Il settimanale, da venerdì 28 marzo, è disponibile in edicola e in app

Un fungo atomico giallo e nero sopra i palazzi di una città: è molto forte l’immagine di copertina del nuovo numero dell’Espresso, in edicola da venerdì 28 marzo. E anche lo strillo non lascia dubbi: “Voglia di nucleare”, una frase che rimanda al nocciolo dell’inchiesta costruita con gli articoli di Federica Bianchi, Gianfrancesco Turano, Linda Di Benedetto. Perché dietro alla promessa di una fusione di nuova generazione c’è la corsa al riarmo innescata dall’invasione russa all’Ucraina, e il rischio di un’escalation atomica. Il ritorno all’energia nucleare per uso civile richiede comunque un cambio di rotta rispetto al passato: L’Espresso dà la parola a chi lo appoggia (Carlo Calenda e Giuseppe Zollino) e a chi si oppone (Angelo Bonelli), mentre il direttore Emilio Carelli, nel suo editoriale, sottolinea i rischi presenti e futuri che caricano una questione scientifica di gravi responsabilità morali.

 

Le inchieste della settimana parlano di autostrade e sanità: Rizzo ricostruisce il pasticcio con cui, dopo il crollo del Ponte Morandi per mancata manutenzione, lo Stato rilevò dai Benetton la gestione della rete nazionale; Serenella Bettin e Jessica Mariana Masucci denunciano rispettivamente i tempi infiniti per visite e risultati di e le carenze nell’assistenza ai malati mentali. E mentre il rapporto WeWorld disegna un Paese spezzato in due (ne scrive Marco Roberti), Maurizio Di Fazio fa il punto sull’aumento delle tariffe che minaccia il bilancio delle famiglie. Il governo però parla d’altro, tra risse, bisticci e smentite: lo ricostruisce Susanna Turco, mentre Maria Elena Boschi in dialogo con Felice Florio invita le opposizioni all’unità, unica strada per sconfiggere la destra. E Loredana Lipperini tira le fila della questione Ventotene, ricostruendo radici storiche e attualità del Manifesto frettolosamente stroncato da Giorgia Meloni.

 

La pagina di esteri apre sul problema di una gestione umana dei migranti. Carlo Tecce fa il punto sui centri di detenzione costruiti dal governo in Albania, un modello controverso e ancora inutilizzato ma già copiato dalla Danimarca, mentre altri Paesi della Ue guardano con interesse (di Federico Baccini). Daniele Mastrogiacomo calcola quanto rende a El Salvador accettare di rinchiudere i migranti deportati da Trump, che nel frattempo spinge la macchina delle esecuzioni a viaggiare a pieno ritmo (lo raccontano Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni). Dal Medio Oriente arrivano due articoli: a Gaza chi sopravvive ai bombardamenti muore di sete, scrive Antonia Ferri, mentre Matilde Moro fa il conto degli investimenti occidentali che finanziano la mattanza ordinata da Netanyahu. E Lidia Ginestra Giuffrida rivela l’odissea delle mamme siriane che cercano i loro figli adolescenti, arruolati a forza e desaparecidos nelle carceri di Assad.

 

L’economia apre con i conti sbilanciati dell’Unione europea (di Luigi Buttiglione) e con le défaillance della difesa italiana sul fronte della sicurezza digitale (di Alessandro Longo). Si parla di sostenibilità, con Nadia Cavalleri che racconta come le Svalbard approfittano del clima meno rigido per attirare più turisti, mentre Giuseppe De Marzo denuncia che non è solo Washington a rimangiarsi gli impegni sul green, ma anche Bruxelles.

 

Sul tema dell’intelligenza artificiale, due articoli allargano il campo: Marco Montemagno dedica il suo focus settimanale al futuro ibrido che nascerà dalla fusione tra esseri umani e sistemi intelligenti, mentre Valeria Palermi analizza come i traduttori automatici cambiano il lavoro di docenti e interpreti (e Di Fazio rivela a sorpresa che i giovani italiani le lingue le studiano più di prima). Era questo un tema che affascinava già Umberto Eco, che già scriveva dei suoi esperimenti con il motore di ricerca Altavista in una Bustina di minerva del 1998 sul nostro giornale.

 

E l’Espresso chiude con un’intervista a Maurizio De Giovanni sui suoi gialli preferiti (di Marco Zatterin) e un tuffo nel mondo fantastico del libro scritto da Gianluca Nicoletti e illustrato dal figlio Tommaso, artista neurodivergente (di Valeria Verbaro). Se Valeria Bruni Tedeschi spiega a Fabio Ferzetti quanto sia importante interpretare ruoli distanti dal proprio vissuto, Matteo Nucci invita invece il lettore a mettersi nella mente del nemico, come facevano gli Antichi, per capire il presente. E per disinnescare l’ansia che incombe sulla nostra vita quotidiana, immergiamoci con Carlo Moretti in “Profondo rosso”, classico horror appena restaurato che torna nei cinema a cinquant’anni dall’uscita.

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Voglia di nucleare - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

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