
A pochi chilometri dalla periferia meridionale di Bucarest, capitale della Romania, c’è il comune di Calugareni. È un nome che ogni romeno, a prescindere da dove viva, non può non aver sentito a un certo punto della sua vita. È a Calugareni, infatti, che nel 1595 il prode Michele il Coraggioso, re di Valacchia, affrontò e sconfisse un enorme esercito ottomano, come riportano tutti i testi romeni di storia.
A distanza di quattro secoli, Calugareni è tornata a fare notizia quando la star Steven Seagal ha girato un film da quelle parti. Nel novembre 2013, il Daily Express ha raccontato che “l’attore hollywoodiano durante le riprese in Romania ha fatto visita a un canile locale per adottare un cane randagio". Il canile è noto come “Dog Town”, ed è situato a Uzunu, una frazione del comune di Calugareni.

Secondo i documenti ufficiali, l’attività principale della sua azienda è occuparsi di cibi e bevande venduti al dettaglio in chioschi e bancarelle. Anche il nome della società è calzante: Romwine & Cofee (con una sola “f”). Per un altro anno non è accaduto nulla di rilevante per la piccola società. Poi, nel marzo 2020, all’improvviso tutti hanno iniziato a parlare di Uzunu. Ci si potrebbe aspettare che Uzunu sia diventato un focolaio, che tutti gli abitanti siano contagiati e che le sale mortuarie siano affollate da centinaia di cadaveri. Ebbene, niente di tutto questo. In verità, però, un collegamento con l’epidemia da coronavirus c’è: a Romwine & Cofee sono stati assegnati due appalti pubblici per la fornitura di mascherine chirurgiche di tipo FFP2 e FF3. La gara è stata gestita dall’Ufficio nazionale per gli approvvigionamenti pubblici, un ente istituito per garantire la fornitura di materiali indispensabili a contrastare la pandemia.
Vale la pena sottolineare che le consuete regole per candidarsi alle gare d’appalto sono state abrogate in seguito allo stato d’emergenza dichiarato in Romania alla metà di marzo, e quindi l’assegnazione degli appalti è stata più snella. E anche molto redditizia: i due contratti assegnati alla società di vendita al dettaglio di cibo e bevande con sede a Uzunu raggiungono i 56 milioni di leu romeni, circa 11 milioni di euro per la produzione di 1,75 milioni di mascherine. In media, una mascherina costava circa 6,5 euro, ovvero una cifra di quattro o cinque volte superiore al prezzo effettivo.
Quando i giornalisti si sono precipitati a Uzunu e hanno scoperto il quartiere generale della società (la casa della cuoca Maria Cristian del ristorante locale, come detto sopra), i suoi increduli compaesani hanno appreso che la donna era un vero squalo del mondo degli affari. Il giorno dopo, però, il mistero è stato risolto: mentre gli articoli di giornale si moltiplicavano e il Primo ministro Ludovic Orban prometteva di avviare un’inchiesta sulla concessione
degli appalti, un uomo d’affari ha deciso di farsi avanti. Si tratta di Catalin Robertino Hideg, un vero tycoon nella fornitura di apparecchiature sanitarie, proprietario dell’azienda Sanimed International.
Hideg, ex studente di dottorato in intelligence presso l’Accademia nazionale d’intelligence del servizio segreto romeno, ha ammesso in televisione in prima serata che Maria Cristian è soltanto un prestanome. Hideg ha detto che Romwine & Cofee è soltanto una società che distribuisce le forniture sanitarie di Sanimed Internazional e ha presentato un’offerta per l’appalto di mascherine supportata da Sanimed. Ma perché è stata necessaria una cosa del genere? Sanimed non ha potuto dimostrare di aver pagato l’IVA (uno dei prerequisiti per candidarsi), ma Hideg ha anche aggiunto che in verità si tratterebbe solo di un gigantesco malinteso, in quanto la sua società deve ricevere soldi dal Tesoro e non versarli.
A prescindere dalle motivazioni del caso, tuttavia una cosa è certa: il coronavirus ha già fatto la fortuna di pochi privilegiati. Diventati maledettamente ricchi.
Traduzione di Anna Bissanti