi e che hanno pagato un prezzo carissimo per la scelta di rompere con le famiglie e collaborare con le istituzioni. E allo stesso tempo genitori che spingono fra le braccia di boss latitanti le proprie figlie, facendole diventare le amanti del "califfo", per ottenere un riconoscimento sociale.