Nonostante gli sforzi per aprirsi all'Occidente, la maggior parte dei paesi pensa che Pechino curi solo i suoi interessi

La cattiva immagine della Cina all'estero è un problema che ha sempre inquietato i suoi dirigenti. Per renderla più attraente nel mondo, Pechino ha deciso qualche anno fa di investire miliardi di dollari in progetti che potrebbero migliorarla. Fra le altre iniziative, il governo ha lanciato il programma dell'Istituto Confucio, che organizza corsi gratuiti di lingua cinese per gli studenti delle scuole superiori e ha rapidamente esteso la presenza dei media ufficiali cinesi oltre frontiera. La tv centrale cinese, la rete più importante del Paese, ha aggiunto programmi in lingua inglese, ha aperto nuovi uffici all'estero ed ha assunto migliaia di nuovi dipendenti. Il "China Daily", quotidiano ufficiale in lingua inglese, acquista ormai regolarmente spazi pubblicitari sui più importanti giornali americani come ill "New York Times" e il "Wall Street Journal".
La propensione di Pechino a spender soldi per proiettare all'esterno l'immagine della Cina come modello culturale (il programma è ufficialmente denominato dawaixuan - o grande propaganda estera) ha inizialmente destato preoccupazioni in Occidente. Molti temevano infatti che il governo cinese stesse organizzando un'insidiosa campagna di manipolazione dell'opinione pubblica su scala internazionale.

Ma queste preoccupazioni si rivelano oggi infondate. Stando all'ultimo sondaggio sull'immagine della Cina nel mondo, condotto dal prestigioso Pew Research Center degli Stati Uniti, questa costosa campagna si è rivelata un grande fallimento.

Un'opinione positiva della Cina era stata espressa dalla maggioranza degli intervistati solo in 19 dei 38 paesi sottoposti al sondaggio (a confronto con l'immagine positiva degli Stati Uniti prevalente in 28 paesi). Nonostante gli eroici sforzi di Pechino, l'immagine della Cina nel mondo era rimasta sostanzialmente invariata dal 2007.
Dal sondaggio è emersa, ovviamente, anche qualche buona notizia per la Cina. La sua immagine è migliore nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nel Medio Oriente, in America Latina e in Africa. Anche i giovani di tutto il mondo vedono la Cina con maggior favore.

Purtroppo, su scala globale, essa rimane fortemente negativa. In Occidente, solo una minoranza degli intervistati, in tutti i paesi presi in considerazione, ha un'opinione favorevole della Cina. Ad esempio, il 37 per cento degli americani, il 28 per cento dei tedeschi e degli italiani, il 42 per cento dei francesi e solo il 5 per cento dei giapponesi manifesta sentimenti positivi nei confronti della Cina, considerata inoltre come un grande potenza egoista. La stragrande maggioranza degli intervistati (dal 60 all'85 per cento) nella maggior parte dei paesi presi, pensa che la Cina non tiene conto degli interessi delle altre nazioni.

La spiegazione più semplice dell'incapacità di Pechino di promuovere l'immagine della Cina all'estero è che l'opinione pubblica internazionale non è affatto ingenua. Il suo atteggiamento verso qualsiasi grande potenza si basa sulla politica che attua, non sulla propaganda. Nel caso della Cina, le azioni intraprese da Pechino riguardo al commercio, al cambiamento climatico e ai diritti umani influenzano notevolmente la percezione di questo Paese sul piano internazionale. In realtà, l'atteggiamento negativo persistente verso la Cina nel mondo occidentale può essere ricollegato alle sue pratiche commerciali sleali (come i sussidi alle esportazioni e la violazione dei diritti di proprietà intellettuale), alla scarsa cooperazione per risolvere il problema del mutamento climatico e al poco rispetto per i diritti umani.

Un altro ostacolo che Pechino ha incontrato nel proiettare nel mondo l'immagine della Cina come modello culturale è la mancanza di comportamenti credibili. Gli strumenti utilizzati dal governo cinese sono i suoi media ufficiali, che all'estero appaiono poco affidabili, poco professionali e poco attraenti. Le strategie di comunicazione e le decisioni organizzative vengono stabilite da funzionari del partito comunista per i quali quel che più conta è la fedeltà al regime, con risultati prevedibili.

L'ultimo ostacolo al miglioramento dell'immagine della Cina nel mondo è la mancanza di attrattiva delle idee e dei costumi di questo paese. Ciò è dovuto probabilmente all'ignoranza della sua cultura da parte di chi vive altrove. Ma vi è anche una causa forse più diretta: il comportamento degli uomini d'affari e dei turisti cinesi, che oggi sono decine di milioni ogni anno, nei paesi stranieri. Per quanto possano portare un sacco di soldi, spesso vengono visti come persone ignoranti, rozze, aggressive e poco rispettose delle culture locali. E questo non aiuta di certo a migliorare l'immagine della Cina.

Resta tuttavia il fatto che, pur se essa può apparire negativa, non è però immodificabile. La maggior parte delle persone nel mondo ha un atteggiamento aperto verso la Cina (per esempio, anche se per lo più in Occidente non viene vista come un partner, non per questo appare come un nemico). Quel che serve è dunque un cambiamento di strategia da parte del governo cinese.

Una correzione di rotta relativamente facile per Pechino potrebbe essere quella di affidare la proiezione esterna del suo modello culturale al settore privato e in particolare alla società civile. Contatti genuini fra le persone, non ufficialmente promossi attraverso una costosa diplomazia politica, potrebbero produrre migliori risultati.
Un altro passo avanti sarebbe quello di correggere alcune delle sue politiche impopolari, come quelle sui diritti umani e il cambiamento climatico. Purtroppo, non c'è da scommettere su questo.